Capitolo 22

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"Credo che potrei davvero ucciderla" commentai guardando il culetto secco di Jessica sculettare via. Si mise seduta ad un tavolo con le sue amichette e lanciò un'occhiata a William, poi disse qualcosa alle altre galline e ridacchiò. Lanciai uno sguardo dispiaciuto a William "hai una nuova fan" lui la guardò con una smorfia schifata "è rinsecchita, ho visto mummie più dotate di lei" una risata genuina mi uscì dalle labbra a quel commento. Quando notai che mi stava guardando con occhi pigri, capii che stava pensando a ciò che mi avrebbe fatto più tardi. Quel ragazzo troppo bello per essere vero mi aveva vista nuda più di quanto aveva fatto mia madre quando ero piccola, eppure non mancai di arrossire sotto quei cieli stellati "ti posso fare una domanda anche sapendo già la risposta?" chiese sorridendo continuando a giocare con le mie dita "si, certo". La sua lingua guizzò sulle labbra "cosa sceglieresti tra biscotti al cioccolato e brioche integrale?" sbuffai divertita "i biscotti, è ovvio, specialmente quelli con il ripieno di cioccolato dentro, quelli sono i migliori" un sorrisetto volò sulle sue labbra "pasta bianca come un albino senza niente di niente o carne al sangue con le patatine?" alzai le spalle "mi sembra ovvio che sceglierei la carne al sangue con un bel po' di patatine, poi se fosse un hamburger ancora meglio" un'altro sorriso, più grande del primo "insalata o pizza?" ridacchiai stringendo la sua mano "la pizza, sempre e comunque, ma perché queste domande? Vuoi mettermi a dieta? Perché non esiste che io cominci una fottuta dieta" questa volta, invece di sorridere si aprì in una risata colma di divertimento, ed era così bella che mi vibrarono i timpani. Vibrò anche qualcos'altro, ma a ciò avrei prestato attenzione più tardi, nel suo letto "mi spieghi allora?" insistei mentre lui tornava alla solita calma "volevo sentirti dire che non farai mai una dieta" mi accigliai, cercando di capire perché me lo volesse sentire dire se sapeva già che non lo avrei mai fatto "sapevi già che non farei mai una dieta" lui annuì facendosi serio, poi lanciò un'occhiata ombrosa a Jessica "tu non hai idea di quante ragazze devo portare dall'altra parte perché credono di dover dimagrire, ragazze come quella". Gli presi anche l'altra mano e le strinsi entrambe "io non corro nessun pericolo va bene? Io non farò mai una dieta, mangerò sempre come una morta di fame tanto vado a correre tutte le mattine e in più scopiamo come conigli, quindi non rischio niente; anzi, questa sera mangerò talmente tanto che dopo dovrai darti molto da fare" il suo sorrisetto mi fece fremere, e i suoi occhi si spostarono verso il basso, puntandosi sui miei seni messi in risalto dal vestito "mi darò molto da fare, stai tranquilla". Di fatto, quella sera mangiai davvero come un dinosauro, e William non fu da meno. Notai che ogni tanto Jessica guardava William come se fosse un dio, e guardava me come se fossi la sua acerrima nemica e con una punta di fastidio mentre mangiavo. Troia. Mangia di più e rompi di meno. Quando ci alzammo per uscire, William mi aiutò a mettere il cappotto leggero. Nel farlo, le sue labbra mi sfiorarono l'orecchio e mi sussurrò una cosa talmente eccitante che arrossii fino ai capelli. In macchina, ero così agitata che saltavo sul sedile "perché non ti calmi?" mi chiese il mio ragazzo con voce tranquilla "come faccio a calmarmi?" mi voltai verso di lui "respiri profondi?" tentò fallendo miseramente. Respiri profondi. Davvero? Io avrei proposto un orgasmo. Dal nulla, un camion spuntò dietro di noi e ci venne addosso. Il tempo di un respiro, e l'auto volò. Dopo lo scontro con il camion, il silenzio regnò sovrano, nessun rumore a spezzare la quiete, poi lo schianto dell'auto sull'asfalto, il parabrezza che si sfondava, un dolore lancinante alla testa e un colpo alla parte destra del fianco. Gemetti cercando di aprire gli occhi, ma era così difficile che impiegai diversi secondi per riuscirci. Osservai l'abitacolo dell'auto. Era distrutta. Il parabrezza era sfondato, la mia cintura di sicurezza si era strappata all'altezza della spalla, così avevo sfondato il parabrezza e i vetri erano rotti. Dovevo uscire di li, ma non sapevo dov'era William. E se era ferito? La morte non poteva essere ferita mortalmente vero? Poggiai le mani sul tettuccio dell'auto ribaltata e spinsi per tirarmi su. Un odore di rame aveva riempito l'auto e sentivo caldo. Mi ferii le braccia e le mani nel tentativo di sollevarmi. Gemetti a causa di un dolore pulsante alla testa. Cercai di giurarmi per arrivare al finestrino. Potevo uscire solo da li. All'improvviso, un odore di benzina impregnò l'aria e io ansimai per il terrore. Non sarei sopravvissuta ad un'esplosione. Non era possibile. Mi tirai con tutte le mie forze fuori dalla macchina e cercai di mettermi in piedi. Non fu facile, considerato che avevo i tacchi. Avrei potuto toglierli, ma ero talmente stordita che non ci pensai. Dovevo solo allontanarmi dall'auto il prima possibile e il più lontano possibile. Barcollai finché non arrivai a duecento metri di distanza,ma l'auto scoppiò solo dopo. William non era da nessuna parte. Era sparito. L'idea che gli fosse successo qualcosa mi fece cadere in ginocchio. Strinsi la testa e caddi su un fianco. Non sentivo più niente, non mi ero nemmeno resa conto che l'onda d'urto dell'esplosione mi aveva atterrata e che non sentivo nessun rumore a causa di dell'onda. Ansimai al dolore pulsante alla testa e mi rannicchiai sul prato al limitare del bosco. Sentivo le costole rotte, sentivo che i lividi si stavano formando su tutto il lato destro del corpo e sentivo anche il sangue che usciva dalla ferita alla testa. Mi rannicchiai ancora di più gemendo per il dolore. Non sentii subito i passi calmi che si stavano avvicinando a me. Non era William. Lo avrei riconosciuto. Distinsi una voce, ma non le parole. Una mano mi accarezzò la coscia, ma ero troppo scossa e debole per difendermi. Quel tratto che avevo percorso mi aveva sfiancata. La mano girò verso l'interno coscia e salì verso l'alto. Cercai di allontanarmi, ma il mio corpo non rispondeva ai miei comandi. Una risata al mio orecchio e una mano sul seno. Non riuscivo a fare niente a parte rannicchiarmi su me stessa, e i singhiozzi cominciarono ad uscirmi di bocca. "Questa volta non riuscirà a salvarti" distinsi a fatica quelle parole, ma riconobbi Guerra. Mi strinse il seno troppo forte e piansi di dolore, la gola troppo secca per urlare. Senza nessun preavviso, il gelo calò su di noi. Un gelo che per me era gratificante per ovvi motivi, ma Guerra scattò sibilando. Quel gelo scacciò il caldo che mi opprimeva, e soprattutto sapevo che era William. "Come hai fatto a liberarti?!" strillò Guerra al cielo e io mi sforzai di aprire gli occhi. In fondo alla strada, una figura incappucciata era in sella ad un cavallo nero come la pece. La testa china si sollevò e potei vedere anche da quella distanza due bagliori rossi dietro al cappuccio. Il cavallo cominciò ad avanzare verso di noi a passo calmo, senza fretta. Spostai lo sguardo su Guerra. Fissava William con odio tale che avrebbe sciolto la pietra. Cercai di allontanarmi, ma appena mossi testa giro così violentemente che tornai a rannicchiarmi. Fissavo William, perché anche con quell'aspetto terrorizzante avevo bisogno di un suo abbraccio. Stupidamente cercai di alzarmi, e ci riuscii, ma appena feci un passo verso William caddi in ginocchio, la testa che pulsava ancora più di prima. L'unica cosa che potevo fare, era strisciare lontano da Guerra. Ci provai, e ci riuscii per i primi tre metri prima di fermarmi sull'asfalto. Ansimai prendendo aria, ma una mano mi afferrò la caviglia e mi trascinò indietro. Sentii il vestito strapparsi sul fianco sinistro e la pelle lacerarsi e strapparsi. Mugolai di dolore e implorai William di fare in fretta "dove credevi di andare?" disse Guerra prendendomi per i capelli e tirando. A quel punto urlai di dolore alla testa "cosa farà William quando ti avrò spezzato il collo? E' talmente lento che faccio in tempo ad ucciderti tre volte" lo fissai con disprezzo e gli sputai in un occhio. Centro perfetto. "Vaffanculo pezzo di merda" un pugno mi arrivò dritto sopra l'occhio e io caddi a terra. "Che cazzo gli importa di te? E' sparito, se ne è andato, e tu questa notte morirai e il tuo sangue..." prima di finire, fece un volo ed atterrò talmente lontano che mi chiesi se avessi la vista sballata. Alzai lo sguardo e vidi William, in piedi sopra di me ancora incappucciato. Non riuscii a parlare, gli occhi mi si chiusero ma sentii quelle sfere infuocate addosso. Cercai di aprire gli occhi, ma sentii delle braccia sollevarmi e per un attimo fui cullata dal calore di William. Mi strinsi a lui, cercando di nascondermi sotto a quel mantello, ma fui adagiata su un letto di foglie. Allungai le braccia verso la figura incappucciata che si allontanava implorandolo con gli occhi di non lasciarmi li, e per un attimo indugiò, ma poi mi spinse piano a terra e si sollevò. Lo guardai andare dritto verso Guerra, che stava facendo la stressa cosa. Li guardai scontrarsi con forza sufficiente a sollevare un tir, ma non ebbi abbastanza forza per guardare altro. Rimasi ad occhi chiuse finché non ritrovai la forza per aprirli. Ma non sentivo più niente, solo una risata maniacale. Era quello stupido di Guerra, e William era poco lontano, steso a terra con una lama che gli attraversava il busto in diagonale dalla spalla destra all'anca sinistra e gli impediva di alzarsi. I pochi gemiti di dolore che riuscivano ad uscire dalle sue labbra sporche di sangue e la smorfia sul suo viso mi bastarono per ritrovare le energie. Mi levai le scarpe e staccai il tacco ad ognuna. Mi alzai e barcollai silenziosamente verso Guerra. Si stava sganasciando dalle risate, la testa gettata indietro e gli occhi chiusi. Questo significava una certa vulnerabilità, considerato che non poteva vedermi, sentirmi e difendere il petto esposto. Così mi gettai su di lui, conficcando il tacco dodici nel suo cuore sfruttando tutto il mio peso. Ed ecco che il mio rifiuto per la dieta dava i suoi frutti. Il tacco trapassò fino in fondo il cuore di Guerra, che si zittì all'istante. Mi allontanai in fretta provocandomi un giramento di testa, ma non caddi. Volevo vedere come moriva. Prima di fare la fine di un gelato al sole del deserto, guardò il tacco, mi diede della stronza e cadde a terra. Sembrava la scena di un film. Peccato che non aiutai William ad alzarsi e non me ne andai come un'eroina, ma caddi a terra come un pupazzo. Imbarazzante. Prima di toccare terra però, sentii un paio di braccia afferrarmi e stringermi. 


Quando aprii gli occhi, riconobbi all'istante il soffitto della camera di William. Battei le palpebre e cercai di girare la testa di lato, ma mi venne la nausea al più piccolo movimento. "Stai ferma, tra poco ci riuscirai" una voce roca e famigliare attirò il mio sguardo al mio fianco. William era seduto sul letto e mi fissava con occhioni felici e preoccupati. Mi guardai, e notaio che ero sotto parecchie coperte al centro del letto adagiata su cuscini soffici soffici. "Cos'è successo? Perché mi fa male la gola? Oddio, Sono caduta dal letto mentre ti davi da fare e ho battuto la testa vero? Oh, sono una pessima fidanzata come si fa a..." le sue labbra sigillarono le mie prima che potessi finire di parlare "non sei caduta dal letto, hai ucciso Guerra dopo che ci ha mandati fuori strada". All'improvviso ricordai tutto. L'incidente, William stile Darth Vader, Guerra stile Psycho e il tacco. Wow. "Hai ucciso Guerra con il tacco della scarpa Nastasia" alzai gli occhi verso di lui "non andava bene?" chiesi con il labbro tremolante e lui batté le palpebre "lo hai ucciso, solo che se ci penso mi viene da ridere" mi rabbuiai "e perché ti viene da ridere?". Ridacchiò baciandomi la fronte "non mi sarei mai aspettato di vedere Guerra morire per mano tua, specialmente con un tacco come arma...sei creativa tesoro". Un altro bacio sulla fronte che mi fece sorridere. Un bacio sulla punta del naso e uno sulle labbra. Le sue mani mi circondarono il viso e poggiò la fronte contro la mia "ti amo Nastasia" sorrisi ancora di più. Sicuramente gli sembravo una drogata. "Ti amo William...adesso fai il bravo fidanzato e porta alla tua ragazza un succo" "subito". La vita era bellissima.




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