Roma era di gran lunga la più bella delle città, non potevo perdermela. Cero stato tante volte, con mia madre, faceva molti concerti a Roma e per un motivo o per un altro eravamo sempre qui.
Della gara non me ne importava niente, il che era anormale, ma per quanto possa prendere seriamente la mia carriera da nuotatore, non potevo farmi sfuggire un weekend con Victoria.
Avevo un bisogno interno di stare con lei, qualcosa di soprannaturale. Quello stesso bisogno che mi spingeva a fare cose assurde, come saltare la gara è sedermi vicino a lei in aereo.
È una sensazione diversa quella che provo quando sono con lei, nuova.
Così non perdo l'occasione di farle da Cicerone per un pomeriggio.
«Allora, facciamo un giro?» le chiedo appena scende nella hall.
«Va bene.»
«Sei mai stata qui?»
«No.» rispose lei titubante.
«Perfetto, allora hai bisogno di una guida. E per fortuna ci sono io.»
Accenna a una risata.
«La modestia non è proprio il tuo forte, non è così?»
Le strizzò l'occhio e usciamo dell'hotel, io e lei soli, per la prima volta.
«Ci sono tre cose che devi assolutamente provare a Roma, altrimenti non puoi dire di esserci stato.»
«Sarebbero?»
«Pizza, giro in barca sul Tevere..»
«E?»
«La terza è una sorpresa.»
«Così non vale!»
«Ti piacerà...»
Visto che avevamo saltato il pranzo cominciammo con la pizza.
Entrammo in una pizzeria di Campo di Fiori molto piccola, ma piena di gente che entrava e usciva con in mano buste che emanavano un profumo delizioso.
Da sempre era la mia preferita. Presi due tranci e uscimmo.
Victoria iniziò a mangiare il suo seduta su una fontana di fronte.
Gli unici rumori erano l'acqua che scrosciava e lo scricchiolio della carta.
I capelli le ricadevano davanti, così le sistemai una ciocca dietro l'orecchio.
Mi guardò e sorrise, senza smettere di mangiare.
Le sue labbra, così gonfie e rosse, erano difficili da resistervi.
Ma che mi era preso?
Mi ritrovai tutto d'un fiato a Roma, a pranzare con la sorella del mio migliore amico, mentre sarei dovuto essere a Bologna con la mia ragazza, per piazzarmi al campionato nazionale.
In fondo sapevo che non avrei mai voluto essere in altro posto che quello.
Il tempo passava in fretta, così tra shopping e risate arrivò l'ora di cena.
Tornammo in hotel per le otto.
«Grazie..»
«Grazie a te per il bellissimo pomeriggio.» risposi.
E ognuno si diresse verso la propria stanza.
All'ora di cena eravamo tutti scesi nella sala ristorante tranne Alice e Victoria.
Ad un certo punto mi girai e la vidi.
Vidi solo lei. Indossava un abito nero, lungo fino ai piedi, e sulla schiena era interamente decorato di pizzo.
Il suo sguardo puntava dritto verso il mio, e non potevo non capire in che modo mi guardava. Scendeva ogni scalino strisciando una mano sul corrimano, mentre i morbidi boccoli neri le ricadevano sui fianchi.
Era semplicemente bellissima e per tutta la serata non pensai neanche un attimo ad Arianna.
STAI LEGGENDO
Sei il mio respiro
ChickLitDue cuori che battono all'unisono La speranza di una vittoria dopo un mare di sconfitte Accorgersi che c'è qualcosa in questa vita, per cui vale la pena andare a avanti. Victoria è apparentemente una normale sedicenne, ma gli altri non sanno niente...