Peggio di così non può andare

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Non potevo crederci, mi ero appena scontrata con il ragazzo che mi aveva rubato il cuore alla prima festa nella nuova casa. Sono un disastro, cos'altro potevo pensare? Tutto questo è assurdo, cosa ci faceva lui lì? Non poteva essere quell' Alexander, quel bambino che avevo conosciuto a sei anni e che era diventato il miglior amico di mio fratello. Non mi sono mai sentita talmente umiliata in vita mia. Mi guardo nel grande specchio appeso in bagno: sono orribile, ancora più orribile del normale. Il vestito nuovo tutto bagnato e il residuo di eye liner colava sulle guance. Mi infilo una delle tante paia di pantaloni neri e un maglione di tre taglie in più. Mi pulisco il viso e pettino i capelli che sono l'unica cosa rimasta intatta. Scendo le scale scavalcando la grande vergogna che provavo in quel momento, solo per mio fratello, che ci teneva così tanto a presentarmi ai suoi amici quella sera. Non sono mai stata il tipo da feste. Preferisco stare a casa a leggere o a guardare un film. La prima cosa che noto è lei, la ragazza di Alexander. Truccata e ben vestita è ancora più bella di quanto già non lo sia appena uscita dall'acqua. Avvinghiata a lui naturalmente, che non smette un attimo di guardarla. Poi si gira verso di me. Io abbasso lo sguardo. Ma lui non ci bada, sta venendo dritto verso di me lasciandola a bocca spalancata a guardare la scena. «Io..mi dispiace per prima..non volevo..davvero» qualcosa mi impedisce di muovere un solo muscolo e rimango lì zitta a fissare i suoi bellissimi occhi blu cobalto. «Non..non fa niente.» riesco a biascicare. Poi vedo subito lei che si dirige verso di noi. Bel casino. «Alexander, non mi presenti la tua nuova amica?» gli chiede sorridendo. «Lei è Victoria, la sorella di Marco.» «Allora sei tu la sorellina di cui ci parla sempre!» Anche il suo sorriso è bellissimo, quasi accecante. Ora capisco perché una come me non può minimamente pensare a uno come Alexander. «Allora.. Ci vediamo..» conclude lui. Sorridendo. E dio, era semplicemente meraviglioso quando sorrideva, gli si formava una leggera fossetta sulla guancia destra e i suoi occhi erano pericolosamente fantastici. Annuii soltanto, persa in lui.
Il giorno dopo avrebbero avuto l'ultima gara della stagione, ma io non ci andai.

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