Le persone che si sedevano sulle gradinate ai fianchi della pista erano sempre di più. Non credevo che fosse un evento tanto rilevante da esser visto da così tante persone. Magari non era importante la sfida in sé ma il fatto che la squadra di atletica, in questa scuola, è sempre stata quella che ha fruttato i maggior risultati positivi nelle gare contro altri istituti e/o squadre, dunque era palese che si desiderava tener alto il loro livello.
Andai verso i ragazzi. Mi spiegarono che in quel pomeriggio avrei dovuto fare i 200m piani contro cinque dei loro componenti e, se avessi battuto tre di loro, mi avrebbero preso i tempi nei 5000 metri piani. Era un suicidio. Solo ora mi rendevo conto che non avrei mai e dico MAI potuto essere ai loro livelli. Nonostante ciò dovevo dare il massimo, vincere e dimostrare che ero brava tanto quanto loro. Non mi sarei tirata indietro; inoltre essendo una persona cocciuta, non mi sarei arresa. Costi quel che costi.
La prima corsa fu contro Mike. Persi. "Bell'inizio" pensai. Mi sentivo una merda. Bevvi dell'acqua e mi tenni pronta per la seconda: questa l'avrei vinta, mi sentivo ancor più determinata. Fu così. Battei il saputello per qualche decimo di secondo. Mi sentivo soddisfatta, avevo una speranza in più e mi ero riscatta con lui.
Il successivo fu Steve. Credevo volesse che entrassi nella squadra e che quindi fosse più indulgente con me. Invece era velocissimo. Persi ancora una volta.
La sfida successiva era contro un ragazzo il quale sembrava essere un "new entry". Non era alto tanto quanto gli altri e pareva esser meno determinato e cattivo. Con cattivo intendo la cattiveria che un atleta prova durante la sfida, quella cattiveria che ti dà determinazione, forza e voglia di vincere. Dopo il fischio di partenza sfrecciammo entrambi verso il traguardo. Riuscì a batterlo.
Due sfide vinte e due sfide perse. I ragazzi mi concessero una pausa, ero stanca e l'ultima sfida sarebbe stata quella decisiva. Il mio avversario era Lucas, il capitano. Non dovevo elaborare nessuna strategia, solo correre. Correre più veloce di lui, correre per vincere, dopotutto è per questo che uno partecipa ad una sfida, per vincere.
Il mio respiro era affannato, il battito cardiaco velocissimo. Respirai profondamente defaticandomi, avevo ancora quattro minuti di riposo dopodiché si sarebbe disputata l'ultima corsa.
Quei minuti passarono velocemente e, senza neanche accorgermene, mi ritrovavo già in pista per disputare l'ultima corsa più lunga, di 400m.
«Sei pronta? Questa corsa deciderà il tuo futuro da atleta»
«Vincerò io» risposi
Dopo il fischio partimmo. Quando correvo, sentivo sempre una sensazione di libertà, di purezza dentro di me. Era ciò che amavo di più, quello che mi aveva permesso di liberare i pensieri negativi in tutto questo tempo. Era la mia passione che avevo coltivato nel tempo.
Terminata la corsa, non capì subito chi era stato il primo ad arrivare. Il vincitore poteva essere soltanto una persona. Ero ansiosa, dovevo sapere se esultare o no.
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I need someone who needs me (#Wattys2016)
Teen FictionEveline é una ragazza che ha appena compiuto diciott'anni in preda ai problemi adolescenziali. Quando ha un dubbio o ha bisogno di un consiglio si affida a Layla, una donna di maggiore età che puntualmente la aiuta raccontandogli ogni volta parte de...