Epilogo

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"Ma sei sicura?" 

"Si, assolutamente"

"Potresti pentirtene"

"Lo so, William"

"E lo vuoi fare comunque? Fa molto male se non lo alleni prima e potrei farmi male anche io"

"Ma che male potresti provare tu? Ti limiti ad infilarlo dentro"

"Rimarrai sorpresa di quanto male potrei farmi, io lo metto dentro ma sei tu che lo prendi, e potrebbe farsi male anche il mio letto". Fulminai William. Se non si decideva ad imboccarmi quel fottuto cucchiaino di salsa iper piccante gli avrei azzannato un dito. Dopo tre giorni dall'incidente stavo bene, ma lui continuava a ripetere che doveva aiutarmi. A mio padre e a Cam piaceva da matti vederlo così schiavizzato, ma non sapevano che si era schiavizzato da solo. William mi aveva informato che avevo dormito per due giorni a casa dei miei genitori, ma alla fine mamma aveva voluto che fosse lui a prendersi cura di me. Lo adorava come un figlio. "Daiii!" mi lamentai con forza e lui alzò gli occhi al cielo. Mi cacciò in bocca il cucchiaino e gustai la salsa piccante. Era come assaggiare una fiammata, ma quando mi misi in bocca un'aletta di pollo fritta in bocca fu come assaggiare il paradiso e l'inferno insieme. Ora vivevo con William. Avrei usato quel letto ogni notte. "Visto? Nessuno si è fatto male" alzò gli occhi al cielo mangiando una patatina "scusa se non mi piace correre certi rischi, si parla del mio letto dopotutto, e se avessi sputato tutto sul materasso?" alzai un sopracciglio "se lo avessi sputato sarebbe finito su di te". Mangiò un'altra patatina "visto? Allora correvo un pericolo" sbuffai e lo spinsi via "mi hai promesso che questa sera mi porti a New York" dissi piantando un dito nel suo petto. Mi afferrò il braccio e mi attirò a sé, e sorrise quando il mio seno, nudo sotto la sua maglietta, premette contro il suo petto "ti porterò ovunque tu voglia...con un orgasmo potrei portarti anche su un altro pianeta". Dio, quanto lo amavo.





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