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JULIE

2009

Entrai nella splendida camera di Alexis, colorata con le diverse sfumature del rosa. Il letto era a due piazze, con delle morbide coperte sopra e tanti cuscini e pupazzi. Il tappeto era color lampone, e le pareti di un rosa leggermente più chiaro. Come entravi ti inondava l'ottimo profumo che lei aveva sempre. «Sono così felice che rimani da me», disse buttandosi sul letto, e rotolando sulla schiena. Prese il cellulare dalla tasca e tastò lo schermo per un po'. «Uffa.. Nate ancora non molla», brontolò. Io posai la mia borsa sulla sua poltrona e sorrisi tra me e me. «Ma è così bello! Come fai..», mugolai. Da tempo facevo finta che mi piacesse, solo per non darle sospetto di chi mi piaceva in realtà. Mi gettai sul suo letto accanto a lei, e mi strinsi al petto uno dei suoi cuscini. «Dovresti vivere qui.. Ti prenderei un letto come questo e lo metterei proprio lì», rifletté, indicando la parete difronte. La mia camera entrava più o meno tre volte nella sua. Per non parlare dell'immenso guardaroba, e del bagno con la vasca idromassaggio. La sua camera era perfetta, la camera che ogni ragazza avrebbe voluto avere. «Ed Izzy?», domandai. «Ma sei tu la mia migliore amica», disse abbracciandomi forte. Lo feci anche io, le volevo un bene inquantificabile. Era la mia amica del cuore. «Aspetta aspetta», appoggiò l'orecchio al muro per origliare. «Ma che fai!» «Stt!», mi zittì incuriosita. «Scommetto che mio fratello si starà scopando un'altra troietta», disse contrariata. Mi si attorcigliò lo stomaco su se stesso, e poi le tirai il braccio. «Ma che fai!», finsi una risata, che risultò involontariamente amara, e lei spostò l'orecchio. «Hai sentito cosa ha detto oggi Drake?», chiese sussurrando. «Cosa?», domandai sottovoce. Si avvicinò per bisbigliarmelo all'orecchio, ma la porta si aprì di scatto e lei si spostò subito. Assunse un'espressione furibonda, e incuriosita mi voltai. Vidi suo fratello Jonas in boxer, mentre delle gocce gli scorrevano sugli addominali perfettamente scolpiti. Mi si mozzò il fiato in gola mentre lo fissavo imbambolata. «Stavamo parlando Jonas!», lo rimproverò lei. «Ciao Julie», sorrise spettinandosi i capelli biondi e mossi, mentre il cuore mi si scioglieva come cioccolata al sole. «Hai visto il mio portafoglio?», si rivolse nuovamente a lei, che lo trucidò con lo sguardo. «Dove ci sono i tuoi schifosissimi preservativi?», «l'hai visto o no?», chiese lui seccato. «No, ora va' via». Richiuse la porta, ed io guardai il basso un po' turbata. Lui mi piaceva da impazzire, ogni volta che mi rivolgeva la parola cambiavo colore e non ci capivo più niente. «Cos'è questa faccia?», domandò accigliata. «Ehm.. Niente», divagai. Aveva appena finito di fare danza, ed io la ero andata a prendere come quasi ogni venerdì. Oggi non le andava di uscire di sera così mi aveva invitata a dormire da lei. Ci saremmo viste un film, come al solito, e poi avremmo ordinato cinese. I genitori non erano praticamente mai a casa; il padre era sempre in ospedale e la madre in studio. A quanto ne sapevo per lei era meglio così, anche se ogni volta che il papà tornava a casa era così felice che non la riconoscevo. Si amavano, anche se avevano avuto dei problemi. Con la madre invece non aveva alcun tipo di rapporto, non come me. Senza la mamma la mia
vita era vuota. Proseguì una bella serata, quando stavo con lei passavo sempre dei bei momenti. Rimanemmo abbracciate nel suo letto mentre ci vedevamo un film, e mentre ci contendevamo le coperte. «Adoro il tuo profumo», si spazzolò il naso con la mia coda ed io ridacchiai affondandole la testa tra il collo e la clavicola. «Fragolina», sussurrai e poi mi diede una bottarella in testa ridendo. Era facile solleticarle la pelle. Ci prendemmo a cuscinate, finché non cadde in un grido di dolore. «Ehy.. Che succede?», mi allarmai, mentre si toccava il braccio dolorante. «Non sei stata tu.. L'altra volta mi sono fatta male cadendo», disse, ma aveva tanto l'aria di essere una menzogna. L'ultima volta si era chiusa il dito nello sportello, la volta prima aveva sbattuto la pancia contro la maniglia della porta... Tutte cose poco credibili. Insistetti, come sempre, ma come sempre, ottenni solo la sua scocciatura. Quando gli passò, chiacchierammo finché il sonno non si fece sentire e ci addormentammo.
Riaprii le palpebre, i suoi capelli mi andavano in faccia disturbandomi. Mi accorsi di avere la gola secca, così decisi di scendere di sotto a prendere un bicchiere d'acqua. Quando uscii dalla camera, colpii qualcuno, e subito dopo sentii un grido soffocato. «Ahia!», aveva gemuto Jonas. «Ma cosa stavi facendo?», sussurrai. «Volevo dormissi con me, come l'altra volta», mormorò. «I-io non voglio stare in un letto dove già c'è stata un'altra ragazza oggi», balbettai, e camminai verso le scale. «Aspetta.. Non ascoltare mia sorella, non c'è stata nessuna, te lo giuro», mi bloccò il polso. Mi sentii sollevata. «Ho sete.» «Ti aspetto, vieni per favore», disse lasciando la presa, per poi rientrare nella sua stanza. Sorrisi, e dopo aver bevuto un lungo bicchiere d'acqua, risalii ed aprii cautamente la porta della sua camera. Rimase immobile e a petto nudo sopra alle coperte, mentre io mi infilavo sotto di esse. Si mise su di un fianco, e mi guardò negli occhi. Il suo letto aveva il suo ottimo profumo, ed era morbido. Rimasi distante, e poi  richiusi le palpebre. «Julie», sussurrò. «Che c'è?», «voglio abbracciarti», disse, e il mio cuore batté davvero forte. Deglutii e rimasi in silenzio. Mi strinse contro il suo petto che emanava calore, e la mia fronte toccò il suo collo profumato. Posò una sua mano sulla mia guancia, inducendomi a sollevare timidamente lo sguardo. Sentii le sue labbra soffici contro le mie, il mio cuore batté ad un ritmo incontrollabile. Mi baciò lentamente, insinuando la punta della sua lingua tra le mie labbra. Sfiorò la mia, e poi si ritrovò sopra di me. I nostri corpi aderivano perfettamente, quando sentii qualcosa indurirsi contro il mio ventre. Si spostò subito, rimettendosi su di un fianco e riprendendo aria. «Che cos'era?», chiesi confusa. Sospirò, e si spettinò i capelli a disagio. «Succede quando un uomo ha tanta voglia di fare l'amore con una donna», spiegò. Il cuore riprese a battermi forte nel petto. «Tu vuoi farlo con me?», domandai. «Quando sarai grande sì», rispose, e gli angoli delle mie labbra si sollevarono di poco. «Sempre se lo vorrai anche tu», aggiunse. «Penso che quando sarò grande lo vorrò», risposi. «Allora aspetterò che tu ti sia fatta grande», disse sorridendo. Mi misi su di un fianco e guardai i suoi occhi. «Quando sarò grande abbastanza?», domandai. «Almeno a diciotto anni.. Allora io ne avrò ventidue», spiegò. Tra tre anni, Jonas mi avrebbe preso la verginità?! «E-e mi farà male?», domandai imbarazzata. «Sì penso.. Non lo so. Se accadrà tra noi tenterò di non fartene», sussurrò. «E a te?», domandai. «E a me cosa?», chiese.
«Ti farà male?» Rise. «No, perché?» «E cosa si prova?», domandai. Sorrise, «dipende.» «Da cosa?», chiesi io. «Da con chi lo fai», rispose. «Sarà bello quando lo farai con me?», «sarà splendido», mi avvicinò a se e toccò la punta del suo naso con quella del mio. Sospirò e chiuse le palpebre. «Perché?», «perché tu sei speciale per me.» Mi baciò di nuovo, e in quel momento ci credetti. «Anche tu sei speciale per me», sussurrai. Sorrise e mi abbracciò, mentre mi godevo il calore emanato dal suo corpo.

Amami nonostante tutto 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora