Bussarono alla porta di camera mia, e senza aspettare una risposta entrò una ragazza dai folti capelli biondi. «Alice che ci fai qui?»
«Sorpresa!» Appoggiò un grosso scatolone sul letto e una borsa, da cui estrasse tanti piccoli astucci e infine aprì la scatola. Dentro c'erano due abiti. Uno nero e uno rosso. Mi porse quello rosso.
«Che cos'è?» chiesi imbarazzata.
«Il tuo abito per la festa. Sveglia è già sabato sera, e dato che chi tace acconsente mi sono presa la libertà di prenderti questo vestito, spero che ti piaccia.» Non potevo fare a meno di sorriderle.
«Alice, io non sono un tipo da feste, insomma, faccio sempre qualche terribile figura» ammisi ripensando all'ultima volta.
«Non importa, e poi abbiamo queste!» Tirò fuori anche due maschere bellissime, dimenticavo, è una festa in maschera.
«Avanti provalo.» Lo indossai. Non potevo dire di no, dopo quella che aveva fatto per me. Era un abito stupendo, non ne avevo mai indossato uno così, non perché non volessi, ma non ne avevo il coraggio. Era color bordeaux aderente sulla vita con la gonna a trapezio e il pizzo sul petto. Era anche molto corto, a malapena arrivava alle ginocchia. Forse mi accorsi quella sera per la prima volta, di quanto sottili fossero le mie gambe. Non avevo più avuto il coraggio di guardarle. Così mi affidai completamente ad Alice che mi truccò e mi raccolse i capelli in una treccia di lato. Anche lei era stupenda, nel suo cortissimo vestito nero. Ci infilammo le maschere nere, che ci coprivano soltanto gli occhi: eravamo irriconoscibili.
Marco ci accompagnò alla festa sempre più stupito di me. La scuola pullulava di ragazzi mascherati, forse eravamo arrivati in ritardo. Mio fratello sparì dopo avermi fatto troppe raccomandazioni e Alice si affrettò ad andare a prendere da bere. Così io rimasi sola nell'angolo dell'enorme salone vittoriano adibito a sala da ballo. Non avevo mai visto quest'ala della scuola e devo ammettere che era davvero molto elegante. Poi lo vidi venire verso di me. Era Alexander non c'erano dubbi. Lo riconobbi dagli occhi blu intenso che mi fissavano, ma in modo diverso dal solito. Indossava uno smoking nero e devo ammettere che gli stava davvero benissimo. «Balliamo un po'?» Alexander aveva chiesto a me di ballare con lui. Non potevo crederci. Forse era tutto un sogno. Dovevo svegliarmi subito. Non poteva essere vero. Poi mi prese la mano e capii che non stavo affatto sognando. Stavo ballando con Alexander al centro di una sala magnifica con indosso un vestito da favola sulle note di 'Hands of love'. Poi avvolse le sue enormi braccia intorno alla mia schiena, le sue mani sul mio viso, che si avvicinava pericolosamente al suo. E poi è successo quello che non avrebbe mai dovuto succedere. Le sue labbra calde, si posarono sulle mie. E cominciarono a baciarmi dolcemente, lentamente, quasi come se si stesse nutrendo di me. E continuava, continuava a baciarmi ignorando tutto il resto. Non esisteva più Arianna, non esisteva più Marco, c'eravamo solo noi due in quella tiepida notte di settembre.
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Sei il mio respiro
ChickLitDue cuori che battono all'unisono La speranza di una vittoria dopo un mare di sconfitte Accorgersi che c'è qualcosa in questa vita, per cui vale la pena andare a avanti. Victoria è apparentemente una normale sedicenne, ma gli altri non sanno niente...