1- Cenere

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Tutto ciò che vedeva era una macchia indistinta, ogni cosa si faceva confusa, mentre sfrecciava rapida nella boscaglia. Schivò un masso coperto di licheni senza osare rallentare la sua corsa, l'adrenalina aveva invaso ogni fibra del suo corpo e quasi non si accorgeva dei rami secchi che le artigliavano i vestiti e le graffiavano la pelle bianca, simili a tante mani scheletriche. Non si voltò, prima doveva raggiungere il suo obbiettivo, doveva accertarsene. Personalmente.

Non poteva essere vero. Non voleva crederci, ma non poteva di certo cancellare l'immagine che si presentava davanti ai suoi occhi. Una distesa nera si estendeva appena oltre la vegetazione, qua e là relitti fumanti crepitavano, crollando di tanto in tanto, e accasciandosi a terra l'uno sull'altro. L'aria era fredda, immobile, ma nonostante l'assenza di vento la cenere fluttuava seguendo traiettorie imprevedibili, per poi adagiarsi al suolo e sui resti distrutti di quella che un tempo era stata casa Hilderstone. Nel frattempo un uomo sulla cinquantina era emerso dal sentiero buio che attraversava il bosco, indossava un completo elegante nero di ottima fattura e teneva tra le labbra una pipa di legno scuro, con rifiniture in oro, probabilmente molto costosa. Avanzò lentamente verso la figura silenziosa che osservava la scena poco più avanti, si fermò a pochi passi da essa e si pulì distrattamente gli occhiali tondi con un fazzoletto che aveva sfilato dal taschino. Si schiarì la voce e parlò con tono annoiato, come chi ripete lo stesso discorso per l'ennesima volta e che è ormai abituato alla monotonia: "Signorina, la informo che ogni oggetto rinvenuto tra le macerie, ed ancora riconoscibile, le sarà consegnato dal sottoscritto una volta giunti a destinazione, ovvero nella tenuta del suo parente più stretto ancora in vita, suo zio, L. Locksley, dove risiederà fino al raggiungimento dei 18 anni, quando avrà piena libertà di scelta, come prescritto dalla legge" si fermò solo per prendere fiato, e guardando seccato la figura di spalle davanti a lui, che non dava segno di aver sentito, proseguì con tono tagliente "Bene. La aspetto in auto Miss Hilderstone"

Mel Hilderstone osservava il mondo oltre il finestrino appannato, su cui aveva passato una manica per eliminare la condensa appena salita in auto. Si strinse nella giacca a vento nera, improvvisamente scossa da un brivido: una volta superato lo shock la stanchezza iniziava a farsi sentire. Fissò il suo volto riflesso nel vetro, due profonde occhiaie cerchiavano gli occhi verdi, scuri e spenti per il pianto, che sulla pelle pallida spiccavano tanto quanto la bocca rosa e infinite lentiggini. Sbuffò per liberarsi di un riccio biondo che sfuggiva al suo controllo, ma questo ritornò testardo a posarsi esattamente dov'era prima, e spostò nuovamente lo sguardo triste e pensieroso sul paesaggio che scorreva fuori dall'auto. A volte non si capisce realmente quanto le disgrazie ci siano vicine, ci rendiamo conto della loro esistenza solo quando ormai incombono su di noi, o quando ci stanno già schiacciando. Preferiamo ignorare la casualità con cui le tragedie colpiscano, quotidianamente, inarresabilmente, inesorabilmente. Non ce ne rendiamo conto, finchè le vittime non diventiamo noi. Melody Hilderstone aveva appena perso tutto ciò che di più caro aveva al mondo: i suoi genitori, sua sorella, la sua casa, la sua vita. Improvvisamente il caso aveva deciso di colpire lei, e si era resa conto troppo tardi che le tragedie accadono, e questa consapevolezza l'aveva colta di sorpresa, infrangendo la bolla di pace in cui aveva vissuto per 17 anni.

L'automobile ebbe un sobbalzo e Mel spalancò gli occhi svegliandosi all'improvviso. L'uomo in nero si sporse dal sedile anteriore "Questa è la sua destinazione. Ecco, questo è tutto ciò che è stato recuperato dalla sua precedente -ehm- dimora" disse, porgendole poi una piccola scatola di metallo incisa finemente. "Addio, le auguro il meglio" aggiunse. La ragazza scese dall'auto e, prima ancora che potesse rispondere, la vettura era già ripartita. Ma la giovane non vi prestò attenzione, tanto era impegnata a guardarsi intorno sbalordita. Si trovava in mezzo al nulla, in quella che sembrava una fitta foresta. Di fronte a lei svettava un immenso cancello in ferro battuto, decorato con motivi spiraleggianti che ricordavano fiori esotici, avrebbe avuto un aspetto imponente e solenne, se non fosse che uno dei due battenti giaceva al suolo, divelto dai cardini arrugginiti. Al di là di esso si scorgeva solo un lungo sentiero immerso nell'ombra, talvolta interrotto dall'erba alta e dalla vegetazione selvatica. Fece un sospiro tremante, e mosse il primo passo oltre il cancello arrugginito.





- Angolo autrice-

Buonsalve, sono Julai e questa è la mia prima storia pubblicata su wattpad. E' da tanto che aspetto di pubblicare qualcosa di completamente mio, e finalmente ho trovato il coraggio. Sappiate che questo è solo un capitolo introduttivo, dal prossimo saranno più lunghi e inizierà la storia vera e propria, così come la caratterizzazione del personaggio, che spero non diventi banale. Parto subito mettendo in chiaro che non sopporto i protagonisti idioti, o le fanciulle indifese, quindi Mel ( essendo una mia creatura) non sarà nè l'uno nè l'altro, avrà i suoi difetti, certo, ma spero di renderla vera e caratterialmente forte. Detto questo... buona lettura!

ps: non massacratemi!

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