4.eyes

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Ormai avevamo 17 anni e le cose, almeno per me, cominciavano a cambiare. Non era più come una volta. Nessuno dei 2 diceva sempre la verità e tra di noi si era creato come un sottile velo invisibile che però ci permetteva ancora di essere uniti. Anche se non come prima.
Qualcosa stava cambiando.
Ne ero certa.
Da qualche tempo lui non voleva più dividere la stanza con me, non perchè non mi volesse, ma solo perchè, diceva, che voleva avere un po di privacy da uomo.
Io invece non volevo più parlare dei miei segreti con lui, non perchè non mi fidassi, ma semplicemente perchè era una cosa altamente imbarazzante. Io ero imbarazzante.
Di sicuro non mancavano le sue sfuriate quando notava qualche occhiatina di troppo tra me e qualche ragazzo, e poi dopo le sue scenate da mamma troppo possessiva. E questo valeva anche per me. Soprattutto per me.
Odiavo quando qualche troietta gli si avvicinava, era una cosa odiosa.

Con lui c'era un rapporto particolare. Ci volevamo un bene dell'anima, ma c'era qualcosa che non andava.

Forse era la crescita.
Forse il fatto che ci conoscevamo da sempre.
Oppure semplicemente voglia di diventare grande.
Ma dio, mi piaceva da morire.

Lo so, era un ragazzo diverso dagli altri, ma era proprio questo che mi incuriosiva. Il suo passato oscuro, i suoi modi di fare, il suo carattere affettuoso e allo stesso tempo freddo come il ghiaccio.
Non avevo molti amici oltre lui. Le persone con cui avevo fatto gruppo alle medie, erano scomparse... non potevo perderlo, quindi decisi di mettere a posto quello strano, ma bellissimo sentimento per un pò.

Una mattina di un odioso Dicembre successe l'inimmaginabile.

Quella notte era piovuto e la mattina c'era così tanta nebbia che, usciti da casa per andare a scuola, che era praticamente dietro l'angolo, io e Mirko, non vedevamo neanche dove camminavano e per non cadere ci tenevamo la mano. Tutti e 2 avevamo le cuffie nelle orecchie.
Il tragitto casa-scuola fu più strano del solito. Nell'aria c'era un pizzico di imbarazzo.
Ogni tanto mi giravo verso mirko e, notando che lui mi stava già guardando, mi scappavano delle risate sonore che facevano ridere anche lui.
Noi non eravamo quel tipo di persone che parlavano tanto. A noi bastava uno sguardo per capirci. E forse era proprio per questo che le altre persone non ci capivano. "Quegl'altri" li chiamavamo. Gente diversa da noi.
Arrivati davanti a scuola, ci lasciammo la mano e ci guardammo, come se tutti e 2 sapessimo già quello che l'altro pensava. Telepatia?
No.
Voglia di scappare.
Senza dirci una parola corremmo verso un punto indefinito e ci fermammo solo quando i nostri polmoni chiedevano pietà.
Era un grande prato di cui noi vedevamo solo un piccolo pezzo a causa della nebbia.
Mi buttai a terra, d'istinto. Mirko ridacchiò tra un respiro e l'altro. "Non dirmi che sei già stanca?" Mi limitai ad annuire. Non ero stanca, ero stanchissima. Lui intanto aveva ripreso fiato. "Ahah che moscia che sei! Se hai così poca resistenza non credo proprio che vincerai la prossima gara! Ahah! Sfigata!" Mi stava provocando e ci era riuscito benissimo.
Mi alzai di botto dimenticando il fiatone. Posai la cartella per terra. Facendo finta di essere arrabbiata mi avvicinai a lui con un passo da lottatore di sumo. Gli veniva da ridere, ma io restavo nella parte.
"Ehi tu, ma chi ti credi di essere? Vuoi vedere come io mettere tu a terra? Eh!? Forza vieni se tu avere coraggio!" Esclamai con voce da malvivente.
Anche lui si tolse lo zaino dalle spalle e lo lanciò a terra.
Stava per iniziare una guerra di solletico. E lo sapevamo benissimo.
Io feci la prima mossa e gli saltai addosso e iniziai a solleticargli la pancia, mentre lui cercava di liberarsi tra una risata e l'altra. Ci riuscì. E io preoccupata indietreggiai, ma non ci fu più scampo per me. Mi corse addosso e mi atterrò.
Stavo veramente morendo dalle risate e non ce la facevo piu. Iniziai a supplicarlo e dopo poco smise di fracassarmi la pancia.
"Tutto a posto Sfigata? " rideva compiaciuto. "Tutto a posto".
Mi resi conto solo in quel momento che lui era sopra di me e mi teneva per i fianchi e le nostre labbra... le nostre labbra erano anche troppo vicine per i miei gusti.
Era tutta calma e si sentivano solo i nostri respiri affannosi. Ci guardavamo negli occhi. riuscivo a vedere di tutto in quell'iride e in quel momento ci vedevo il mare. Il mare che si abbatteva sugli scogli provocando il rumore più bello del mondo. E lui, in fondo, era il rumore più bello del mondo.
Ecco io in quel momento sentivo di amarlo, inspiegabilmente tanto.
Poi però il suo sguardo si abbassò e di conseguenza anche il mio. Mirko stava diminuendo la distanza tra le nostre labbra e a me faceva paura. Da una parte non volevo che la nostra amicizia diventasse qualcos'altro. Però dall'altra era l'unica cosa che avrei voluto in quel momento.

Improvvisamente si fermò, strizzo gli occhi, mi guardò per un ultima volta e si alzo di scatto lasciandomi a terra interdetta. Pochi secondi dopo mi alzai anche io e notando che lui si era già messo lo zaino in spalla, anch'io feci così. Mi guardò con un aria affranta e un pò impaurita.
"Andiamo o faremo tardi a scuola". Si incamminò dalla parte da cui eravamo arrivati e io mi limitai a seguirlo a testa bassa cercando di scacciare le immagini di quello che era appena accaduto.

WoQ || that stupid nameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora