Gira gira

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La bottiglia continuava a girare. Puntava a quel ragazzo. E poi a quell'altro.

Eravamo una decina tra ragazzi e ragazze di tutte l'età.

Era la mia prima vera festa.

Lanciai un'occhiata alla ragazza che mi aveva trascinato fino a lì, avvinghiata a quello che assomigliava già un uomo e che era il suo ragazzo. Sofia mi fece l'occhiolino e io spostai lo sguardo, esasperata, sui membri di quel cerchio.

Il primo ragazzo era stato costretto a bere un alcolico che non avevo mai visto in vita mia. Il secondo era stato costretto a togliersi la maglia e i pantaloni, restando in mutande, e a mettere un grembiulino rosa che gli era stato porto dalla ragazza che aveva deciso la "pena".

La bottiglia prese a girare di nuovo, e io sperai che non si fermasse indicando verso di me.

Toccò a Sofia, a cui venne scritto con un pennarello comparso dal nulla "Sono lesbo. Venite, ragazze" su entrambe le guance.

Mi scappò una risatina perché sapevo quanto fosse contro una cosa simile, "così innaturale" avrebbe detto.

Sofia mi sentì anche con tutto quel casino che ci circondava (come diamine aveva fatto?) e la risata mi morì in gola.

Mi ero condannata, e quel sorrisino che le era comparso non prospettava niente di buono.

La bottiglia cominciò di nuovo a girare, ma stavolta non era stata spinta con troppa forza e si fermò proprio davanti a me.

Sofia, che aveva spinto la bottiglia in quel vorticare controllato, sorrise ancora di più, se possibile.

Io la guardai implorante, ma fu inutile: quando voleva fare una cosa, niente poteva riuscire a fermarla fino a quando non avesse raggiunto il suo scopo.

- Marisa... tu devi dare un bacio - schioccò le labbra tanto per farmi capire che tipo di bacio volesse che dessi. - a Gianni - e me lo indicò.

Mi voltai lentamente verso il ragazzo in questione. Le gambe fasciate da pantaloni larghi militareschi erano incrociati. Indossava una maglia bianca a maniche corte.

Mi voltai verso Sofia implorante, sicura di essere passata da un colore cadaverico a un rossore paragonabile solo ai pomodori che mio nonno coltivava con così tanta cura.

Lei sorrise ancora una volta e alzò le spalle come a dire "Ooops. Ora ti tocca". Poi mi lanciò un'occhiata maliziosa che solo io potevo capire appieno.

Volsi lo sguardo nuovamente verso Gianni che continuava a guardarmi, così come il resto delle persone del cerchio che iniziarono ad incitarmi a muovermi.

Lentamente mi alzai e percorsi in pochi e brevi passi lo spazio che mi divideva dal ragazzo dai lunghi capelli neri.

Mi inginocchiai davanti a lui e notai un paio di occhi grigi.

Sofia conosceva troppo bene le mie preferenze.

- Facciamola finita subito, bene? - sussurrò, e io gli diedi ragione.

Cosa mai poteva essere un bacio?

Un bacio sulle labbra?

Il mio primo bacio dato a uno sconosciuto che rispettava tutte le mie preferenze estetiche?

Mi avvicinai e gli diedi un bacio veloce, per poi ritrarmi subito dopo.

Non era successo niente. Era solo un contatto tra due labbra. Non significava nulla.

Eppure avevo improvvisamente caldo. Che mi fosse venuta la febbre?

- Brava - mi sussurrò di nuovo.

- Scusa, prima volta - sussurai a mia volta.

Tornai velocemente al mio posto e guardai di nuovo verso Sofia che mi fissava con una faccia sornione e faceva un cuore con le mani.

Con le labbra mimò "Ship".

Credo di essere diventata ancora più rossa di prima e maledissi mentalmente quella ragazza e me stessa per averla introdotta al mondo dei fandom.

Scossi la testa decisa, i capelli sciolti che seguivano disordinatamente quel movimento deciso e indeciso allo stesso modo.

Non poteva esistere una ship per così poco. Ma quante volte avevo shippato gente per meno?

Allo stesso modo, lei sapeva che quello era stato il mio primo bacio e che sarebbe sempre stato impresso nella mia mente e nel mio cuore.

Con la cosa dell'occhio, notai un paio di volte Gianni guardarmi, ma feci finta di nulla, troppo imbarazzata. Avevo sbagliato qualcosa?

La serata passò in modo più tranquillo dopo quel bacio, almeno per me che avevo abbandonato a giocare subito dopo.

Quando ce ne andammo, io e Sofia e il suo ragazzo, lei mi prese a braccetto e mi sussurrò, mezza ubriaca. - Noi due dobbiamo ancora parlare.

Sospirai e le presi di mano le chiavi della sua auto. - Vi accompagno io, ubriaconi. Andiamo.

Pregai con tutto il cuore che l'alcool che aveva bevuto fosse abbastanza per farle dimenticare quello che era successo quella sera.

02/01/2016

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