XI ⚜️ Come una bambola di porcellana

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Malphas' POV

Procedemmo cauti come spie, mentre salivamo le scale dei vari piani dell'istituto. Continui scricchioli si facevano largo nell'imponenza di tutto l'edificio, mentre camminavamo circospetti. Charlotte era di fianco a me, i suoi piccoli passi che tentavano di seguire i miei. Rallentai, per permetterle di stare al passo e, se lo notò, non disse nulla. Pareva morta: non parlava e non emetteva alcun fiato, solo qualche lieve sibilo quando espirava col naso. Era gradevole, mi ricordava il russare sommesso di Morgana quando dormiva. Mi mancava stringere il suo corpo di donna al mio, non con affetto fraterno ma primordiale ed intensa passione. Quelle sensazioni parevano lontane anni luce in quel momento, appartenere ad un'altra vita.

Bastava pensare ai baci fraterni che mi aveva lasciato la mia gemella durante tutto il tragitto. Bramavo di stringerla a me, possessore e dominatore come non mai. Con Charlotte era tutto diverso: lei era fragile come una bambola di porcellana, perché nonostante la sua maschera cinica ed altera c'era molto altro. Qualcosa di doloroso ed insormontabile che teneva nascosto dentro di lei, nei profondi più reconditi del suo animo. Mi era bastato uno sguardo per capirlo, ma non quando l'avevo scorta a sfregiarsi la pelle diafana con la lama di un pugnale, ma durante la cena quando era seduta di fronte a me. I suoi occhi arcuati da cerbiatta mi erano sembrati una muta richiesta d'aiuto.

Era celata bene, ad una prima occhiata non l'avevo scorta. Mi era bastato scorgerla a guardare la sua amica, Althaea, che conversava amabile con tutti coloro vicino a lei, mentre lei si manteneva rigida e fredda, a tratti inerme, però. Nemmeno il fratello Lucio pareva averlo capito, la sua preoccupazione non era dettata da amore fraterno intenso, era banale e ridicola. Il rapporto che correva tra i due era ricolmo di insidie apparentemente piccole, gravato anche dalla presenza di Hunter. Dalla conversazione spicciola che avevo sentito da Lucio ed Hunter non correva buon sangue con Charlotte, come se fosse la persona più orribile esistente nella faccia dell'universo.

«Sei silenzioso» osservò lei d'un tratto, guardandomi fisso.

«Riflettevo su quello che mi hai detto e che penso di aver capito di te» dissi, sincero. Reclinò la testa di lato e sorrise, impercettibilmente.

«Sono divenuta un libro aperto per te? È confortante sapere che una persona che mi conosce a malapena sappia più cose di me dei miei stessi familiari. Questa è la prova del dolce amore di cui sono circondata, ed è anche uno dei motivi per cui, be', mi hai trovato nell'armeria» mi rivelò leggermente diffidente. Questa è la prova del dolce amore di cui sono circondata, aveva detto. Quindi, oltre ad un rapporto teso col fratello anche con i genitori.

«Sei invidiosa di tuo fratello?» azzardai. «Vorresti essere al suo posto, governare il regno degli Inferi?» A quella domanda mi guardò stupita, per poi ridermi in faccia. Ridere di gusto tra l'altro, magari col rischio di farci scoprire. Le feci un tenue cenno di calmarsi e lei annuì, sistemandosi una ciocca di capelli rosso fuoco dietro l'orecchio.

Angeli & Demoni: l'AccademiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora