32. Compagna di stanza

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«Accomodati pure, non stare lì in piedi» mi disse. Come facevo ad accomodarmi tranquillamente quando mi si leggeva in volto che non lo ero? Non ne potevo più di quell'ansia straziante.

«Qualcosa non va?» mi domandò battendo le mani sul divano invitandomi a sedermi. Una volta accanto a lui, non seppi più trattenere la curiosità «Come mai mi hai portata qui?» domandai. Lui non si scompose, come se immaginasse che a breve gli avrei fatto quella domanda.

«Non ti piace questo posto?» con quella domanda mi aveva fatto sembrare una ragazza incontentabile, mostruosa.

«Certo che mi piace, mi chiedevo solamente perché tu abbia un appartamento quando stai nel dormitorio della scuola.» Avevo cambiato domanda dato che aveva evidentemente evitato la prima.

«Certo che sei un pozzo di domande» mi strappò un sorriso «Vuoi qualcosa da bere?» feci cenno di «no» con la testa e voltai lo sguardo verso il televisore al plasma davanti a me.

«Che progetti hai per il futuro?» mi chiese. Questa domanda non mi era nuova: ricordo le domande di tutti i miei conoscenti riguardo al mio futuro quando scelsi la scuola che sto frequentando. Solitamente avevo una risposta pronta ma ora sembrava come sparita.

«Dopo gli studi pensavo di andare a vivere all'estero, lavorando in ambito informatico.» Tolsi la parte sui miei sogni riguardanti la scrittura. Sapevo che studiando informatica, a quei tempi, avrei trovato un lavoro solido. Da quel lavoro solido avrei voluto provare a realizzare i miei sogni: fin da piccola fantasticavo di diventare una persona conosciuta come scrittrice di romanzi. Questo desiderio cercavo di realizzarlo imparando con tempo ad osservare minuziosamente ciò che mi circondava, le persone con cui mi relazionavo...ecco perché a volte sembravo ed ero strana.

«Interessante.» commentò sorridendomi «Guardiamo un film?» propose

«Va bene» risposi. Prese il telecomando e accese il televisore. «Questo film va bene?» guardai meglio e lessi il titolo "Hachiko". Sorrisi facendo un cenno positivo.

«Lo hai mai visto?» mi chiese ed io annuii. Sinceramente non ero un'amante degli animali: mi piacevano ma non ne avrei mai preso uno. Non era nella mia indole. Nonostante ciò, non potei fare a meno di versare lacrime per quel film ancora una volta. Volevo trattenerle ma non ci riuscii. Steve, in risposta, mi tirò a se abbracciandomi. Non potevo negare quanto mi piaceva stare tra le sue braccia ma al contempo detestavo che uscisse fuori quel lato debole e fragile del  mio carattere.

Era mezzanotte passata e Steve mi chiese di restare con lui. Accettai, perché avevo sonno e non avevo voglia di passare un'altra mezz'ora in macchina. Mi addormentai nel suo letto, che era caldo e comodo, mentre lui dormì sul divano. Col cellulare avevo puntato la sveglia per le 7:00.

Mi svegliai sentendo il cellulare squillare. L'istinto mi diceva di lanciarlo fuori dalla finestra, ma ero stata io stessa a puntare la sveglia. Sbadigliai e mi stropicciai gli occhi facendo mente locale: non riconoscevo quel posto. Aprii e chiusi più volte gli occhi, per poi rendermi conto che ero rimasta nell'appartamento di Steve. Mi alzai a sedere e notai che sulla sedia della scrivania dinnanzi al letto, c'era seduto Steve. Come mai non era sul divano? Ricordo che dopo una discussione su chi avrebbe dovuto dormire lì aveva vinto lui e si era sdraiato su di esso. Perché si trovava in questa stanza allora? Solo all'idea di esser stata osservata da lui mentre dormivo...no, impossibile. Era strano che la sveglia non lo avesse svegliato. Cercai di far meno rumore possibile ed andai in bagno a sistemarmi per il nuovo giorno. Dopo aver accurato di essere presentabile, andai in cucina a prepararmi un caffè. Ero abituata a far colazione con quella bevanda, la mia droga quotidiana.

«Ehii buongiorno» arrivò Steve sorridendomi, poi indicò la caffettiera «Che fai?»

«Il caffè» risposi semplicemente «Scusa se non ti ho chiesto il permesso, ma non volevo svegliarti» mi resi conto che mi stavo comportando come fossi a casa mia, e non lo era. Sembravo una giovane moglie intenta a preparare la colazione.

«Tranquilla, non c'è problema» si sedette su una sedia ad osservarmi. «Vuoi una mano a preparare la colazione?» spensi il fornello, dopo il borbottare della caffettiera dall'uscita del caffè.

«Io sarei a posto con questo» lui mi guardò sconcertata «Vuoi dire che non fai la tipica colazione inglese?» scoppiò in una risata, dopo aver visto la mia faccia allibita «Ehm...no» si immaginava già la risposta data la sua reazione.

«Dobbiamo rimediare subito al problema allora, com'è possibile che una nativa di questo posto non abbia mai fatto la tipica colazione?» aveva un'aria divertita in volto. Evitai di spiegargli che mio padre era italiano, dunque mia madre ed io avevamo preso alcuni usi ed abitudini da quel luogo. «Magari non sei inglese?» ecco la domanda che mi aspettavo.

«Certo, solo che non ho mai fatto una vera colazione all'inglese» restò stupefatto e mi chiese di aiutarlo a preparare la colazione. Fu molto divertente vederlo alla prese coi fornelli e poi mangiar assieme. «Mi sembra troppo strano far colazione con tutte queste cose» rise.

«Ti abituerai, non penso sia poi così male»

«No, no ma penso che sia ora di andare...io comincio alle 8:00 e sono già le 7:20. Ora che arriviamo...»

«Si, certo» sembrava leggermente deluso ma non potevo certamente perdere le lezioni. Se c'era un modo di liberarmi di mia madre e della mia famiglia era quello di costruirmi un futuro solido all'estero. Lo avrei fatto.

Mi offrii di lavare i piatti per ringraziarlo e successivamente uscimmo dall'appartamento. Non ci eravamo accorti che pioveva dunque prendemmo un bel po' di pioggia prima di raggiungere il veicolo. Arrivammo giusto in tempo a scuola. Ci separammo, io alla prima ora avevo informatica nel laboratorio mentre lui chimica.
Dopo le ore mattutine, mi incontrai in mensa con Elise per parlare...beh quando mi ritrovai davanti a lei dimenticai il discorso che avevo preparato per avere un "consiglio" su come comportarmi con Steve.

«É una noia mortale questa scuola...se potessi saltare altre lezioni lo farei» sul suo volto le si leggeva un'aria scocciata, annoiata. Come potevo parlarle di Steve?

«Almeno ci sarà la festa della vigilia di Natale...»

«Si, una noia pure quella. Ci eviteranno alcolici e divertimento. Comunque non abbiamo altra scelta che parteciparci: la scuola, per quella sera, non darà permessi per uscire.»

«Steve mi ha proposto di andare con lui ma quel genere di festa è inadatta per me...insomma come avrai capito sono senza femminilità»

«E allora? Cosa ti costa? Se ti ha invitata con tutte le ragazze che cercano di uscire con lui e che lo desiderano, vuol dire che ci tiene a te. Accetta, tanto non ci sarà di meglio da fare.» il suo tono era incoraggiante, e mi volò in testa il pensiero di cercarlo e dargli una risposta affermativa, poi però mi soffermai sulla prima parte della frase di Elise. "Con tutte le ragazze che lo cercano e desiderano". Avrei retto il confronto? Diventavo sempre più dubbiosa e insicura.

«Magari, forse hai ragione» sussurrai

«Certo, e non azzardarti a rifiutare! Meritate tutti e due del relax! Ora ti saluto, ho promesso ad Ashton che ci saremmo visti più tardi»

«Woooo poi mi racconti» mi sorrise in maniera complice ed entrambe lasciammo la mensa, prendendo strade diverse. Io andai nella mia stanza, dovevo portarmi avanti coi compiti e lo studio dato che dopo avrei parlato con Steve e la sera ci sarebbero stati gli allenamenti.

Girai la maniglia nella serratura ed entrai nel dormitorio. Una parte era tutta sottosopra. Nell'armadio, oltre ai miei vestiti ce n'erano degli altri. Era forse arrivata la mia compagna di stanza? Mi parve strano, dato che mi era stato detto che sarebbe arrivata verso metà anno quindi tra Febbraio e Marzo.

«Ah vedo che ogni tanto ti fai vedere» nella stanza entrò Connie. Indossava una maglietta corta che copriva solo metà busto, lasciando scoperto l'ombelico e sotto dei jeans scuri. I suoi capelli color oro erano sciolti e lisciati sicuramente con la piastra. La perfezione come al solito.

«Come mai qui?» domandai, tornando alla realtà. Cosa intendeva dire con quella frase?

«D'ora in poi saremo compagne di stanza»

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Nota autrice: Spero che questo capitolo vi piaccia! Ho cercato di farlo bello lungo dato che é da un paio di giorni che non posto. Fatemi sapere cosa ne pensate!❤️

I need someone who needs me (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora