Sete

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Mi girai immaginando già il suo sguardo cupo e pieno di rabbia. Decisi che lo avrei affrontato e che, questa volta, avrei difeso la mia causa.

- avevo sete, sono scesa giusto per bere un po' d'acqua - sorrisi, anche se il suo sguardo mi ricordò subito qual era il mio posto all'interno di quell'abitazione.

- bastava che me lo chiedessi, perché devi sempre fare tutto di testa tua? - vidi nel suo sguardo molto nervosismo, anche se cercò di nasconderlo davati a Christian.

- Christian, abbiamo bisogno di te di là. -

- Certo amico, le ho solo mostrato la strada per la cucina. Ci vediamo fuori? - sorrise, questo ragazzo non ha mai smesso di sorridere.

- Sì, arrivo subito. - un silenzio glaciale ci investì, fui quasi tentata di scappare ma dove sarei potuta andare? No, era un mio diritto quello di muovermi liberamente per quella casa. Iniziai ad incamminarmi verso la porta di uscita, ma venni subito strattonata. Sentii ogni forza che mi aveva condotta fino a quella cucina abbandonarmi, un dolore intenso mi investì il braccio e il polso. Non ebbi la forza di urlare, lo guardai solo, spaventata come mai prima d'ora.

- Olga, vuoi davvero sfidarmi? - lo disse con una cattiveria che non credevo appartenergli, quasi come se volesse dimostrare qualcosa. Mi vennero i brividi, strinse ulteriormente il mio braccio provocandomi un dolore pungente, secco. Lo guardai sconvolta, una lacrima mi scese lungo la guancia. Non dovevo piangere, per lo meno non a causa sua.

- Perché ti ostini a comportarti in questo modo? Non mi ascolti né mi ubbidisci quando ti chiedo di farlo. Non mi piace usare le maniere forti, ma mi obblighi ad essere duro con te. -

Lacrime amare solcarono il mio viso, non riuscii a vedere nulla se non il suo viso sfocato. Non emisi un suono, nemmeno un singhiozzo. Piansi in silenzio sotto il suo sguardo.

- Tu invece devi capire che io non sono un robot, che non eseguo ordini. E sai pure una cosa? Mi fa schifo il solo fatto che tu pensi di avere qualche diritto su di me. Non lo sopporto, ti odio! - strattonai il braccio il più forte possibile, mi feci pure male ma non mi importò. Iniziai a correre verso la porta di casa e mi fiondai immediatamente fuori. Sentii delle urla disumane alle mie spalle, temetti veramente per la mia vita.
Il cuore palpitante, sentii i battiti rimbombarmi nelle orecchie, il fiato corto e le gambe molli. Mi scontrai sul petto di qualcuno e rimasi ferma. Alzai lo sguardo trovando gli occhi preoccupati di Nicolas. Sgranai gli occhi e feci per allontanarmi, ma mi bloccò. Rimasi spiazzata, non capii.

- Cosa succede? Non ho mai visto Justin così arrabbiato. - mi rivolse uno sguardo serio, direi anche preoccupato.

- Mi stava facendo male e me sono andata - cercai di spiegare l'accaduto.

- Non scappare da lui, lo farai solo infuriare maggiormente. Non ti farà mai del male, cerca solo di intimidirti. Tu rimani qui, adesso ci parlo io. -

Vidi la sua sagoma allontanarsi, rimasi spiazzata e incredula ancora una volta.

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