La maledizione del manicomio

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Concorso Fantasticando

Step 2 ~ La maledizione del manicomio

Nessuno avrebbe mai creduto che Tim ritornasse in quel luogo, nemmeno lui.

Sapeva di essere scampato per miracolo alla morte.

Sapeva di non dover giocare di nuovo con la sorte.

Ma, semplicemente, non poteva.

Doveva ritornare nel luogo che tanto lo aveva distrutto, rubandogli la sua vita quotidiana, i suoi sogni da ragazzo in fase di ribellione, le sue cotte non ricambiate, il proprio futuro.

Gli avevano rubato tutto. Tutto quanto era sparito in un battito di ciglia, in cui lui si era trovato tra il confine della vita e della morte.

Molto probabilmente, quella seconda volta non sarebbe sopravvissuto.

Però si trovava di nuovo là, davanti a quello che veniva considerato "la bocca dell'inferno, l'ingresso per il luogo del non ritorno". Quello che avrebbe dovuto essere un ospedale psichiatrico, ma che in realtà era un luogo di tortura, un luogo in cui le persone considerate "matte" erano rinchiuse.

Chi ci entrava, non ne usciva più.

Né prima, né dopo la chiusura del manicomio.

Tim entrò dalla porta principale, le orecchie e la coda abbassate. Quel luogo lo aveva sempre reso nervoso. Forse per l'aura tetra che emanava, o forse per le dicerie che circolavano su esso. Non lo sapeva.

In quei mesi, tutto era rimasto al suo posto. La sedia a rotelle dell'ingresso si trovava sempre davanti a quello specchio mezzo rotto, e, per un attimo, Tim intravide una donna là seduta, con lo sguardo perso nel vuoto, lo sguardo di chi aveva ormai perso la speranza. Vide anche gli stessi inquietanti disegni sui muri, gli stessi letti vuoti, le stesse sedie messe in cerchio nella stanza che si affacciava alla foresta dietro alla struttura.

Gli si rizzò il pelo.

Il sopravvissuto.

È tornato.

È tornato.

Pazzo, vuole morire.

Meglio per noi, banchetteremo con la sua carne e il suo spirito.

Prima Ralph deve farlo tornare umano.

Già, la carne di cane non mi è mai piaciuta.

Centinaia di voci presero vita nella stanza. Erano le stesse che aveva sentito la prima volta, le stesse che per poco non lo avevano ucciso. Sarebbe riuscito a scappare con il proprio corpo umano, ma uno di loro era riuscito a maledirlo, costringendolo a tornare in quel luogo infestato. O morire per mano dei fantasmi, o morire logorato dalla maledizione per poi essere rinchiuso in quel luogo insieme a quei dannati per l'eternità, intrappolato nel corpo di un cane. Quello gli aveva sussurrato Ralph quel giorno. Quello Tim aveva scelto.

Le porte dietro di lui si chiusero, l'aria iniziò a diventare sempre più fredda.

Era arrivato. Il suo dannatore era là, e la fine di Tim vicina.

Finalmente sei tornato.

Una voce tetra, piena di oscurità, placò le voci degli altri spiriti. Con un gesto della mano semitrasparente di Ralph, un ragazzo sui diciotto anni con bellissimi capelli neri e occhi azzurri prese il posto del cane.

E ora, morirai, Tim.

- Dopo vent'anni di attesa, spero che tu sia contento, padre.

Oh, certo che lo sono.

Ralph toccò la fronte del figlio, prendendone la vita.

15/07/2015 

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