12 - Attesa

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Dicono che la notte faccia fare alla gente cose che il giorno dopo poi rimpiangono.

Mel era sempre stata padrona delle sue azioni, ma quel mattino iniziava davvero a rivalutare la sua capacità di giudizio. Dopo aver svegliato Connor con una cuscinata – non era mai stata una persona molto delicata – avevano iniziato a pensare freneticamente ad un modo per uscire dall'appartamento senza che nessuno sospettasse della presenza del giovane elfo in casa sua. Gli elfi erano diversi dagli uomini, ma di certo la notizia che due degli Eletti avevano passato la notte insieme avrebbe sollevato un'immensa ondata di pettegolezzi e fraintendimenti. Alla fine Connor uscì dalla finestra, stando ben attento a non farsi vedere, mentre Mel, dopo aver aspettato qualche minuto, uscì dalla porta principale come se niente fosse, dirigendosi tranquillamente al campo di addestramento. Al suo arrivo Connor era già lì e discuteva sorridendo con Doran, mentre, poco distante da loro, c'era Niamh, impegnata in una complicata coreografia con il suo bastone. La bionda stava per raggiungerli quando si sentì tirare lievemente per un orlo della camicia. Quando si voltò Aine le sorrideva solare, con la bocca ancora sporca di quella che aveva tutta l'aria di essere marmellata di more. Mel la salutò e le pulì la macchia con la manica della sua camicia "poi mi spiegherai come fai a distinguere le persone" le disse curiosa. "Oh, ma è facile: ognuno ha un odore diverso da chiunque altro, così come un modo diverso di camminare. Tu per esempio hai un passo molto leggero e rapido, e profumi di limone e un altro odore, più dolce, che non conosco." Mel annuii, per poi ricordarsi che Aine non poteva vederla "Si, capisco..." si affrettò ad aggiungere. "Hai appena annuito, vero?" le chiese la ragazzina "non preoccuparti, succede spesso" disse sorridendo, per nulla offesa. Mel le diede un buffetto, colta da un improvvisa tenerezza per quello scricciolo letale, le mise un braccio attorno alle spalle e proseguirono insieme verso il resto del gruppo. Connor le salutò con un sorriso caloroso, mentre Doran si limitò ad un brusco cenno del capo. Niamh li raggiunse non appena li vide tutti riuniti "Buongiorno. Moira mi ha fatto sapere che questa mattina possiamo allenarci liberamente, aiutandoci a vicenda, come al solito, per colmare le nostre carenze individuali" annunciò impassibile la ragazza. Mel non lo aveva mai notato prima, ma la ragazza aveva una voce leggermente roca e uno strano accento molto marcato, che dava alla sua voce una nota esotica. Appena li ebbe avvisati la giovane dal capo rasato si era già allontanata per tornare alle sue coreografie. Mel diede una leggera gomitata a Connor: "secondo te ci odia?" chiese a voce abbastanza bassa da farsi sentire solo da lui. "Nah, è impossibile odiarmi. Al massimo odia voi tre!" disse il rosso con un alzata di spalle. Mel sbuffò sonoramente "ma non ti stanchi a portarti dietro quell'ego immenso? Dovresti usare una carriola, sai?" sibilò la bionda. Senza aggiungere altro si avvicinò a Niamh con passo sicuro: in fondo, se dovevano essere una squadra, tanto valeva iniziare a legare da subito. Purtroppo, quando si trovò ad un passo dal suo bastone affilato, la bionda perse gran parte della sua sicurezza. Si schiarì timidamente la voce, facendo voltare la ragazza "Ehm..Ciao, mi chiedevo:vorresti allenarti con me per un po'? Avrei bisogno di esercitarmi nella lotta libera, se non è un problema." Niamh la squadrò per un istante, poi posò il suo bastone ad una rastrelliera lì accanto e sollevò le braccia davanti al volto, mettendosi in guardia. Mel se l'era sempre cavata nella lotta, seguiva solo il suo istinto e generalmente sperava di avere la fortuna dalla sua. Ma ben presto scoprì che questa volta non le sarebbe servito: non appena tentò di sferrare un pugno al volto di Niamh, venne afferrata dall'elfa per il polso e sbattuta a terra con una facilità impressionante. Si rialzò, rossa in volto, combattendo l'impulso di massaggiarsi il fondoschiena ammaccato. Un gesto del genere di certo non avrebbe aiutato la sua autostima, già traballante. Pensava che Niamh l'avrebbe derisa, ma la giovane invece era impegnata a fulminare con lo sguardo Connor, che invece ridacchiava per lo spettacolo. Mel la ringraziò con lo sguardo e Niamh le si accostò per spiegarle dove aveva sbagliato. La bionda, grazie all'elfa, imparò che il suo problema, nel corpo a corpo, era proprio l'impulsività: si sbilanciava troppo in attacco, senza valutare le conseguenze, che poi gli avversari potevano facilmente ritorcerle contro. Passò un paio d'ore con Niamh, imparando qualche presa ed allenandosi duramente. Scoprì presto che quella ragazza era dura e severa, ma giusta e mai cattiva.

Quando fu sicura di avere lividi a sufficienza da ricoprire ogni punto del suo corpo, decise che forse era tempo di esercitarsi con le armi da lancio. Grazie ai consigli di Aine riuscì a battere Connor in una piccola competizione improvvisata, con grande disperazione del rosso, che dovette prepararsi alle future frecciatine della bionda al riguardo.

Il sole era alto e i cinque eletti erano accasciati a terra accanto alla staccionata che limitava lo spiazzo sterrato per l'addestramento. "Secondo voi si degneranno di darci notizie?" chiese Connor "in fondo stasera dovremmo partire per una missione apparentemente suicida, insomma, gradirei un po' di considerazione." Il rosso scherzava, ma aveva dato voce alle perplessità che tormentavano tutti loro. Attesero notizie ancora per un po', inutilmente, poi si alzarono doloranti per avviarsi in città. Passarono dal mercato, dove comprarono delle "nuvole", che Mel scoprì essere semplici focaccine soffici. Tutti e cinque, in assenza di altre indicazioni si diressero verso la fucina di Gofannon. Appena entrarono li investì il rumore ritmico e assordante del martello sull'incudine. Il fabbro apparentemente si aspettava una loro visita, appena li vide, infatti, li salutò con il suo fare burbero, posando gli attrezzi. Si diresse verso un angolo buio della fucina, dove raccolse dal bancone scheggiato un fagotto di stracci, porgendolo a Mel con un sorriso soddisfatto.

Mel lo guardò, senza parole: quella tra le mani nere dell'elfo era la sua nuova compagna. Finalmente poteva battersi alla pari, senza paura di spezzare la sua lama; Sapeva bene che una spada deve rappresentare il suo proprietario, deve seguire i suoi movimenti, prevedere le sue mosse per assecondarle, adattarsi alla sua mano e piegarsi al suo volere. Per questo non riusciva ad impedire alle sue mani di tremare, mentre le tendeva trepidante per liberare la sua nuova arma elfica da quei logori stracci. La stoffa cadde a terra, rivelando una vera e propria opera d'arte: la lama era più sottile di quelle usate dagli elfi, ma era della stessa forma a cuneo, l'acciaio rifletteva la luce soffusa del locale emanando bagliori bluastri. Ma ciò che lasciò la giovane a bocca aperta fu l'elsa, nera come la pece, con intarsi di ossidiana, la stessa della collana di sua madre, su cui era inciso un lupo intento ad ululare alla luna. Mel strinse le dita attorno al cuoio morbido dell'impugnatura, fendendo l'aria con un sibilo. Il bilanciamento, il peso, l'elsa: era la sua perfetta e letale compagna.

Dopo aver ringraziato Gof in ogni modo possibile, la giovane si lasciò trascinare via dai quattro eletti, stringendo ancora l'impugnatura della spada che pendeva al suo fianco. Trascorsero insieme il pomeriggio, gironzolando per le vie di Astrea e tentando disperatamente di non pensare all'imminente partenza. Persino Mel, che aveva trascorso solo pochi giorni nella città luminosa, si era affezionata alla sua gente e ai suoi colori vivaci. In fondo era stata accolta con rispetto e disponibilità, nonostante fosse una totale estranea. Infine, al tramonto tornarono al campo, dove trovarono Lorcan ad attenderli, accanto ad una pila di zaini di pelle. "Bene, vedo che avete tutti con voi le vostre armi" commentò, accennando alla lama argentata dell'ascia di Connor, che gli spuntava da sopra le spalle. "Ora, come sapete è giunto il momento per voi di partire. Nessuno può dire se mai ritornerete, il mondo là fuori non è un campo di addestramento: un singolo errore ed è tutto finito, un solo passo falso e potremmo dire addio alle speranze di questo mondo. Ma io mi fido di voi, ho avuto modo di conoscervi in questi pochi giorni, e sono convinto che siate in grado di farcela." Mel sorrise al vecchio elfo, grata per quelle parole. "In ogni zaino ci sono rifornimenti per 3 giorni, una mappa, coltelli o utensili vari, pietre focaie e una corda. Ricordate: quando sarete in territorio nemico tenetevi alla larga da qualsiasi centro abitato, le spie della Luce possono nascondersi ovunque. Ora seguitemi, vi accompagnerò fino al limitare della foresta."

- Angolo Autrice -

Buonsalve! Grazie, grazie, grazie a chi non mi ha (ancora) abbandonata. Ormai avrete capito che sono una persona abbastanza incostante, ma, giuro, è sempre per cause di forza maggiore! Intanto prometto di pubblicare entro martedì il prossimo capitolo, non appena sarò di ritorno dal tour familiare che intraprenderò per le vacanze di Pasqua (fatemi gli auguri, credo di averne bisogno). 

Ho pubblicato la mappa di Damara (con il percorso previsto dei 5 segnato in rosso) nel vecchio capitolo, e presto aggiornerò con nuovi disegni. Ora vi lascio, devo tornare alle mie serie Tv :)

Continuate a commentare e a lasciare stelline, ma soprattutto ricordatevi che vi adoro!! 

Alla prossima,

Julai

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