Capitolo 14

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JESSICA'S POV

Mi chiudo nel bagno della pasticceria ignorando Harry che mi segue, e la mia collega che mi che mi chiede che ho. Una volta chiusa la porta del bagno mi ci siedo contro e mi prendo il viso tra le mani.

Questa situazione sta sfuggendo di mano. Non è per niente facile doversi portare sulle spalle il peso di un'intera famiglia che ormai non esiste. La cosa peggiore di questa situazione è che le sensazioni che io vivo, e le cose che io vedo, non sono note agli altri. Ma ciò non significa che non accadono, è solo che io e poche altre persone siamo sensibili da questo punto di vista, e riusciamo quindi a notare ciò che gli altri possono soltanto immaginare.

Senza rendermene conto ho iniziato a piangere e mi brucia tanto il petto, segno che la collana ora come ora arde. Abbasso lo sguardo sul mio petto e, facendomi molto male alle dita, tiro fuori dalla maglia la collana. Ed è solo in quel momento che con tutte le mie forze mi alzo e mi guardo allo specchio, vedendo la mia figura man mano modificarsi, fino a quando non diventa la figura di un'altra persona, la figura del mio piccolo angelo nero.

Poi sbatto più volte le palpebre fino a quando non sento il mio corpo su una superficie fredda e miei occhi chiudersi lentamente.

No,non di nuovo.

HARRY'S POV

Davvero non capisco la reazione di Jessica, cosa ho sbagliato adesso? Ho soltanto chiesto perdono e sono stato perdonato. Ringrazio la ragazza che lavora con Jessie in pasticceria per avermi portato un cerotto. È molto strano il modo nel quale il mio dito abbia iniziato a sanguinare, la rosa non aveva spine eppure posso giurare di averne sentita una trafiggermi il dito. Ma ora non ha importanza, Jessica è chiusa in bagno da quasi un'ora, e da quando è lì dentro sono fuori a bussare sulla porta chiamandola, tuttavia non ottengo risposta. Ora basta, è successo qualcosa, lo sento. Mi allontano di poco dalla porta e poi mi ci fiondo contro con forza un paio di volte, fino a quando non riesco a sfondarla. Il mio cuore perde subito un battito, nell'istante in cui i miei occhi vedono la sua figura per terra la mia voce esce fuori in un urlo, mentre chiamo la collega di Jess.

Afferrò subito il cellulare e compongo il numero dei soccorsi sanitari, avvertendo i medici della situazione e chiedendo soccorso. Il medico al telefono ci lascia alcune indicazioni su cosa fare e dopo aver preso l'indirizzo assicura l'arrivo di soccorsi il prima possibile.

Dove aver attaccato io e qualche altra persona presente in negozio aiutiamo Jessica, alzandole le gambe e svolgendo altre azioni che mi sono state suggerite dal medico. Alcuni clienti mi guardano male, altri mi dicono frasi poco carine, ovviamente legate al mio passato e io non posso fare a meno di abbassare lo sguardo colpevole.

So di non avere tutte le colpe per quello che accadde quella orribile sera, ma devo prendermi quella piccola parte di responsibilità che mi spetta.

Le sirene dell'ambulanza mi riportano alla realtà e sbatto più volte le palpebre prima di spostarmi e lasciare spazio ai medici.

Gli uomini caricano il corpo di Jessica su una barella e lo trasportano nella vettura, prima di chiedere chi volesse salire accanto a Jessie. Io subito mi fiondo nell'ambulanza con gli occhi lucidi, è solo uno svenimento e so che andrà tutto bene, ma gli episodi del passato scorrono ancora limpidi nella mia mente. Anche lei aveva solo no svenimento, e doveva andare tutto bene, ma non accadde.

Il medico mi lancia una strana occhiata ma non ci faccio caso, ormai sono abituato.

Dopo aver chiuso gli sportelli subito l'uomo inizia a soccorrere Jessie e durante tutto il tragitto io le tengo la mano, piccola e calda, ancora segnata dalle cicatrici di qualche tempo fa.

Nel giro di venti minuti arriviamo in ospedale ed è lì che inizio a non capire nulla. Portano Jessie al pronto soccorso con urgenza, è un luogo molto confusionario e io sembro tutto bloccato, vedo tutti che si muovono attorno a me e io sembro incantato.

Quando finalmente dopo alcune ore posso visitare Jessie, sto per entrare nella sua camera ma il medico mi blocca il passaggio.

"Scusi dovrei entrare dalla mia..amica" Dico accigliandomi. Cosa vuole ora?

"Mi spiace ma non può entrare per ora, dobbiamo fare degli accertamenti sul rapporto che lega lei e la ragazza." Mi dice il medico.

"Quindi mi sta gentilmente dicendo che deve assicurarsi che io conosca la ragazza? Le pare che se non la conoscessi ora sarei qui?" Chiedo sbuffando.

"Di solito non siamo così scrupolosi nel controllo, ma nel suo caso..sto parlando con Harold Styles mi pare ovvio preoccuparmi" Nella voce del medico si può sentire un certo imbarazzo e sdegno. Ma come si permette?

"Nessuno sa cosa è successo quella notte tranne me, come si permette lei di parlarmi cosi?"

"Styles le parlo così perché tutti sanno che è lei il colpevole, ne siamo tutti al corrente!" Una pugnalata al cuore. Sono tutti sicuri che io sia una persona cattiva.

"Se ne fossero tutti sicuri ora sarei dietro le sbarre, ma non ci sono prove della mia presunta colpevolezza e non abbasso la testa a questi insulti perché non mi appartengono e ora se permette vorrei entrare." Io li considerò insulti, ogni parola detta sul mio conto passato è un insulto. Diamine mi sento in colpa ma non mi considero colpevole.

Il medico continua a non volermi far entrare fino a quando non sentiamo un flebile sussurro.

"Harry...entra cosa ci fai lì?" Dice la voce appena udibile di Jessica. Il medico nel vedere che Jessica si fida di me, mi lascia passare sbuffando e va via. Io non aspetto ulteriormente e vado a sedermi sulla sedia appena accanto al letto di Jessica.

"Jess..come stai?" Le sorrido sinceramente, sono sicurissimo che ora ho quelle fossette che tanto odio ai lati della bocca. Mi fanno sembrare un bambino, le odio. Sono felicissimo che lei si sia svegliata, stavo morendo all'idea che potesse capitare, di nuovo.

"Insomma..posso dire di essere stata meglio" La ragazza al mio fianco sforza un sorriso poi si acciglia.

"Di cosa parlava prima il medico?"Mi chiede con lo sguardo basso.

"Cosa hai sentito?" Non voglio che Jess sappia nulla, non posso perdere anche lei.

"Tutto Harry..." Mi guarda in attesa di una risposta.

"Riposa Jessica, ti prometto che un giorno ti spiegherò tutto." Le lascio un bacio sulla guancia e poi passiamo la serata a rilassarci e parlare di cavolate di tanto in tanto.



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