Mi risvegliai ancora assonnata, alzandomi da quel letto sul quale passai tutto il pomeriggio. Girai lo sguardo intorno a me alla ricerca del libro che iniziai a leggere e che, a causa della stanchezza, non riuscii a terminare.
- dove lo avrò mai messo?- iniziai a rovistare sotto il letto e tra le coperte e quando decisi infine di arrendermi trovai l'oggetto della mia ricerca fermo e lucente sul comodino al quale non prestai nemmeno un briciolo di attenzione. Lo aprii, ritrovai la pagina alla quale ero arrivata qualche ora prima e incominciai a leggerlo seduta sgraziatamente sul letto, le gambe incrociate. Mi persi nella lettura commentando e analizzando ogni personaggio che i miei occhi riuscirono a scorgere. Mi ritrovai sperduta in un mondo di miti e leggende contornato da storie di cavalieri erranti e briganti, di eroi e antagonisti perfettamente bilanciati. Ognuno necessario e indispensabile all'altro. Ramona, questo era il nome della principessa, attese invano il suo principe per anni e morì nell'attesa di essere felice. Non mi stupì, ancora una volta il destino mi ricordò quanto fosse inutile riporre nelle mani di altri le chiavi della propria felicità. Lessi per quelle che mi parvero ore, ormai quel nuovo giorno stava volgendo al termine. Guardai alla finestra e vidi il sole alto nel cielo, pronto ormai a calarsi sui grattacieli lontani di Louisville. Sentii molti rumori al piano sottostante, segno che anche quel giorno Nicolas e i suoi amici vennero a dare una mano con il trasloco. Sentii immediatamente il bisogno di dare una mano e di salutare coloro che stavano aiutando Justin da due giorni. Mi sembrò giusto mostrare un minimo di gratitudine ed educazione.
Scattai in fretta, decidendo di mettere da parte la lettura e di prepararmi invece per l'entrata in scena che avrei fatto di lì a poco. L'orologio segnava le sei di sera, rimasi sconvolta del tempo che passai effettivamente a leggere. Forse avrei dovuto avvertire Justin, ma ci ripensai immediatamente. Avrebbe sicuramente fatto di tutto per non farmi scendere, incluso chiudermi a chiave in in questa stanza.
Mi diressi con convinzione verso il bagno, appoggiai i vestiti sulla lavatrice ed ebbi la doccia più rilassante di tutti i miei diciannove anni. Uscita dalla doccia decisi che era arrivato il momento di lasciar vivere i miei capelli. Feci un wash and go per la prima volta con quello che fortunatamente trovai in bagno, ovvero una crema idratante e un gel per capelli afro. Non immaginavo che Justin avesse pensato davvero a tutto. Il mio riflesso mi sconvolse e non poco. Vidi una Olga sorridente, bella e in forma. Per la prima volta da quando venni rapita rividi me stessa. Sì, ero pronta ad uscire da quella camera e a farmi valere. Sorrisi incoraggiata al mio riflesso, dandomi la forza necessaria a fare quello che avrei fatto. Non sapevo se sarei stata capace o meno di sopportare le conseguenze delle mie azioni, ma per la prima volta nella mia vita non mi importò.
Mi ritrovai di fronte alla rampa di scale, l'orologio in fondo al corridoio segnò le sei e mezza di sera. Feci un respiro profondo e avanzai con cautela verso i gradini. Strinsi forte il corrimano, attenta a poggiare i piedi delicatamente cercando di fare il minimo rumore possibile. Non sentii rumore né schiamazzi al piano di sotto, chissà dov'erano finiti tutti. Quando finalmente abbandonai l'ultimo gradino, mi sentii finalmente sollevata. Ero come una ladra.
Girovagai per il salone, osservai i quadri appesi alle pareti immense e sconfinate. La casa era davvero grande. Un rumore alle mie spalle mi fece però sobbalzare sul posto.
- Cosa stai facendo? - sospirai pronta al peggio, ma di fronte a me trovai solo Christian con un'espressione divertita in volto. Cercai di sorridere nel modo più naturale possibile, cercai in tutti i modi di mascherare il mio nervosismo.
- Nulla, cercavo giusto qualcosa da bere. Sai, la sete e tutto il resto! - gesticolai cercando di infondere più fermezza nelle mie parole.
- Sai almeno dove si trova la cucina? - mi prese in giro affettuosamente, come si fa con un cucciolo smarrito.
- Onestamente no. Hai voglia di fare da guida ad una povera sventurata? - ruppi il ghiaccio nel più scontato nei modi, utilizzai il caro e vecchio sarcasmo.- Non si preoccupi mia signora, sir. Christian è qui per servirla! - scoppiammo entrambi in una fragorosa risata, dirigendoci verso la tanto desiderata cucina.
Cosa stavo combinando? Justin odiava anche solo la possibilità che potessi trovarmi in una stanza insieme ad un altro ragazzo, figuriamoci vedermi non solo parlare ma addirittura ridere istericamente con uno di loro.
- Siamo arrivati a destinazione, mademoiselle. Ora può scendere dalla carrozza! - fui sorpresa dall'ironia e dalla voglia di vivere di quel ragazzo. Mi ricordò che forse c'erano cose, in questo mondo, per cui valeva la pena vivere. Lo guardai negli occhi e gli sorrisi riconoscente. In seguito osservai con più attenzione la cucina, tutto sembrava nuovo in quella stanza.
- Come procede con il trasloco? -
- Per il momento sta andando tutto a gonfie e vele. Il tuo ragazzo ci aveva detto che saresti rimasta nella tua stanza per tutto il giorno, per questo ero un po' sorpreso di vederti prima -
- Sì, a volte tende un po' ad esagerare. Non dargli troppa retta - cercai di smorzare la tensione.
- Certo che sembri una ragazza testarda oppure mi sbaglio? -
- Non sbagli affatto, effettivamente sono una testa dura -
- Beh, almeno sei una bella testa dura! - se potessi arrossire lo starei già facendo. Ormai è ufficiale, se Justin sapesse cosa sta succedendo in questo momento sarebbe la fine per entrambi.
- Quindi, che cosa vuoi bere? -
- Dell'acqua andrà più che bene, grazie. - lo vidi muoversi rapidamente alla ricerca di un bicchiere. Mi porse il pezzo di vetro con cautela e vi versò all'interno dell'acqua. Bevvi con calma, pensando a cosa avrei fatto una volta incontrato Justin. Cosa avrei potuto dirgli?- Grazie, è stato il sorso d'acqua più dissetante di tutta la mia vita - gli sorrisi e appoggiai il bicchiere vuoto sul tavolo.
- Sono sempre qui per servirla, mia signora! - risi di gusto dimenticandomi completamente della persona che stavo cercando di evitare fino a quel momento.Una porta venne sbattuta, sentimmo entrambi dei passi pesanti dirigersi verso la nostra direzione. Sentii dei sospiri alle mie spalle, ma non ebbi il coraggio di girarmi.
- Tu cosa ci fai qui? -
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La Venere nera
Fanfiction-Venduta!- Quegli occhi mi squadravano come se fossi una preda e, in realtà, forse lo ero. Niente sarebbe stato lo stesso, nulla sarebbe ritornato come prima. Mi è stata rubata l'adolescenza e ora pure la coscenza. 8/07/2021: seconda della categoria...