Fuori casa

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Mi guardò lentamente e fu come se si fosse fermato il tempo. Rimasi sospesa, incastrata in quello sguardo che ora mi analizzava alla ricerca di una reazione, come se per lui fosse un bisogno primario. Non seppi cosa dire e iniziarono a sudarmi i palmi delle mani mentre il suo sguardo attraversava il mio corpo dall'alto in basso poi dal basso all'alto. Restò infiniti secondi a contemplare la mia figura, il mio corpo. Cercò di guardarmi dentro tentando di raggiungere  i miei pensieri e farli suoi. Questo mi fece paura: il suo desiderio morboso di conoscere ogni mia singola parte, come se ne valesse della sua stessa vita.
-Non uscirai da sola, sappilo- furono le parole che mi raggiunsero in quello che parve un eco lontano alle mie orecchie. Non reagii, non fui in grado di farlo. Sentii i piedi ancorarsi ulteriormente al pavimento mentre una rabbia subdola si insinuò nel mio animo. Avrei voluto dirgli che non ero d'accordo, che io ero una donna libera, che lui non aveva alcun diritto di decidere delle mie azioni, ma tutto d'un tratto mi colpì in pieno viso una realtà che riconobbi solo in quell' istante: io non ero nessuno e lui mi aveva comprata. Questa realizzazione mi investì come un fiume in piena.

-D'accordo- dissi quasi in trance.
-Se non posso uscire da sola allora usciamo insieme- nel suo sguardo vidi quella che sembrò sorpresa, evidentemente non si aspettava una risposta del genere. Sussultò per un istante, si avvicinò repentinamente pressando le nostre labbra in un lungo bacio stampo. Cercai di non perdere il controllo, forse ne aveva bisogno e io avrei dovuto sopportare finché potevo. Mi appoggiò le mani sulle guance guardandomi intensamente e osservandomi come se fossi un miraggio, qualcosa d'irraggiungibile per lui.
-Non te ne pentirai, lo giuro- si illuminò d'un tratto e pensai che forse
Justin non era così male come sembrava, che forse esisteva una qualche possibilità che fosse genuinamente contento di poter uscire con me.
-Vado a cambiarmi, aspettami qui-
-Certo, non preoccuparti.- entrai in soggiorno e mi avvicinai alla finestra scostando le tende. Avrei potuto scappare, ma dove sarei andata? Non conoscevo nessuno, nulla mi era familiare in quel posto.
-Ho finito, andiamo?- mi aspettò sulla soglia del soggiorno. Mi avvicinai all'entrata con lui al mio fianco, le dita intrecciate.
-Vorrei farti conoscere alcune persone oggi- ci avvicinammo alla macchina.
-Perché?- ero confusa, che centrasse qualcosa con la conversazione che sentii quella mattina stessa?
-Perché per me sono persone molto importanti- fu tutto ciò che mi rispose. Si avvicinò alla portiera dell'auto aprendola per me. Ci sedemmo sui sedili in pelle della sua macchina e partimmo nel silenzio più assoluto. Mi torturai le dita delle mani, il desiderio di sapere perché fosse stato così schivo mi tormentò durante tutto il viaggio. Le strade scorrevano veloci sull'autostrada, talmente veloci da non rendermi conto che stavamo attraversando un altro stato diretti verso quella che sembrava New York. Mi si illuminarono gli occhi, che mi stesse riportando a casa?

-Non dirmi che-
-Non stiamo andando a New York, se è quello che pensi- persi la forza d'animo che mi spinse a parlare e ritornai a riflettere nel mio religioso silenzio mentre ci lasciammo casa mia alle spalle. Un giorno ci sarei tornata, forse senza di lui ma lo avrei sicuramente fatto.

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Note autrice

Salve a tutti, eccoci di nuovo (e direi finalmente) con un nuovo capitolo. Justin e Olga sono usciti per la prima volta fuori da quelle quattro mura ormai diventate una prigione per entrambi. Chi sono le persone alle quali Justin vuol far conoscere Olga?

Al prossimo capitolo!❤

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