Elise non aveva nemmeno il coraggio di parlare o guardarmi in faccia: si limitava a guardare il terreno con lo sguardo perso, cupo. Se non me ne fossi andata subito, avrei rischiato di far scivolare qualche lacrima dal mio volto. Non avrei lasciato anche questa soddisfazione a Connie.
«Mi fate schifo, tutte e due» riuscii a pronunciare con più freddezza di quanto pensassi. Seguii la strada verso il bosco, avevo bisogno di stare sola e di sfogarmi, prendere a botte qualcuno o qualcosa per placare quella rabbia che provavo dentro. Definirla "rabbia" forse é sbagliato: ciò che provavo era simile ad essa ma sentivo anche una forte delusione, e un dolore lancinante al petto, come se stessi bruciando, logorando dentro. Si iniziò a sentire qualche scoppio, dei botti. Lo spettacolo pirotecnico era iniziato.
Una volta abbastanza lontana da quelle due vipere e addentrata nel bosco, mi lasciai cadere a terra come un sacco di patate. Perché le persone mi tradivano sempre? Non era bastato ciò che era successo con Rose? Cosa avevo fatto di male per meritarmi un trattamento del genere? Le lacrime iniziarono a rigare il mio viso. Volevo urlare, prendere a pugni un albero ma quel briciolo di coscienza che mi era rimasto mi aveva impedito di farlo. Con le mani, scostai le lacrime dal viso e feci alcuni respiri profondi: dovevo riacquisire la calma. Fortunatamente avevo messo del mascara waterproof e non avrei dovuto avere il volto di un panda.
«Anche tu stanca del caldo e del casino che c'é là dentro?» una voce maschile che conoscevo benissimo pronunciò alle mie spalle. Mi si gelò il sangue.
«Già» emisi, con la voce strozzata. Mi alzai, fingendo di sistemarmi il vestito e mi voltai verso di lui «Ho qualcosa nell'occhio?» domandai, prevenendo una sua qualsiasi reazione riguardo il mio stato.
«Si, le lacrime che poco fa stavi versando. Che hai? Steve? Ascolta se é per lui io...»
«I fuochi sono fantastici. Non c'è posto migliore per vederli» affermai, con lo sguardo rivolto verso l'alto. Lui mi guardò in maniera comprensiva e non mi tempestò di altre domande.
«Hai ragione.» Restammo in silenzio per qualche secondo poi lui disse «Wow, abbiamo una cosa in comune» non potei non scoppiare in una risata, soprattutto dal tono col quale lo aveva detto.
«Questa me la segno ahaha» ridemmo in coro.
«Buon Natale» mi disse con tono dolce. Evidentemente doveva essere mezzanotte. In risposta gli sorrisi e lui mi guardò complice «Che c'è?» chiesi
«Mi concede questo ballo?» lo guardai storto
«Sa, Mr Campbell, perderebbe la mia stima: la consideravo un vero cavaliere dato che aveva fatto danzare solo la sua donna»
«Ma che onore la tua stima!» ironizzò «Facciamo che prima mi concedi questo ballo e poi perdo la tua stima, okay?» fece un finto broncio in viso, al quale era impossibile dire «no»
«E va bene, peggio per lei» tese la sua mano verso la mia ed io l'afferrai. Iniziammo a danzare sotto il cielo stellato coperto dallo spettacolo pirotecnico appena terminato. In quegli istanti dimenticavo quanto lui mi facesse arrabbiare. Lucas quando si impegnava sapeva essere gentile.
«Conviene che ora rientriamo, ci staranno cercando» disse e ci distaccammo l'uno dall'altra.
«Si, anche perché con tutte le volte che mi hai pestato i piedi non so se avrei retto ancora» rise ed io lo feci a mia volta: non tanto per ciò che avevo detto ma perché la sua risata era la più contagiosa che conoscessi. Entrammo separatamente nella sala dove il presentatore stava per annunciare il re e la regina della festa, un classico.
«Ehi ma dove ti eri cacciata? Ti ho cercata ovunque! Stai bene?» Steve si trovava davanti a me, pronto per la ramanzina come un padre fa con sua figlia.
«Ti divertivi con altre persone ed io non sapevo che fare dato che ero sola; dunque sono uscita a vedere i fuochi d'artificio» omettei la parte dell'incontro con Connie e Lucas.
«Scusa» pronunciò. Non mi aspettavo delle scuse, soprattutto perché tra noi due in realtà quella sbagliata ero io. Si sporse per darmi un bacio, quando una voce possente lo nominò «Wright, Steve Wright» era stato eletto re della festa. «Complimenti» dissi semplicemente, e lui andò sul palco. «Ed ora la reginetta del ballo é...» nella stanza si sentiva un'alta tensione, tutti si chiedevano chi sarebbe stata la fortunata. «Margarita Fernandez» annunciò il presentatore. Non avevo la più pallida idea di chi fosse. Sul palco salii una ragazza dai capelli mori legati in un elegante chignon. L'abito era color bordeaux e risaltava benissimo le sue forme. Meritava certamente di essere incoronata regina. Non era piacevolissimo però vedere Steve accanto a quella donna.
«Ed ora, come da tradizione, i due eletti inaugureranno la festa scambiandosi un brindisi ed un bacio. Seguiranno con lo stesso gesto tutte le coppie della scuola. Successivamente sarete liberi di andare nelle altre sale a divertirvi.» Mi passò di traverso il drink che stavo bevendo. Si sarebbero scambiati un bacio sotto i miei occhi. Speravo che Steve si rifiutasse. Lo vidi parlare con il presentatore e poi due persone diedero ai "sovrani" due calici contenenti dello spumante. I due seguirono per filo e per segno le istruzioni del presentatore. Abbassai lo sguardo nel momento del bacio, mentre tutti esultavano e incitavano al secondo. Me ne andai prima di vedere altro. Sarei andata nella mia stanza a preparare il borsone da portare a casa nonostante mancassero tre ore all'arrivo di Patrick.
Ruotai la chiave nella maniglia ed entrai. Deglutii alla vista che trovai dinnanzi a me: Lucas e Connie nudi sul letto, il mio ovviamente, che lo stavano facendo. Non sembravano minimamente preoccupati della mia presenza, anzi Connie sembrava soddisfatta. Feci un respiro profondo e presi velocemente un montone di vestiti dall'armadio e un borsone. Uscii di corsa, sbattendo la porta alle mie spalle.
Mi allontanai più possibile dalla mia stanza e in un corridoio secondario, sistemai i vestiti nel borsone. Fortunatamente non c'era nessuno che mi vedesse. In bagno mi cambiai togliendomi quel dannato abito indossando un paio di jeans ed una t-shirt. Mi venne voglia di ubriacarmi. Non l'avevo mai fatto, ma mi sembrava una buona soluzione per dimenticare la serata e far finta di nulla. Cercai il cellulare nel borsone per chiamare Patrick, ma evidentemente lo avevo lasciato nella mia stanza. Non ci sarei tornata per nessun motivo. Per la prima volta mi sembrò di aver sbagliato scuola, compagnia. Mi trovavo nuovamente sola.
Erano le 2:30 del mattino. Essendo già Natale, si sarebbe potuto uscire dall'edificio. Andai dunque verso l'uscita, dirigendomi verso il bar che si trovava qualche isolato più avanti. Dopo circa venti minuti lo raggiunsi, camminavo più lentamente di quanto pensassi. Entrai sentendo subito la puzza di alcool che circolava all'interno. Mi venne immediatamente il mal di testa e cambiai idea sul fatto di ubriacarmi. Che stupidaggine, pensare di risolvere problemi futili in questo modo quando ci sono persone che ci rimettono la pelle a causa di questa sostanza. Era stata un'idea pessima, che non mi sarebbe neppure dovuta passare per la testa. Restai stupefatta però quando, davanti al bancone, sentii una voce familiare, seppur più roca a causa dell'alcool, nominare il mio nome. Si trattava di Steve.
«Ma guarda chi si vede...» pronunciai alle sue spalle cogliendolo di sorpresa. Lui si voltò e mi guardò raggelandomi con lo sguardo: mi faceva paura in quello stato.
«Cosa ci fai qui? Chi bacerai questa volta? Il cameriere?» le sue parole erano dettate dall'odio e dall'alcool. Un tuffo al cuore. Gli occhi lucidi. Senza accorgermi stavo già piangendo.
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I need someone who needs me (#Wattys2016)
Teen FictionEveline é una ragazza che ha appena compiuto diciott'anni in preda ai problemi adolescenziali. Quando ha un dubbio o ha bisogno di un consiglio si affida a Layla, una donna di maggiore età che puntualmente la aiuta raccontandogli ogni volta parte de...