L'asta

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Mi dirigo nel bagno della camera guardando i vestiti che ho tra le mani e che, sfortunatamente, sono obbligata a indossare. Metto velocemente, per quanto mi sia possibile, il reggiseno. Accipicchia quanto è scomodo questo coso. Per farvi capire meglio, io non ho mai messo un reggiseno in tutta la mia vita e onestamente non credo che mi serva. Ma guardatemi, se Dio vuole avrò massimo una seconda scarsa. Dopo centinaia di tentativi andati a vuoto riesco finalmente ad allacciare in gancetto del reggipetto a mio avviso un pochetto imbottito e a mettere successivamente la maglietta col pizzo che lascia intravedere, aimé, il decolté. Infilo le mutande rapidamente e i jeggins attillati, credo proprio siano l'unica cosa che mi piaccia di questo autfit. Mi guardo allo specchio notando sul mio viso delle occhiaie abbastanza evidenti, eppure pensavo di aver dormito bene, evidentemente mi sbagliavo. Come capigliatura porto delle treccine lunghe che sono riuscita a farmi fare la settimana prima con i soldi avanzati.

Mentre continuo a rimirarmi nello specchio sento improvvisamente un bussare frettoloso che mi costringe a rimettermi sull'attenti. Apro la porta trovandomi davanti una ragazza a dir poco bellissima, proprio da togliere il fiato. E questa gente vorrebbe che io fossi il loro milione? Mi faccio piccola piccola e apro la bocca pronta a dire qualcosa, ma da quest'ultima escono solo degli strani mugolii.

-Ciao, sono venuta ad avvisarti che tutte ti stiamo aspettando nella sala trucco.- mi guarda sorridente trasmettendomi allegria nonostante la situazione tutt'altro che piacevole nella quale mi trovo.

-Okay... sono pronta.- esco dal bagno chiudendomi la porta alle spalle. Usciamo dalla stanza camminando per dei corridoi stretti e cupi. Fino a quel momento non avevo notato che il colore predominante in quella struttura fosse il grigio, diciamo che hanno pessimi gusti in fatto di colori. Camminiamo per circa dieci minuti in totale silenzio mentre siamo circondate, invece, da un'onda di persone occupate a fare qualcosa. Perché sono tutti agitati? Sto per fare la stessa domanda alla ragazza al mio fianco quando, invece, sento la sua voce rivolgersi a me.

-Comunque mi chiamo Isabelle, ma per tutti sono Bella.- mi fa un occhiolino.

-Tu invece?- mi guarda con sguardo curioso, quasi ammirata.

-Io sono Olga, ma di solito non mi chiamano.- dico con una certa nota di sarcasmo misto a rammarico.

-Olga... mi piace come nome! Da quanto sei qui? Non ti ho mai vista.-

-In realtà mi hanno rapita ieri sera.- do una certa importanza al verbo "rapita" per farle fapire meglio la situazione. Mi sorride, pazzesco. La mia storia le fa tanto ridere?

-Non devi avere paura. Io sono finita qui più o meno alla tua età, circa tre anni fa e la pensavo esattamente al tuo stesso modo. Ora ho diciotto anni e mi occupo di quelle come te. Delle sbandate, delle reiette. Di quelle che non vengono accettate. Perché pensate che vi facciamo un torto? Noi vi facciamo solo un favore portandovi qui. La maggior parte delle ragazze che vengono prese sono proprio come te, identiche oserei dire. Ragazze senza un tetto sulla testa, magari scappate di casa, delle drogate o delle pushers. Vi aiutiamo a trovare un'altra famiglia e un'altra casa. Certo, questo comporta dei sacrifici.... ma non c'é bianco senza nero, no? Cavolo, ma come fate ad essere così cieche? Siamo come delle mamme per voi. Dovete solo ringraziarci.- il suo umore passa repentinamente dallo stupito all'arrabbiato.

-E pensate che la soluzione migliore sia venderci come degli oggetti? Come schiave del sesso? Io non credo che questa sia la risposta giusta. Siete solo dei pazzi.- e io che pensavo fosse simpatica, scopro molto spesso di sbagliarmi sulle persone.

-Non puoi capire tu, sei ancora troppo giovane.- sono sul punto di ribattere quando vengo strattonata e portata in una stanza simile ad un grande camerino e costretta a sedermi su una sedia.

-Bella come mai tanto ritardo? Lo sai benissimo che le ragazze devono essere pronte entro un'ora.- la donna di questa mattina usa un tono glaciale nei confronti di Isabelle. Povera ragazza, infondo non è colpa sua, ma di questi mostri che le hanno fatto il lavaggio del cervello facendole credere che tutto quello che facciano sia lecito e legittimo, tutte cavolate.

La donna dietro di me inizia a mettermi a posto i capelli e un'altra inizia a truccarmi e profumarmi. Sembra quasi di essere una star del cinema con tutte queste attenzioni. Veramente buffo.

Dopo un'ora esatta di trucco, parrucco ed esercizi sui tacchi veniamo condotte su un palco illuminato da una luce bianca e davanti a noi il nero come se questi presunti clienti non vogliano farsi vedere. Vigliacchi.

La maggior parte delle ragazze avranno meno di diciotto anni, ma penso di essere la più giovane tra di loro. È davvero così imbarazzante dover sfilare per delle persone che neanche vedi.

-Buona sera a tutti! Eccoci qui nell'unica asta di Kajirae al mondo. Quest'anno, tuttavia, abbiamo della carne fresca, anzi direi molto fresca e, soprattutto, esotica.- le parole del presentatore illuminato da un fascio di luce vengono seguite dagli applausi del "pubblico" e da qualche commento di sottofondo.

-Quindi se siete tutti d'accordo io darei pure inizio alla ventesima asta di Kajirae! Partiamo con la sfilata.- una musica sensuale e lenta viene riprodotta in tutto l'abitacolo in cui ci troviamo e le luci vengono, finalmente, accese.

La Venere neraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora