16. Wings

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16. Ali.

-Vi consiglio di controllare se abbiate letto il capitolo precedente-

Questo capitolo è breve ma è solo la prima parte, il seguito in giornata spero. :)

Lexie.

Un'immensa distesa di verde. Non riuscivo neppure a scorgerne i confini. I fiori erano così tanti che mi sentii in un paradiso. Rose, peonie, tulipani, girasoli... Colorati di mille sfumature diverse. Nel centro una piccola stradina e poi Wow! Ma che villa gigantesca era mai quella? Interamente bianca, con delle colonne a sorreggere il portico.
Strabuzzai gli occhi, sollevandoli verso quel gran terrazzo. Camminai ancora un po', come Alice nel paese delle meraviglie. C'era un odore così buono, un odore di pulito, di fresco, di fiori e di mare. Le onde che si infrangevano sulla spiaggia generavano un rumore così soave, così dolce. Salii il gradino arrivando nel portico. Quasi avevo paura di entrare, o forse ero solo super elettrizzata. Aprii la porta, cautamente. Le meraviglie non erano finite lì. L'interno era così accogliente: un caminetto acceso, luci calde, divani morbidi e pieni di cuscini, tappeti corposi, tavoli in legno, finestre immense. Mi guardai intorno, alla ricerca di qualcosa che non fosse perfetto. Alla mia destra c'era una lunga scala a spirale, e alla sinistra scorsi la cucina. Mi inoltrai verso di essa. Mobili perfettamente nuovi e in legno chiaro. Il tavolo era enorme e al centro della stanza, con il piano in marmo riprendendo le mattonelle del pavimento. Accesi la luce, anche questa era calda e donava un atmosfera accogliente. Aprii ogni scaffale: pasta, bevande, salse, carne, dolci, biscotti e quant'altro. Al centro del tavolo vidi un grande mazzo di girasoli luminosi. Corsi verso la scala, volevo vedere ogni millimetro di quel posto alla svelta.
Arrivata nel piano di sopra vidi un lunghissimo corridoio dove c'era un altrettanto lungo tappeto violaceo. Le pareti erano bianche, e ed erano attaccate delle luci tra una porta e l'altra. Tra di esse inoltre, c'era  sempre un vaso di fiori dello stesso colore del tappeto. Mai visto niente di più bello. Aprii la prima porta alla mia sinistra. Il bagno, Dio che bello! Una vasca Jacuzzi era sul piano rialzato, tutte le pareti ed il pavimento erano rivestite da marmo bianco, così come la vasca. Tutto era bianco, tranne il morbidissimo tappeto color lavanda. Dello stesso colore erano gli asciugamani riposti nello scaffale, il porta saponette e i fiori nei vasetti bianchi appoggiati agli angoli della vasca. Gli accappatoi, la lampada, e le tende. Corsi nella camera difronte, che era sulla mia destra. Era una camera di cuscini! Dio, potevo impazzire. Lessi un biglietto all'entrata: "qui ti vedi i vampiri che ti piacciono tanto".
Risi, ed euforica mi gettai tra di essi, rotolando come una bambina. Accesi l'enorme televisione al plasma sulla parete mentre sballottolavo da una parte all'altra. Pouf di ogni colore: rosa, viola, rossi, gialli, arancioni, blu e verdi in quantità.
Continuai per il più bel tour della mia vita, tornando sul lato ovest.
Aprii la porta della stanza adiacente al bagno e stralunai gli occhi. La mandibola probabilmente mi cadde a terra. Era una cabina armadio, se così si può definire una cabina grande quanto lo è una stanza di un college. Vestiti appesi ovunque, roba che riconoscevo ma molta di più era nuova e perfetta. Abiti splendidi, scarpe altrettanto... Non mi meritavo questo trattamento da principessa, avrei dovuto ripagarlo in qualche modo. Tutto brillava, tutto era perfetto. Borse di marca, giacche, cardigan. Non avrei più fatto shopping in tutta la mia vita.
In quella camera rimasi molto di più, camminando per quel tappeto zebrato come le pareti, mi ritrovai a provarmi tutto quanto e ad essere la donna più felice del mondo ogni volta che mi specchiavo. Ma c'erano ancora molte cose da vedere! Tornai in corridoio con un sorriso da un orecchio all'altro, e aprii la porta della camera difronte. Sospirai, mentre un gruppo mi salì alla gola. Quel lettone gigante, che sapeva così di morbido... Mi ci gettai, osservando le pareti rosse, in contrasto con le tende, i cuscini, le coperte ed il tappeto d'orato. Il letto era in pelle nera e le lenzuola riprendevano il colore delle pareti. Anche una piccola porta infondo era dello stesso colore. La aprii, dava ad un altro splendido bagno con una doccia ampia e fornita di radio. I colori si alternavano dal bianco, all'oro, al panna e al colore crema. Sospirai, ricordandomi di quelle tende che non avevo ancora aperto. Quando tornai di là, lo feci. Mi ritrovai nel bellissimo terrazzo che affacciava sul giardino. Era tutto troppo bello per essere vero.
L'odore di quella casa era così buono, rasserenante e rassicurante.
Arrivata in fondo al corridoio giunsi difronte all'ultima porta e la aprii. Era un ambiente caldo come il soggiorno. Rivestito internamente in legno, con dei divani grigi, dove erano appoggiati morbidi cuscini rossi come il tappeto. C'erano anche un mucchio di coperte. Ma la cosa più bella di quel posto era sicuramente la vista infondo alla stanza. La finestra ampia dava a nient'altro che il mare. Le onde si frangevano sugli scogli lentamente, mentre il rumore sembrava poterti raggiungere, sembrava farti sentire lì. Il cielo era già oscurato, quando notai una piccola scala alla mia destra. Salendo mi ritrovai in una grande mansarda. Le luci erano calde ed accese, tutto era in legno, mentre al centro era posizionato un letto grandissimo. C'erano così tanti petali di rose che all'inizio credetti fosse la coperta. Era tutto così romantico lì! Mi buttai sul letto, giusto per avere la soddisfazione di gettarmi su dei petali di rose, come nei film. Sotto al cuscino vidi un altro biglietto. "Aspettami lì". Sospirai super contenta, mentre guardavo il soffitto. Amavo quella casa, era la casa più bella e accogliente che mai avessi visto. C'era un profumo così gradevole... Il telefono mi squillò in quell'attimo. Lo agguantai e risposi. «Allora? Ti piace?», domandò. Un milione di emozioni si mischiarono nel mio petto, avendo solo voglia di esplodere. «Non ho mai visto niente di più bello. È... Wow. Ti amo», dissi inspirando l'odore di rose. «Lo vedrai tra pochi secondi», disse. «Ah... E immagino sia il tuo bel facciano vero?», chiesi ridendo. «Indovinato», rispose lui. Sentii dei passi farsi vicini, «sei tu?»
«Sì. Togliti i vestiti», disse fermo, come se fosse stato un ordine. Quelle parole mi fecero stringere le cosce tra di loro. «In realtà pensavo di farmi un bel pisolino», scherzai. «Lo dirai ancora quando sarai nuda?», domandò. Il mio cuore batté più forte. Sentii i suoi passi sulle scale ed infine lo vidi arrivare. Era così bello, così sexy! Mi ressi su un gomito, prima che mi si stendesse sopra e si tenesse per gli avambracci su di me. Premette il suo corpo contro il mio, prima di assaggiarmi le labbra e toccare quello superiore con la lingua. La sua bocca era calda, e lui sapeva di menta. Rivolse al mio labbro superiore un trattamento speciale di baci, succhiandolo e dandogli un piccolo morso. Gemetti, e poi lasciai entrare la sua lingua nella mia bocca. Io la accolsi sfiorandola e reagendo, sebbene il fiato cominciasse a scarseggiare. «Questa è una camera speciale», mormorò sulla mia bocca, prima di lasciare un piccolo bacio sull'angolo destro di essa. «Perché?», il mio tono era già così ansimante! «Perché qui tu sei solo mia», spiegò, scendendo con le labbra lentamente. Chiusi gli occhi, lasciando che baciasse la mia pelle. Mi abbassò la spallina del vestito, e poi quella del reggiseno. Baciò la mia spalla, per poi sfiorare con le sue labbra la pelle dietro al mio orecchio. «È così tenera la tua pelle qui», mormorò baciandola in modo dolce. Mi mordicchiò il lobo, io sospirai, già con un pizzico di affanno. Le sue mani mi scesero sulle cosce, che accarezzò lentamente mentre con le labbra giungeva all'incavo delle clavicole. Le sue dita mi sfiorarono l'interno di tutta la coscia e dei brividi mi percorsero come piccoli fremiti. Sentii entrambe le mani salirmi lentamente sotto al vestito e poi il suo volto abbandonarsi contro il mio seno. Il batticuore peggiorò disperatamente, quando sembrò annusarmi. «Ha lo stesso odore del tuo collo», disse con voce soave e roca. Infilò le dita dentro all'elastico delle mutandine e le abbassò fino alle mie ginocchia.
Rimase con il volto premuto lì per secondi che per il mio povero cuore sembrarono non terminare mai. Sentii i suoi polpastrelli delicati accarezzarmi l'inguine, e non potei non stringere attorno alle sue dita le mie gambe. Era una reazione istintiva che avevo sempre avuto. «Lascia che ti tocchi. Voglio sentirti sulla mia mano», sussurrò. A quelle parole mi eccitai di più e rilassai i muscoli delle cosce. Che toccò e ritoccò. Tra di esse una forte pulsazione cresceva secondo dopo secondo, sopratutto quando iniziò a sfiorarla quasi impercettibilmente con il pollice. «Ah...», ansimai, mentre faceva scendere il polpastrello lentamente. Descrisse piccoli cerchi immaginari e decisi di dovergli togliere la camicia. Volevo sentire tutti i suoi muscoli premere contro il mio corpo. Sbottonai fino all'addome, e poi feci saltare un bottone. «Scusa», risi e continuai a spogliarlo. Spostò entrambe le mani sul mio volto, e premette le sue labbra contro alle mie. Quando la camicia finì per terra rotolai sopra di lui per baciare lentamente ogni curva di ogni suo muscolo evidente. Sentii le sue mani scorrermi sulle gambe finché non prese le mutandine e le tirò via per gettarle sul pavimento. Qualcosa lo fece sorridere. «Che c'è?», domandai incuriosita. Spazzò via dai miei capelli due o tre petali rossi. Baciai le sue labbra con così tanto trasporto che solo quando gemette mi ricordai che non erano commestibili. Avevano un sapore così buono... «Jackson? Che vuoi?», disse mentre gli baciavo la pelle calda del collo. Perché rispondeva adesso ad una chiamata?! «Dai... Attacca», mugolai sfiorando con le dita le curve degli addominali. «Puoi chiamarmi in un altro momento?», boccheggiò, mentre toccavo con la mano il rigonfiamento nei suoi jeans. Gridò, quando lo feci con più decisione. Sentii un vaffanculo provenire dall'altro capo del telefono, ed infine attaccò. Mi prese il viso tra le mani facendomi ritrovare sotto di lui. Infilò le mani dentro al mio vestito e quando le mise tra la mia schiena e il materasso mi slacciò il gancetto del reggiseno. Lasciai che me lo sfilasse da sotto al vestito. Il respiro mi si mozzò in gola quando prese entrambi i seni nei suoi palmi.
Ansimai, lo baciai, mi ritrovai sopra e sotto di lui per una ventina di minuti che sembrarono più impegnativi di una corsa. Un supplizio in paradiso.
Ripresi aria. «Ehy», sospirai appoggiandogli il dito sulle labbra. «Che c'è?», domandò accigliandosi. «Il... Il», balbettai. «Preservativo?», chiese con un sorriso sghembo. Annuii timidamente prima che si avventasse sulle mie labbra capovolgendo la situazione e facendomi trovare sotto di lui. «Ce l'ho tranquilla», disse ad in interruzione di soffici baci che scendevano sempre di più verso la valle del seno. D'un tratto mi toccò tra le gambe, senza preavviso. Gemetti tra le sue labbra dopo aver fatto un piccolo sussulto. Le punte del suo medio e del suo anulare scesero e salirono lentamente, provocandomi piccole scosse ritmate. Mi allargò le ginocchia e poi mi sollevò il vestito fino a sfilarmelo. Ero completamente nuda sotto di lui. Mi guardò come se fossi... Non sapevo bene cosa gli passasse nella mente. «Sei una dea. Sì. Venere, penso», disse prima di lasciarmi una fila di baci lunga dalla gola al seno destro. Risi leggermente, e poi agguantai i suoi jeans per toglierli via insieme ai boxer. Mi bloccò le mani. «Ehy aspetta», disse infilandosi la mano in tasca. Frugò a lungo. «Dai Jake», ansimai impaziente. «Un attimo», ridacchiò, ed infine lo tirò fuori. «Se lo vuoi devi chiedermelo», mi mormorò all'orecchio. Ah, lui e i suoi giochetti perversi in cui lo dovevo supplicare! Se non fossi stata già così bagnata l'avrei preso a pizze.
«Non te lo chiedo. Te lo ordino. Prendimi e basta», lo guardai dritto negli occhi. Quello che vidi nei suoi occhi mi ricordò molto l'eccitazione. Sorrise, «ah quindi lo vuoi?» «Sì», dannazione lo volevo in modo disperato. Sfiorò con la punta del suo corpo la mia parte più sensibile, chiusi gli occhi e affondai le unghie nella sua schiena. «Ah... Sì», gemetti, mentre mi mordeva forte il labbro inferiore. «Lo voglio Jake, per favore», implorai. «Che hai detto?», disse eccitato. «Che lo voglio. Ho bisogno...», non sapevo neppure io di cosa. «Oh, amore mio», mi morse di più. Sfiorò lo stesso punto ancora e ancora, mi sembrò di esplodere. «Aaah, Dio sì.... Jake», gridai inarcando la schiena e stringendogli con forza le gambe attorno. «Credo di poter venire solo sentendoti parlare», disse affannato, bloccandomi la testa con la mano mentre mi baciava e mordeva la pelle del collo. «Sei così bagnata», disse, e il mio corpo rispose con una scarica di piacere immensa. «Ti voglio Jake. Ti voglio disperatamente», confessai. Il mio tono era così ansimante che mi stupii di me stessa. «Io ti amo disperatamente», i miei occhi erano chiusi quando lo sentii entrare dentro di me. Mi strinse le mani sui fianchi, ed emise un profondo gemito di gola. «Oh, cazzo. Sei sempre più stretta», a quelle parole riaprii le palpebre e lo baciai. «Non mi hai mai fatta eccitare più di così», mugolai, stupendomi delle mie parole. «Senti quanto ce l'ho duro», lo sentivo, eccome.
Diede una piccola spinta, e poi un paio di più decise mi bastarono per gridare dal piacere, far fare capriole al mio cuore nel petto e respirare a fatica. «Aaaah! Così, più forte», gemetti ad alta voce.
Mossi i fianchi contro i suoi più rapidamente, mentre si faceva spazio dentro di me con decisione. I nostri corpi oscillarono l'uno sull'altro, Dio come lo amavo! Amavo quando mi baciava in quel modo mentre facevamo l'amore. Mi faceva credere che quel trattamento non l'avesse mai rivolto a nessun'altra. Delle scosse di piacere sembrarono diffondersi in ogni cellula, desideravo solo che potesse durare tutta la notte, tutta la vita. Gli affondai le unghie nella schiena, forse lo ferii, ma dovevo sfogare ciò che sentivo dentro. Jake mi baciò la pelle dietro all'orecchio, poi il collo. Aggrappò le mie gambe sulle sue spalle per entrare di più. Sentivo che stavo per esplodere. «Alexis, sì cazzo!», gridò, avanzando ed arretrando contro di me più velocemente. «Sì... Così», gemetti. «Dio come ti amo», disse incastrando le sue labbra alle mie. Mi rimise nella posizione di prima e arrivando sempre più infondo percepii che ero a poco dall'esplodere dal piacere. Quando sentii dei fremiti diventare forti come elettricità gridai. «Aaaah, Jake... Sì...»
Arrivai al culmine nel suo stesso momento, e mentre veniva mi disse che mi amava più della sua vita. «Anche io. Sei tutta la mia vita», gli buttai le braccia al collo, riprendendo aria e lasciando che il mio cuore riprendesse un ritmo regolare. Baciai le sue labbra e tutta la sua faccia, come lui aveva sempre fatto a me. Non mi fermai, doveva sapere che l'amore che provavo era infinito. Affogai in quegli occhi, e poi appoggiò come sempre il suo viso contro il mio seno. Mi abbracciò. Il cuore riprese a fare gli straordinari. «Sposami.»

Amami nonostante tutto 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora