2.photography

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L'ascensore saliva sempre di più e io mi immaginavo come sarebbe stato rivedere la mia famiglia che non vedevo da tanto tempo, ad eccezione di qualche cena con i miei.
Le porte dell'ascensore si spalancarono e mi ritrovai davanti praticamente tutta la stirpe. Non sapevo neanche chi cominciare a salutare.
Mi fecero entrare e il sorriso che mi aveva provocato il rivedere la mia famiglia, si trasformò in stupore e nostalgia per la vista di quella casa che mi faceva tornare indietro nel tempo.
Posai il giubbino e i regali sul letto in camera di mia zia e raggiunsi gli altri per pranzare. Mi trovai accanto mio cugino Luca il più piccolo dei figli di mia zia. Ricordo che era un bambinone: quando lo andavo a trovare era lui che voleva giocare sempre a qualcosa ed ero io che facevo l'adulta e gli dicevo:"no adesso no, sei un cattivo bambino!"nonostante lui avesse 5 anni più di me. Dall'altra parte avevo Elena, la più grande tra i miei cugini. Lei era quella col carattere forte, non si lasciava scalfire da niente. Io la ammiravo e cercavo in tutti i modi di somigliarle.

Dopo aver mangiato, assieme a Pietro, figlio di mia cugina Monica, mi misi a parlare dei suoi problemi con la bocciatura dell'anno passato: era veramente depresso. Io non sono mai stata bocciata, ma so cosa vuol dire essere depressa.
La conversazione finì con Pietro in lacrime e io, Elena, Luca e lo zio a consolarlo. Un natale davvero fantastico.

Era arrivato il momento dei regali e io non vedevo l'ora che tutti aprissero i miei.

Rimasero tutti contenti e io con loro.

A me fecero un regalo tutti insieme. Era una cosa non costosa, ma significativa: un quadro molto vecchio, dove eravamo tutti raffigurati, circa 13 anni fa. Mi misi quasi a piangere, non potevo credere che si ricordavano che amavo quel quadro. Ero davvero felice.

Come ogni gli anni arrivava un'ora in cui tutti si addormentavano. Gli unici a rimanere svegli fummo io e Giovanni, primogenito di mia cugina elena.
Chiacchierammo un po ma poi ci venne a noia, così presi il mio telefono e gli feci vedere le foto.
Giovanni era rimasto colpito dalla mia cover con gli scheletri, davvero vecchissima, e io gli dissi che se voleva poteva prenderla dato che aveva il mio stesso cellulare. Fece per metterla al suo telefono quando cadde qualcosa. Un foglio? Dei soldi? Non ricordavo di aver messo niente lì dentro.
Giovanni la raccolse da terra e me la mostrò chiedendomi :"e questa?".
Io strizzai gli occhi per vedere meglio le figure nella foto e appena vidi, iniziai a lacrimare e non la smettevo. Gio mi abbraccio e mi calmò. "Perché tenere questa foto, se ti fa piangere?" Non sapevo cosa rispondere, anche perché non avevo idea di come fosse finita lì. Accennai ad un semplice :"non lo so".
"Ti va di raccontarmi perché questa foto ti fa questo effetto?" Annuii, ma prima di realizzare quello che mi aveva proposto ci misi un po.
Mi aveva seriamente chiesto di raccontargli della ragione per cui per quasi 10 anni non ho voluto avere contatti umani? Eh si, forse ricominciare significava anche questo. Dovevo tirare fuori il mostro che avevo dentro e che piano piano mi aveva divorato.
Cominciai a spiegargli i soggetti della foto: c'ero io, molto più giovane però, avevo solo 17 anni, poi c'era Vento, il mio purosangue. Ah quanto mi mancava!
E infine c'era lui, Mirko, la persona a cui tenevo di più al mondo, ma per la quale avevo sofferto moltissimo.
Mi rimisi a piangere pensando a quei giorni in cui le persone che amavo di più erano ancora con me ed eravamo tutti insieme, felici.

Giovanni si aggiustò sul divano, incrocio le braccia e tese l'orecchio.
Era il momento di ricominciare...

WoQ || that stupid nameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora