33. Primo bacio

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"D'ora in poi saremo compagne di stanza". Quelle parole risuonavamo in continuazione nella mia mente, sicuramente era uno scherzo. Uno scherzo di pessimo gusto. Risi nervosa, non sapevo che altro fare.

«Guarda che non scherzo, mi hanno trasferito ieri sera ma evidentemente eri troppo impegnata per passare di qui»
mi guardò come per farmi intendere che lei sapeva e pensava che io e Steve lo avessimo fatto. Mi irritava molto.

«Devo forse farti rapporto di ciò che faccio e con chi? Non mi sembri mia madre.» Utilizzai un tono gelido, tagliente. Dopo esattamente due minuti di "convivenza" già non ci sopportavamo.

«No, ma potremmo perlomeno iniziare ad instaurare un rapporto non conflittuale» Diceva sul serio? La ragazza che finora mi ha cercato per chiedermi favori ora vuol essere mia amica? Patetico.

Risi. Ma non si rendeva conto che nemmeno lei credeva alle parole che diceva? «Facciamo che tu fai la tua vita, io la mia e ci parliamo solo se strettamente necessario» dissi e lei annuì. Successivamente ignorandola, andai verso la scrivania per svolgere i compiti come mi ero prefissata. Lei si mise le cuffie alle orecchie e iniziò a messaggiare al telefono.

***

«Finito!» esclamai, non pensando che Connie era ancora lì in quella che fino a poco prima consideravo la mia stanza.

«Che noia far compiti tutto il giorno, come fai?»

«Sono solo le 17:00 e comunque credo sia più utile di stare tutto il pomeriggio seduta su un letto» si alzò guardandomi con aria si sfida.

«Non tutto il pomeriggio...ora esco con Lucas» il tempo di finire la frase che sentimmo bussare alla porta. «É aperto» urlai e Lucas entrò. I nostri sguardi si incrociarono, poi lui lo distolse da me per guardare lei. Mi sembrava passava una vita dall'ultima volta che lo avevo visto. In realtà non lo vedevo da un giorno. Connie gli andò incontro baciando le sue labbra, come per rivendicare la sua proprietà. Sentii un dolore al petto.

«Noi andiamo» annunciò

«Divertitevi» pronunciai, con meno convinzione di quanta sperassi. In realtà desideravo che la loro serata sarebbe stata un disastro. Solitamente volevo il bene per le persone ma in questo caso vedere Connie con Lucas mi faceva ribollire il sangue. Nonostante ciò, non l'avrei mai ammesso a nessuno ed in primis, a me stessa.

Inviai un messaggio a Steve:

Layla: ti va di vederci? Vorrei parlarti. La sua risposta arrivò prima del previsto.
Steve: Okay. Dove sei?
Layla: Nella mia stanza.
Steve: Sto arrivando.

Quel messaggio mi scaldò il cuore. Posai il telefono sulla scrivania, mi sdraiai sul letto e attesi il suo arrivo. Un quarto d'ora dopo si trovava nel dormitorio assieme a me.

«Cosa mi volevi dire?» mi alzai a sedere sul letto e lui si sedette accanto a me.

«Come hai passato la giornata?» domandai. Mi osservò perplesso, sapendo che non era questo ciò che volevo dirgli.

«Bene, solita routine.»

«Accetto.» mi mordicchiai il labbro, agitata.

«Accettare cosa?» evidentemente non ero stata chiara come pensavo.

«La vigilia di Natale...il ballo...va bene, cioè okay ci vengo con te. Non farmelo ripetere per favore» sorrise divertito, come se il mio imbarazzo fosse qualcosa di divertente. «Guarda che se ti diverte tanto, puoi rifiutarti. So che hai una fila di ragazze che ci verrebbero con te e di certo saranno migliori di me.»

I need someone who needs me (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora