Arrivo

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Parcheggiò l'auto in una zona residenziale, sicuramente lontano dal centro della piccola città dove poco prima incontrai gli occhi di Claire. Si voltò e mi rivolse lo sguardo per la prima volta dopo ore, mi sorpresi quando accennò ad un piccolo sorriso.

-Lo so che non vorresti fare questo viaggio​, me ne rendo conto, credimi- fece una pausa e mi guardò attentamente negli occhi. Mi sentivo in soggezione, il suo sguardo bruciò come fuoco sulla mia pelle, ebbi come una sensazione di nausea.

- Per il momento sono disposto solo a dirti che qui a Lousville ti troverai bene. Il vicinato è fantastico, nessuno ti darà fastidio, te lo garantisco - rimasi in silenzio, quasi indispettita.

- Tu pensi davvero che mi preoccupi il vicinato? - feci una pausa. Era una domanda chiusa senza alcuna possibilità di risposta.

- Io sono terrorizzata dal fatto di dover vivere da sola con una persona che non conosco e che per il momento non ha voluto farsi conoscere. Sai cosa trovo ingiusto? Il fatto di essere forzata a farlo. Mi avrai pure comprata ma rimango pur sempre un essere umano, ricordatelo - restò sorpreso e non disse nulla per circa un minuto. Stetti per continuare il mio discorso quando lo vidi avvicinarsi repentinamente al mio viso, persi un battito.

- Ti prego, smettila di farlo - un cipiglio si formò sul suo viso, cominciò ad accarezzarmi la guancia lentamente mentre mi osservava con attenzione.

- Di fare cosa? - lo guardai negli occhi, sapeva benissimo quello che faceva e voleva che lo dicessi io per lui.

- Di guardarmi in questo modo, di toccarmi in questo modo -

- Perché? Hai paura di me? - aspettava una risposta che non avrei saputo dargli.

- Io... - non feci in tempo a terminare la mia frase perché mi baciò d'impeto. Le sue labbra si mossero veraci e decise sulle mie. Cercai di allontanarlo spingendo sul suo torace, ma nulla funzionò, dunque mi arresi all'evidenza: era troppo forte per me. All'improvviso abbandonò le mie labbra e passò al collo. Lo sentii stringere succhiare la pelle incurante dei miei lamenti e del mio dolore. Strinsi forte la sua maglietta di cotone, cercai di farlo smettere in qualche modo. Non volevo che qualcuno ci vedesse e si facesse un'idea sbagliata su di me. Io non ero e non sarei mai stata quel tipo di ragazza, decisamente no.

- Ti prego, non qui - riuscii a sussurrare. Dubitai che mi sentisse, sembrò davvero concentrato su tutto fuorché sulle mie parole. Mi strinse con forza e i suoi baci si fecero sempre più dolorosi e impazienti.

- Justin, ti prego - fu una dolorosa tortura e lui non se ne rese nemmeno conto.

- Tu non puoi neanche immaginare le cose che ti farei - restai impietrita, direi quasi sconvolta. Cercai, con più forza questa volta, di allontanarlo da me.

- Basta! - lo spinsi e uscii rapidamente dal veicolo nel quale rimasi chiusa per ore. Mi sembrò di star finalmente respirando. Sentii le palpitazioni e la paura mescolarsi e diventare un tutt'uno. Non riuscii più a pensare lucidamente e la vista incominciò ad appannarsi come i vetri delle macchine d'inverno. Le orecchie iniziarono a fischiarmi e sudai freddo. Sentii qualcuno parlare, dirmi qualcosa, ma non ero ormai più certa di chi fosse o cosa stesse dicendo. Cercai di calmarmi, di respirare a fondo e di chiudere gli occhi.

- Olga, stai bene? - riaprii le palpebre e mi resi conto di trovarmi sempre nello stesso parcheggio con Justin alle spalle che cercava di rassicurarmi con parole di circostanza.

- Non toccarmi - la mano che fino a quel momento mi stava accarezzando la schiena si bloccò. Sentii un paio di labbra vicino al mio orecchio sinistro.

- Non potrai evitarmi per sempre e lo sai - mi lasciò un bacio sul retro del collo, prima di allontanarsi dal mio corpo tremante. Odiavo il fatto che avesse irrimediabilmente ragione.

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