CAPITOLO SPECIALE.

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Ora, voglio gridare fortissimo
la vita fa schifo, il panorama è bellissimo.
It's a beautiful disaster.

Fedez&Mika

Ashley's POV.

"Abbiamo bisogno di parlare con i suoi genitori" afferma il medico con una faccia che mi convince poco. Ho davvero tanta paura.

È stata come una strana sensazione vederla in quello stato, ho visto nei suoi occhi la paura di cadere, la paura di morire. Quella connessione è durata per una frazione di secondo fino a quando i suoi occhi si sono spenti del tutto. Mi sono sentita, per la prima volta, collegata a qualcuno spiritualmente. Siamo così diverse eppure uguali, e non nel senso che scorre lo stesso sangue nei nostri corpi ma perché sento le sue stesse inquietudini dentro le nostre anime. L'ho sentito anche quando è entrata per la prima volta a scuola, una strana scossa che mi ha avvertita di quanto possa entrare in conflitto col mondo, esattamente come succede a me. La differenza è che lei è molto esposta e io mi nascondo dietro la mia maschera. Siamo due rami collegati che vivono allo stesso modo: impotenti, inquiete, miserabili.

"Non ha parenti" mento- "Io sono sua sorella gemella, potete parlare con me"
Il medico fa un respiro mentre Dylan rimane scioccato a guardarmi.
Cerco di mandargli un occhiataccia ma non mi guarda veramente.

"Ho due domande: soffre di attacchi di panico? Se si, è mai andata dallo psicologo?" Chiede ma non so come rispondere perché non lo so, diamine.

"Si le è già capitato, e non credo sia mai andata dallo psicologo" Interviene Dylan.

Il medico sospira "qualsiasi cosa sia successa ad averle causato questo attacco di panico deve essere sicuramente grave. Ci stava per rimettere la pelle se non fosse per l'intervento dei soccorsi, in tempo."

È tutta colpa mia, merda. Stavo per uccidere mia sorella. Sapevo che non avrei dovuto raccontarle nulla di tutto questo. Me ne sono sempre fregata di tutto il mondo a dire la verità, non mi è mai importato così tanto di qualcuno, ma non mi ha lasciato altre chance. Ho cercato di aiutarla in tutti i modi, ho cercato di allontanarla da ogni male. Questi ultimi giorni non ho fatto altro che mandare soldi a quell'idiota che si chiama nostro padre. Non mi importa, me lo posso permettere e voglio continuare a farlo se lei in questo modo è al sicuro.
Non lo sa, e se lo sapesse mi ucciderebbe sicuramente. In questo momento ho soltanto bisogno che lei stia bene.

"Possiamo andare via?" Chiede Dylan altamente irritato.

"Non c'è da scherzare. Lei ha bisogno di aiuto, potrebbe trovarsi in una situazione del genere anche da sola." Dice e io so che ha ragione.

"Non la costringeremo se non vuole" Ribatte Dylan a denti stretti.

"Sicuramente la forza di volontà è necessaria. Io credo che la Signorina non si renda ancora conto del suo stato attuale, so che sarà difficile ma dovrete insistere purché accetti di farsi curare" Risponde serio con una penna che fa girare sulle sue dita.

Dylan sbuffa e io mi alzo "Grazie mille" porgo la mia mano per salutarlo e Dylan mi segue dietro.
Dio mio! Cosa succederà adesso..

"Che idiota di medico!" Commenta Dylan acido.

"Veramente, ha ragione. È da tanto che ne soffre, non può continuare così."

Lui mi fissa con un cipiglio nel viso "cos'era quella cazzata che hai detto al medico?" Chiede e io mi strozzo con la mia stessa saliva, ingoiando la gomma che stavo masticando fino ad ora.

"Quale cazzata?" So di cosa sta parlando..

"Quella del fatto che siete sorelle gemelle"

"Ehm io... non è una cazzata" Ormai lo sa la diretta interessata è inutile continuare a fingere.

"Io e Ally siamo sorelle... gemelle" confesso.

I suoi occhi si spalancano e vedo le domande balenargli la mente. È difficile da credere  così su due piedi, non solo per il fatto che nessuno non se ne sarebbe accorto  comunque per la diversità dei nostri aspetti fisici se non per gli occhi, ma anche perché non ti viene neanche in mente dal momento che sono stata separata dalla nascita.
Ricordo quando me lo disse mamma non le ho parlato per una settimana, ma poi l'ho capita: voleva soltanto aspettare l'età giusta, la maturità adatta per concepire una cosa simile. So che i miei genitori l'hanno fatto con le migliori intenzioni, e non smetterei mai di amarli e di ringraziarli per tutto quello che hanno fatto per me. Gli unici stronzi sono i miei genitori biologici. Non ci tengo a conoscerli, o meglio conoscerlo. Ho soltanto una foto di quell'uomo, grazie ai documenti. Mi assomiglia stramaleddatemente tanto.

Non voglio neanche pensarci.

"Ma.. come? Che stai dicendo Ashley?" È più confuso che mai.

Faccio respiro e gli racconto dall'inizio alla fine tutto ciò che sono venuta a sapere quando avevo 12 anni, tutte le cose che ho scoperto da sola, la mia storia, la sua storia, la nostra storia. É tutto così incasinato.

"Dio." Si passa una mano fra i capelli chiaramente fuori dal mondo, sta cercando di digerire questa situazione strana.
"È.. così forte, tanto forte" riflette ad alta voce.

Non posso fare a meno di annuire mentalmente. È così fragile sotto la sua corazza, ma è comunque forte ad aver sopportato tutta questa situazione. Così forte che non ho mai conosciuto una persona da chiamarsi tale.

"Io- non sapevo che suo padre la picchiava" dice con lo sguardo sul pavimento.
"Sono stato uno stupido, un cazzone da non rendermi conto di tutta la situazione" si incolpa.

"Non te lo avrebbe detto mai, così come non lo ha mai detto a nessuno." Alzo le spalle.

"Non puoi farti vedere da lei, adesso" sbotta.

Cosa?

"Non esiste. Ho bisogno di vederla" la disperazione nella mia voce.

"Vuoi peggiorare la situazione, cazzo?" Urla e un gruppetto di infermiere lo bruciano con lo sguardo.

"No ma.."

"Allora fai quello che ti dico io" mi intima.

Sospiro. Forse ha ragione, è già troppo scossa da questa cosa. Devo darle tempo per digerire.

"Va bene" mi arrendo.

"Bene, io vado" mi congeda con lo sguardo e va nella stanza dove si trova lei.

Sospiro, e torno a casa con la mia macchina. Penso a tutto ciò che potrebbe succedere dopo ma probabilmente la soluzione migliore, in  questo momento, è tenere le distanze.
O forse ce n'è ancora una migliore..

Una pazzia si sta elaborando dentro la mia testa e spero di non pentirmene.

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