14. Remedy

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Erika's P.O.V.
Ormai mancavano poche settimane alla nostra gita.
Non vedevo l'ora. Avrei sempre voluto vivere da sola con i miei amici. Avere il mio spazio e il mio disordine.

Un pomeriggio stavo sul divano a guardare la mia serie preferita, rigorosamente con un pacchetto di patatine in mano.
Era l'ultima puntata e nonostante mia mamma si stesse incazzando altamente per il fatto che non l'ascoltavo non riusciva a distogliermi da quel mondo magnifico.
Sentii solo una porta aprirsi, dei passi pesanti e veloci e un altra porta chiudersi. Mirko.

Appena finii il mio amato ultimo episodio decisi di andare a vedere cosa aveva fatto Mirko. Perchè era tornato a casa cosi, senza nemmeno salutare.

Salii le scale e arrivata alla porta di camera sua bussai. Non ricevetti nessuna risposta. Mi limitai ad abbassare la maniglia ed entrare.
Era seduto sul letto e mi dava le spalle. Aveva le mani in faccia.
La mia ansia si fece spazio in me.
Mi sedetti accanto a lui e lo guardai. Volevo che percepisse il mio sguardo e che mi parlasse. Volevo sapere.
Non accennava ad alzare la testa e capii subito che era una cosa seria.
Respingendo faticosamente l'ansia dentro di me iniziai ad accarezzargli i capelli.
Alzó la testa.
Sulla sua fronte c'era un livido e il suo labbro inferiore aveva un taglio sanguinante.
Involontariamente portai la mia mano sulla bocca.
Gli occhi mi prudevano e il mio respiro si fece affannoso.
Iniziai ad agitarmi e a fare somande velocemente senza pasciargli tempo per rispondere.
Panico

Mirko se ne accorse e mi fece stendere per poi tranquillizzarmi.
Mi calmai.

I miei occhi strariparono un fiume di lacrime.
"Scusa" bisbigliai
"Per cosa?" Disse con un sorrisetto avviccinandosi sempre di più al mio viso.
"Per farmi sempre prendere dal panico nei momenti meno opportuni" dissi asciugandomi le lacrime anche se inutilmente
Non disse nulla ma mi sorrise e mi fece tornare a sedere sul bordo del letto.
Incrociai le gambe come mio solito.

Ci fù un attimo di silenzio che sembró infinito.
Eravamo rimasti a guardarci, come la maggior parte delle volte. Io cercavo di far trapelare dalla sua espressione une emozione.
Ma il suo sguardo era vuoto.

Poi lui abbassó lo sguardo
Subito glielo sollevai per tornare ad incrociare il suo sguardo e con il pollice toccai la ferita che aveva sul labbro per controllare se continuava a sanguinare.
"Che è successo?" Chiesi con tono sofferente e preoccupato prendendo un fazzoletto per tamponare la ferita.
Prese un respiro e disse:"Niente di grave. C'è stata una piccola incomprensione con un gruppo di ragazzi e ci siamo un pó picchiati. È da un pó di tempo che ci stuzzichiamo
"Ed eri solo?"chiesi mentre con cautela pulivo il sangue
"No c'era anche Elia con me. L'ultima volta i cazzotti liha presi lui, oggi io." Le sue labbra si piegarono in un sorrisetto che si trasformó subito in una smorfia di dolore per il taglio al labbro.
"Aspetta, vado a prenderti un pó d'acqua così disinfettiamo la ferita" feci per alzarmi ma la sua presa sul mio polso mi bloccó.
"No. Rimani qui. Hai gia fatto tanto." Mi aveva riportato a sedere.
"Non direcazzate. Devi disinfettare la ferita sennò si infetterá."dissi con tono scherzoso.
"La tua presenza è migliore di qualsiasi medicina."
Mi prese la testa fra le mani e mi diede un bacio. Un bacio leggero, ma allo stesso tempo desideroso.
Un bacio rubato.
Sapeva di tristezza e di sangue. Ma era pur sempre uno dei baci più puri e belli che io abbia mai ricevuto.
Sapevo che il giorno dopo non ne avremmo più parlato, ma io volevo godermi il momento.
Godermi il mio WoQ.

WoQ || that stupid nameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora