3. A troubled trip

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3. Un viaggio travagliato.

«È andata così. Non possiamo farci niente.. Cerca di dormire», disse di nuovo, come se il mio essere sveglio le creasse un ostacolo. Percepii che era combattuta, e che quindi non era del tutto andata avanti come cercava di farmi credere. «No, smettila di dirmi di dormire.. Che è tardi.. E che sono ubriaco. Smettila di dire che è andata così. Noi l'abbiamo fatta andare così. Proviamoci di nuovo.. Andrà bene questa volta», la supplicai. Strinse le palpebre e vidi una lacrima scenderle sul viso. «Lo so che lo vuoi anche tu, altrimenti non staresti piangendo», affermai, e lei si voltò sull'altro fianco. «Sei solo ubriaco, ieri da sobrio non volevi passare neppure un secondo con me», disse con voce rotta dal pianto. «Non è vero. Sono venuto qui apposta, mentre tu eri con quel fallito a fare chi sa cosa.» «Chiamalo pure così, ma siamo noi ad aver fallito in tutto. Ci siamo solo fatti del male, stare insieme è stato uno sbaglio, sin dal principio. La verità è che avremmo dovuto ascoltarla entrambi quella parte di me che diceva di non essere pronta, piuttosto che lasciarci travolgere dai sentimenti.» «Non dire che quello era uno sbaglio. Questo è uno sbaglio. E non pensare che stia dicendo tutto questo perché sono ubriaco. Domani sarò sobrio, e continuerò a dirti che ti amo e che sei solo mia», le presi il viso tra le mani con il forte desiderio di baciare le sue labbra e farci l'amore per tutta la notte. «Aspetta solo domani. Vedrai che non cambierà nulla e pensaci ti prego.» Distolse lo sguardo e si rimise con la guancia sul cuscino. «Domani sarà diverso..», sospirò. «Ma se fosse uguale? Tornerai con me in quel caso?» «Non voglio farlo. Ma non voglio nemmeno prendere una decisione mentre non sai neppure ciò che dici..», farneticò. «Quindi? È un sì o un no?» «Basta parlare, abbiamo già speso troppe parole», chiuse le palpebre e decisi di lasciarla dormire. Crollai dopo poco, con il suo profumo e la sua presenza che me lo resero più semplice. Mi colpì un raggio di luce che si insinuava dalla finestra, e fui costretto ad alzarmi, iniziando a ricordare ogni particolare confuso di quella notte. Le sue parole non erano chiare. Non mi aveva dato un no secco, e ciò mi rassicurava quanto preoccupava. Sapevo cosa voleva dire stare in bilico con lei, era una tortura. Alexis era dolce, bella, incredibilmente intelligente e astuta, divertente e molto determinata. Ma era anche dura a volte, e molte altre indecisa e confusa. A volte sembrava quasi che giocasse, che mi sfuggisse solo perché infondo sapeva che l'avrei rincorsa. Entrai nel suo bagno ed aprii uno di quei cassetti ricchi di spazzolini usa e getta, rasoi e tutto ciò che in genere si trova in un supermercato. Mi feci una doccia per togliermi l'odore di alcolici e il mal di testa atroce, in attesa che si sarebbe svegliata. Lavai i denti, mi feci la barba e infilai i vestiti rimasti sparsi nella sua camera. Solo allora notai ai polsi innumerevoli braccialetti. Non ne portava mai così tanti, o almeno la Lexie che conoscevo io non lo faceva. Aprì lentamente le palpebre mentre allacciavo una scarpa. Si strofinò un occhio e si alzò goffamente in piedi sbattendo il mignolo contro il comodino. Un suo classico. Ero felice di vedere che almeno una parte di lei non era cambiata, perché in realtà mi sembrava così diversa, così dura, così distante. «Hai..», indicò il box della doccia. «Sì. Ti dispiace?», allacciai anche l'altra. «No», entrò dentro al bagno e chiuse la porta. Sentii l'acqua scorrere, e dopo un po' riemerse senza tutto quel groviglio di perle e stringhe ai polsi. «Non hai risposto alla mia domanda ieri», affermai seduto sul suo letto. «Te lo ricordi?», si sbalordì. Risi acidamente «speravi non fosse così?» «No. Solo.. sembravi molto poco lucido», sorrise a labbra serrate. «Ma ciò che ho detto lo pensavo, lo penso», mi corressi alzandomi in piedi e lei indietreggiò. Mi accigliai «che c'è?» «Sono cambiate tante cose. Io..», fece una pausa «..sono cambiata.» «Ma io..», le presi la mano «io sono l'unica persona in questo mondo che ti ama in ogni modo, in ogni momento e soprattutto che non smetterà mai di farlo..» Sorrise, e mi si sciolse quell'enorme macigno nel petto. Volsi lo sguardo alla sua mano, che lei ritirò immediatamente, sembrava sconvolta, e presto ne capii la ragione. Spalancai le palpebre. «Cosa..», mi accigliai e afferrai il suo polso. «Cosa cazzo sono questi?», mi riempii di milioni di emozioni in contrasto. «È tardi. Va' via per favore», disse prima di liberarsi dalla mia stretta. «Va' via?», ripetei sconvolto, mentre notai delle lacrime accumularsi nei suoi occhi azzurri. «Ti ho chiesto cosa cazzo sono questi!», mi alterai. «E io ti ho detto di andartene!», mi strillò contro. «No, non me ne vado. Come puoi fare una cosa del genere? Perché? A cosa..», dissi confuso. «A cosa ti è servito? Se ti fosse successo qualcosa credo che.. Dio», diedi un calcio alla scrivania e sussultò spaventata. Scoppiò a piangere e mi pentii di aver perso le staffe, e ripetei in testa di darmi una calmata. Sospirai profondamente. «Vattene, ti prego», disse, mentre il viso oramai le si era arrossato sulle guance, e il labbro inferiore tremava. «Perché l'hai fatto?» «Piuttosto che chiedermi perché io l'abbia fatto perché non ti chiedi dov'eri tu mentre lo facevo?», mi gridò contro. «Mi hai lasciato. Mi hai detto che non mi amavi più e mi hai distrutto.» «No! Tu, hai distrutto me, non provare..», lessi una rabbia inquantificabile nei suoi occhi. «Non provare neppure a dirlo. Mi hai mentito per giorni.. Andavamo al cinema, a scuola, andavamo a letto insieme, mentre mio padre moriva di cancro e tu lo sapevi. L'unico genitore che avessi mai avuto stava morendo e tu non me l'hai detto..», singhiozzò, mentre altre lacrime iniziarono a rigarle il volto. «L'intervento che gli hanno fatto era ideato alla perfezione. Era già stato eseguito da lui tredici volte, con undici successi. Undici successi su tredici, cazzo Lexie. Avrebbe funzionato, era tutto perfetto, tranne per il fatto che il suo intervento non è stato eseguito da Richard Bristol. L'unico ostacolo era quello, nessuno sarebbe stato in grado di eseguirlo bene quanto lui, e gli ha costato la vita», tentai di giustificare ciò che avevo fatto, ma lei rimase con lo sguardo perso nel vuoto. «Sì. È vero. Fatto sta che è morto. Ed io ero qui pensando che avesse..», scoppiò a.. La osservai. Stava davvero ridendo? «Che avesse..», riprese aria, e rise di nuovo. «Una bronchite, quando un cancro gli stava divorando i polmoni» rise incontrollatamente ed istericamente. «Sono sicuro che non lo trovi divertente», abbassai lo sguardo consapevole di cosa le stesse prendendo. «Sto solamente pensando ad ogni avvenimento catastrofico della mia vita e..», rise nuovamente «è assolutamente patetica, è.. Inutile. Insomma.. Sul serio. Non basta una madre con istinti suicidi omicidi, un padre assente che beve troppo, e un cazzo di futuro già stabilito da quegli irresponsabili dei tuoi genitori.. Perché devi anche scoprire che la tua migliore amica è una stronza, e che in realtà è tua sorella.. E che tuo fratello è uno schifo di persona e.. Un camion ti viene addosso, rischi di morire ma ce la fai.. E alla fine quando ritrovi un barlume di felicità, e recuperi con tuo padre.. Che d'un tratto sembra preoccuparsi per te.. Lui muore.» Disse tutto d'un fiato, e a quelle ultime due parole tornò più seria che mai, facendomi percepire quanto gli facesse male. Non seppi più che dire. Ne aveva passate decisamente troppe e mi parve ovvio che non volesse più rischiare di soffrire. Avevo un groppo alla gola e non sapevo come supportarla, come aiutarla. «Ma sai quando ho pensato che non ce l'avrei più fatta?», domandò, e io scossi appena la testa. «In nessuna di queste volte. Ho pensato che non ce l'avrei più fatta quando ho perso anche te. Perciò ora mi chiedi perché l'ho fatto? L'ho fatto in un momento in cui mi sentivo a pezzi. E non avevo nessuno accanto a me. In cui volevo prendermela con qualcuno e mi convinsi che ero io, quella con cui me la dovevo prendere. Perché avevo allontanato tutte le persone che mi amavano.» Non l'avevo mai sentita parlare in quel modo. Si era confidata già con me, mi aveva raccontato cose difficili da ricordare, ed ero sempre stato felice che l'avesse fatto. Ma ora era diverso, aveva finalmente tirato tutto fuori, le parole le uscivano dalla bocca in maniera spontanea e senza che ci avesse ragionato su troppo. Era la sua vita, dal suo punto di vista. «Sai cosa vedo io?», dissi, e lei scosse il capo. «Vedo te, che nonostante i problemi con i tuoi genitori sei venuta al college e cavolo.. Se più brava di molti che frequentano i miei corsi o l'ultimo anno. E a quella stronza di Izzy le sei stata superiore. Le hai lasciato la tua camera, mentre se fossi stato nei tuoi panni l'avrei presa a calci in culo. E nemmeno un camion ti ha buttata giù, nemmeno avere una famiglia di merda, senza offesa, ma è davvero una famiglia di merda..», sospirai. «Hai sorriso di nuovo no? Hai superato tutto, e sì, è vero. Tuo padre non c'è più, e capisco che ti senti sola, ma era fiero di te. E quella lettera l'ha scritta sotto ai miei occhi. La sbavatura nel l'angolo destro in basso, è il caffè che ci ha fatto cadere per sbaglio mentre rideva nel passaggio "a scrivere sei sicuramente più brava tu.." Me la diede, dicendomi che se non ce l'avesse fatta te l'avrei dovuta dare io. Gliel'ho restituita, dicendogli che l'intervento avrebbe funzionato. Non è andata così, e fa male, lo so. Ma voleva che andassi avanti e sorridessi di nuovo. Perciò sei hai superato tutto questo, non ti far abbattere da un idiota come me, e dammi un'altra possibilità.» Sembrava sorpresa per qualcosa. «Che c'è? Perché mi guardi così?», domandai confuso. Scosse la testa timidamente «niente solo... Niente», tentò di non sorridere, ed ero felice avesse smesso di piangere, così diedi un sospiro di sollievo. Avevo abbassato di un po' quei muri, che aveva costruito ancora più alti, e subito nella mia testa ebbi l'impulso di baciare quelle labbra morbide e rosse, ma temevo che sarebbe scappata di nuovo. Lei faceva così, la conoscevo troppo bene. Un passo avanti, e subito due indietro. «Ti amo, torna con me dai», la supplicai prendendogli le mani e sorridendo appena. Le ritirò senza rispondere. Che cavolo. Le costava tanto dire "sì"? Mi avrebbe reso così felice che temetti delle cose che avrei potuto fare. Il sorriso poco marcato le scomparve dal volto e sospirò profondamente. Ahia. Mi stavo mentalmente preparando ad una bella coltellata dritta dritta nello stomaco. «Non costringermi a dirti di no», disse, e sbatté le palpebre verso il basso per evitare il mio sguardo. «Perché non mi dici solo tutto quello che ti passa per la testa?», domandai. Lei esitò e poi si allontanò verso il comodino. Aprì il cassetto, e tirò fuori qualcosa. Sospirò e si voltò, con un diario, anzi, il suo diario nelle mani. «Tieni», disse porgendomelo, e non mi parve vero. La cosa che avevo sempre desiderato era conoscere dettagliatamente il suo punto di vista, capirla affondo, e scoprire ogni cosa su di lei, perché nonostante la conoscessi come i miei palmi, sapevo c'era sempre qualcosa a sfuggirmi. «Dici sul serio?», allargai le palpebre, sapendo quanto ne fosse gelosa. «Ci sono pagine scritte, e molti disegni ma.. Non credo di riuscire a farmi capire a parole. A farti capire quello che voglio che tu capisca», disse, e successivamente rise del giro di parole che aveva fatto. Io lo afferrai e sorrisi. «Ok, sei sicura al cento per cento?», chiesi io. Annuì «io.. Devo farmi una doccia e poi andare a scuola e prepararmi per quel progetto di Evans con la Columbus e..» farneticò, ricordandomi di quel piccolo pressante problema nella mia vita. Evans. «Sì, certo. Ci vediamo a scuola», dissi. Uscii dalla camera dopo aver preso la giacca e con quell'oggetto tra le mani, che dovevo custodire. «Dio mio! Sto sposando il fratello sbagliato.. Lo so, lo so!», disse Cass saltandomi tra le braccia. «Non sei ancora mia cognata e già non ti sopporto più», mi scocciai della sua abilità nell'origliare qualsiasi conversazione. «Cavolo. Ci devo assolutamente parlare io.» Mi prese una guancia tra le dita, e successivamente ci raggiunse Julie facendo lo stesso. Sospirai seccato da quelle due. «Mi mollate?» Mi stamparono un bacio sulla guancia destra e uno sulla sinistra. «Sposerà me, Cass», ridacchiò Julie. «Non potevo innamorarmi di una di voi due? Sarebbe stato più facile», mi avviai alla porta con le guance doloranti. «Sei sempre in tempo!», disse Cass prima che chiudessi la porta. «Ma che bel ragazzo!», esclamò una vecchietta emergendo da una porta del pianerottolo. Risi dirigendomi per le scale. Mancavano solo i complimenti delle centenni. «Anche lei non è male», le strizzai l'occhio, e rise appena, ma poi iniziò a tossire. Un po' decrepita cavolo, una piccola battuta e per poco non moriva. «Cosa c'è una passerella di modelli in quella casa?», domandò. «Prima.. Come si chiama. La ragazza castana.. Con gli occhi chiari.. Andiamo giovanotto.» «Alexis?», domandai. «Sì.. Lei, lei! Bella come il sole. Ma tu sei anche più bello», sorrise. Come si può essere così rincoglioniti da comparare la bellezza di un uomo con quella di una donna? «Stava con quel ragazzo.. Anche lui carino, per carità! Un po' magrolino.. Con gli occhi di un bel grigio.. Che carini. Si scambiavano dei baci molto dolci.. Eh si! Mi manca la gioventù.» Roteai lentamente il collo sperando di aver sentito male. «Baci?», allargai le palpebre. «Sì! Viene spesso quel ragazzo.. Credo siano fidanzati.. Ma non lo so caro.. Vuoi un thé?» Ebbi una fitta forte, e dire che ero solo geloso era l'eufemismo del secolo. «Vado di fretta», dissi bruscamente prima di scendere le scale del palazzo. Sospirai tentando di calmare i nervi, e piuttosto che frequentare il corso di chimica mi sedetti sullo sgabello di quel locale dopo aver messo il  diario in tasca. Ero curioso di leggerlo ma allo stesso tempo temevo che avrei letto cose che mi avrebbero fatto stare peggio. «Pola», la chiamai. «Ehy, bevi di mattina?», si stranì. «Un bicchiere di scotch», ordinai, e lei me lo porse subito dopo. «Ma Lexie e quel tipo..» «Non stanno insieme» sorrise in modo rassicurante. Mi piacque. Sospirai «grazie a Dio.» Rise e si riempì anche lei un bicchiere. «Quel ragazzo dell'altro giorno..», sorseggiai. «Chi era?» «Un tipo», disse evasiva. «Ah ok. Tutto chiaro adesso», sorrisi e ne presi un altro sorso. Ridacchiò «un ex», sospirò pesantemente. «Un po' testardo?», mi incuriosii. «Sì.» «Anche io non voglio lasciare stare Lexie finché non torna con me», sorrisi, e lei ne fece uno di rimando. «È molto diverso. Tu non la segui ovunque, non le scatti foto mentre è per strada o dentro casa. Non la minacci, non la ricatti. Non le faresti mai del male.» «No, infatti. E lui?», mi incuriosii. «Niente, lascia stare», divagò. «Se è un tipo pericoloso perché non lo fai sbattere in carcere.» «Non voglio parlarne. Scusa, non avrei dovuto dirtelo», si legò i capelli rossicci in una coda. Fece dei giri, ed approfittai di quel tempo per sfogliare quel diario. La prima pagina risaliva al primo giorno di college dell'anno scorso. Era la continuazione di un'altra pagina. Lo percepii perché iniziava con "e ho deciso di andarmene. Mmh.. Allora" la scrittura venne interrotta da dei ghirigori e dei cuori messi in fila. "Mi chiedo se prendere medicina è stata una scelta giusta. Me lo chiedo perché non è stata una mia scelta. Izzy oggi ha detto una cosa molto strana a riguardo di papà. Qualcosa come -tu hai avuto un genitore chirurgo.. Sarà tutto più facile- Mi ha lasciata un po' di spiazzo ma be' alla fine non ha tutti i torti." Disegnò una mano che impugnava una matita, fatta così realisticamente che mi sembrò di vederla disegnare. Le pagine seguenti raccontavano di qualche battibecco tra lei e Julie. Mi sembrò molto ingenua, poi mi ricordai che allora aveva solo diciassette anni, e che adesso.. cavolo. Ne stava per compiere diciannove. Come passava il tempo. Non accennò a me per le prime quattro pagine. Finché non lessi "Caro diario, ho la prova che gli occhi non sono lo specchio dell'anima. L'altra volta stavo tranquillamente attraversando il corridoio quando mi sono scontrata con un ragazzo. Fin qui nulla di strano, peccato che avesse avuto degli splendidi occhi! Eppure è un idiota assurdo! E si chiama Jake. Come volevo chiamare mio figlio perciò mi dispiace, nonostante sia bellissimo, ma che dico. È.. Cazzo! Julie l'ha definito un gran figo mentre sbavava per tutta la camera.. Che tra l'altro è bellissima! Abbiamo un caminetto! Cioè.. Ma perché mi perdo il filo del discorso? Dicevo. Certo, sì, ha fascino ma è un arrogante odioso bastardo.. E tanti altri brutti aggettivi che non ho voglia di elencare perché mi fa male la mano e ho sonno. Si lo so, ho scritto una pagina schifosissima dove non si capisce un tubo ma Julie si lamenta della luce accesa e Izzy anche... E io ho sonno. A domani." Risi e continuai a sfogliare altre dieci pagine di tanti bellissimi disegni diversi. "Caro diario, ho conosciuto un ragazzo. Si chiama Thomas" Ahia. "È gentilissimo, siamo usciti e sono stata bene. Sono costretta a vivere nella camera dove sono state mille sgualdrine diverse, dove immagino abbiamo perso anche le loro mutandine con cui spero di non imbattermi. La sua stanza è stranamente accogliente. E ho notato una cosa. Ha un profumo che è la fine del mondo. È naturale.. Fresco. Parlo di Jake, non di Thomas. Cioè non che Thomas non profumi, solo che Jake è.." seguì uno scarabocchio che coprì un'intera frase, proprio quando mi stavo incuriosendo. "Mi fa arrossire. Ti rendi conto? È la cosa più squallida del pianeta! Come posso arrossire così violentemente? Ho capito che è bello ma mi sento sempre in imbarazzo, ogni volta che mi guarda" leggendo mi venne voglia di prendermela e strapazzarla di baci. "Oggi Julie ha detto che sono bassa! Che migliore amica! Anzi mi ha dato della nana. Non che mi ritenga alta ma sono poi così tappa? Centosessantasette centimetri non fanno colpo molto facilmente. La mia altezza è come una B. Sei soddisfatto ma non troppo. Si lo so, è tardi e blatero cose senza senso ma indovina indovina? Mamma mi ha chiamato un'altra volta. Non ci credevo quando ho letto il suo nome. Forse passerà, lo spero, nonostante tutto le voglio un bene immenso e mi basta un briciolo della sua attenzione per farmi dimenticare molte cose" iniziai a immedesimarmi, e ad entrare nel suo mondo. Scorsi sempre di più "mi ha attirata nella doccia! Mentre era nudo. Non ci posso credere, non mi sono mai imbarazzata tanto.. Se Katy mi avesse visto avrebbe frainteso e magari avrebbe pensato che l'avesse lasciata a causa mia. Anche se ne dubito. Nessuno si interesserebbe a me, figuriamoci quel presuntuoso con milioni di ragazze molto molto molto (per mille) più belle di me a disposizione. Perché devo avere questi capelli biondastri e caramellati? Le guance rosse fuoco e queste cosce abnormi" spalancai le palpebre, eh no. Quelle gambe erano un paradiso per me, come si azzardava.. "Caro diario, sono nella mia camera, di nuovo. Mi manca poter vedere le partite di football senza interruzioni da parte di Julie ed Izzy, e anche il suo ottimo profumo. L'altra sera ho sentito qualcosa di strano nel petto quando mi ha detto che ho dei begli occhi. Sinceramente non penso siano brutti, ma sono di un semplice azzurro mentre i suoi sì che sono di un azzurro fantastico. Sono come il mare, quando lo guardo negli occhi mi sembra di vedere il mare." Sorrisi e andai avanti con le pagine. "Sì, la gente pensa che sono scontrosa e antipatica eccetera eccetera. È vero, lo sono, soprattutto con quelli che non mi piacciono. Simon non mi piace! È uno stronzo e mi sta sul cazzo più di quella ritardata mentale di cappuccetto rosso. Allora.. È da tanto che non scrivo perciò.. Ieri sono finita in un posto splendido. Mi sembrava di avere il cielo vicino, quasi lo sfioravo. Era riflesso nel mare." Era una poeta, scriveva in modo coinvolgente e dolce, nonostante fosse solo un diario pieno di scarabocchi. "Ci sono finita lì, sempre con lui. Che in realtà è un pizzico più gentile. Disegnavo e come si sporgeva ad osservare cosa stavo combinando il mio cuore mancava cento colpi. La prima e ultima volta che mi ero ubriacata era alla scorsa festa di capodanno, e papà piuttosto che sgridarmi ha detto che se volevo potevo rovinarmi la vita. A lui non interessava, aveva da fare. Adesso a ripensarci mi fa male" vidi la macchia di una lacrima nel centro del foglio. "Va be'.. Dicevo che abbiamo dormito insieme. Quando mi ha stretta mi volevo liberare, mi sentivo a disagio e non riuscivo a prendere sonno. Però aveva un profumo buonissimo, e le sue braccia così forti. Io sono sempre fredda ma lui è caldo, e anche se ha detto che mi odia e anche se non lo ammetterò mai ad alta voce spero di no. Ho fatto una cavolata, ero ubriaca e mi sono immersa nella vasca da bagno. C'è qualcosa, nel fondo della vasca che mi attira. Ma non so bene cosa. Ogni volta che rivedo qualche flash torno a galla."
Sfogliai un paio di pagine. Nella prima erano disegnate tre rondini, ma più che un disegno sembrava una foto. Nella seconda c'era il perfetto ritratto di Julie, che mi fece spalancare le palpebre. "La vita non è una giostra dalla quale non si può scendere. Secondo me è un treno senza porte. La vita va sempre avanti, non percorre la stessa circonferenza." "Odio quando la gente sbatte piatti, bicchieri. Mi sembra di averla di nuovo qui. Oppure quando strillano anche se pure io lo faccio spesso. La gente arrabbiata che strilla mi fa paura. Il ricordo di come mamma mi picchiava e papà continuava a leggere quei fogli di lavoro, o stanco si andava a stendere nel letto, mi fa palpitare in preda all'ansia." «Si può sapere cosa stai facendo?», mi interruppe Pola. «La cosa più interessante che abbia mai fatto», sfogliai un'altra pagina. "Il ricordo traumatico del mio ultimo e anche il secondo bacio che ho dato mi tormenta ancora. Schivavo, e lui si faceva avanti. Dooon! Una bella botta in piena faccia." Scoppiai a ridere figurandomi la scenetta. "Thomas mi ha baciata", spalancai le palpebre, ricordandomi che mi aveva detto non fosse mai successo niente tra di loro. E se si erano baciati perché non avrebbero potuto continuare a frequentarsi anche adesso? "È stato carino ma.. Non ho provato niente di niente" sospirai sollevato appena. "E mi ha baciata anche Maya! Due baci in un giorno, uno meno desiderato dell'altro. Tanto per raccontarti di un'altra delle mie belle figure: Jake mi ha fatto una specie di complimento, che probabilmente fa a tutte le ragazze per fare cose che non voglio scrivere in questo sacro diario, ed io sono diventata rossa! Non come i pomodori, come il sangue. Sono così scema! Poi l'ho fissato per un po' e se n'è accorto. Perché quando lui mi fissa a lungo e poi io me ne accorgo, a lui non fa nessun effetto, mentre se lo faccio io poi per poco non mi sotterro da sola a diciannovemila chilometri sotto al livello del mare? Lo ammetto. È attraente come nessun ragazzo abbia mai conosciuto. Il fisico, gli occhi, il sorriso con LE FOSSETTE." Mi fece uno strano effetto, Lexie al tempo si faceva vedere molto diversa da quella che in realtà era. "Caro diario, oggi l'unica frase che ti scrivo è che la mia vita è il più totale spreco di ossigeno del pianeta." Mi accigliai, alla fine lo misi in tasca, poiché dovevo andare a scuola ed era già tardi. «Ci vediamo», sorrisi a Pola. «Ciao», me ne fece uno di rimando. Salii in auto, e pensai a cosa avevo letto e a quanto fossi curioso di andare avanti con le pagine. Arrivai difronte al cancello della Kingstom. Le ragazze si voltarono tutte istintivamente, e si avvicinarono allo sportello dell'auto. «Ciao», disse Alison sorridendo. Mi avevano stufato davvero. Cosa avrei dovuto fare? Scrivermi "SONO FOTTUTAMENTE INNAMORATO DI ALEXIS BRISTOL" in fronte? Credo che nemmeno in quel caso si sarebbero fermate. Le ignorai ed entrai nel campus del college dove vidi quei tre seduti al solito muretto. «Spero non ti dispiaccia. Stasera diamo un passaggio anche alla tua ex ragazza», disse Travis. «Un passaggio? Per dove?» «Per la cosa sul progetto astronomico e bla bla», disse lui, confondendomi. «Perché un professore di psicologia dovrebbe farci fare un progetto astronomico?», mi accigliai. «E te lo chiedi pure? Evans è folle. L'altro giorno gli ho chiesto i soldi per le sigarette e me li ha dati», disse Simon. «Ma che problemi hai?», chiesi ridendo. «Che problemi ha lui.» Notai Jackie, che non vedevo da tanto, passeggiare per il campus. Sorrise, e si avvicinò. «Ehilà», sembrava così diversa. «Che ti è successo?», chiese Simon. «Nulla», sorrise di nuovo. La malizia sembrava del tutto scomparsa nel suo sguardo. «Ecco come l'amore ha cambiato le vostre vite, altrimenti segnate dalla morte di AIDS o altre malattie sessualmente trasmissibili», disse lui. Risi e scossi la testa. Jeremy non parlava mai, iniziava davvero a scocciarmi. «Sei la tristezza in persona», gli dissi, e lui trasalì. «Cosa?» «Sei depresso.. Morto.. Devitalizzato..», chiarì Simon. «Che ti prende?», domandai. «È sempre stato così», disse Trav. «Ma è nettamente peggiorato», considerai. «Sto pensando ad una cosa», dichiarò. «Ci vuoi dare l'onore e condividerla?», disse Simon. «Ero nell'ufficio del rettore..» «Perché?», lo interruppe lui. «Per l'iscrizione.. Ma non è questo il punto. Dopo essere uscito c'era quel tizio.. Adam qualcosa.. Adam Payne mi sembra.» «Mi sto pentendo di avertelo chiesto, mi stanno cascando le palle. Avanti», lo esortò. «Il tizio che compra gli istituti. Ho sentito che parlavano di chiudere la Kingstom», dichiarò. «Non apri mai bocca e quando la apri dici cazzate», rise Simon. «Sei sicuro?», domandai. Annuì. Non diedi importanza al fatto, e raggiunsi l'aula di cardiologia. Scoprii che seguendo senza distrazioni non avevo bisogno di studiare quasi per niente a casa. Iniziò a dire cose che già sapevo per qualche ragione che ignoravo così presi quel diario, e continuai a leggere. "una cazzo di festa in un cazzo di posto. Lo odio a morte. Cazzo quanto lo odio. Perché mi ha baciata solo per togliersi uno sfizio? Mi sento uno schifo perché l'ho baciato anche io, sapendo che lui si diverte in questo modo. Tutte le ragazze più belle di scuola sono state nel suo letto, e avrà sicuramente mischiato le sue labbra con quelle di venti altre ragazze prima e dopo. Come ho fatto a baciare Simon? Cosa ho in testa? Non che non sia bello, perché lo è. Solo non ho mai desiderato farlo, vederlo in quel senso mi fa uscire il vomito. Jake e Simon sono una coppia di stupidi, idioti, bastardi, puttanieri e stronzi. Solo che non avevo mai provato niente del genere, e quel bacio che mi ha dato Jake è stato stupendo. Vorrei che mi baciasse sempre, anche se lo odio."

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