Capitolo 11

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Avete presente le mattinate 'no'? Quelle mattinate in cui tutto quello che vorresti fare è buttare dalla finestra la fastidiosa sveglia e far cessare quel suono che serve solo a peggiorare il tuo umore pessimo? Quel lunedì mattina avrei soltanto desiderato rifugiarmi sotto le coperte e cercare di riaddormentarmi, impresa che era stata difficile anche la sera prima. Dopo che Harry era andato via mi ero semplicemente messo a letto troppo stanco per continuare a studiare o a fare qualunque altra cosa che non implicasse autocommiserarmi finché, dopo ore e ore passate ad asciugarmi le lacrime che dopo mesi erano tornate a farmi visita, tutti i pensieri si erano spenti e mi ero lasciato andare ad un sonno senza sogni. E si, tutto quello che avrei voluto fare era riaddormentarmi anche perché Zayn mi aveva inviato un messaggio dicendomi che sarebbe dovuto andare a prendere Priscilla e visto che abitava dalla parte opposta di casa mia avrebbe allungato troppo. Ovviamente, essendo Zayn, aveva concluso il messaggio con una battutina sulla "meravigliosa" giornata che avrei dovuto passare con il riccio. Dopo quel messaggio spensi il telefono. Oh quanto avrei voluto dormire quella mattina e lo avrei fatto davvero se non si fosse presentato in camera mia il ragazzo ricco con cui avevo pesantemente litigato il giorno prima. Non disse molto, semplicemente si avvicinò alla finestra tirando su le serrande e facendo entrare la luce del sole nella camera per poi aprire i vetri facendomi venire un leggero brivido di freddo. Si avvicinò al letto senza nemmeno un accenno di quel bellissimo sorriso che lo caratterizzava. Mi levò bruscamente le coperte da dosso per poi avvicinarsi all'armadio per prendere dei vestiti e lanciarmeli. Poi si sedette semplicemente sulla sedia e prese il suo telefono dalla tasca. Non mi aveva mai guardato. Forse fu per quella constatazione che mi feci forza e parlai:
"Perché sei qui?"
"Zayn mi ha detto che non sarebbe venuto a prenderti e io sapevo che tu non ti saresti presentato a scuola dopo quello che è successo ieri" dicendo quelle parole non mi aveva degnato di uno sguardo, aveva semplicemente continuato a scrivere su quel telefono. Fu quando, mentre guardava lo schermo sorridendo, che quella rabbia e gelosia mischiata alla consapevolezza mi colpì e il tono che usai per pronunciare le parole seguenti ne fu la causa inevitabile
"E perché dovrebbe interessarti? Pensavo avessimo chiuso" dissi alzandomi dal letto e dirigendomi verso la porta del bagno. Sentii il suo sguardo bruciarmi addosso e i suoi passi avvicinarsi. Era troppo, davvero troppo vicino.
"Non giocare Tomlinson, non sei l'unico bravo, non sei l'unico a conoscere le regole" Erano parole sussurrate, solo respirate e finite direttamente sulla pelle del mio collo e intrappolate nella mia mente che avrebbe sicuramente ricordato il suono roco di quella voce. Dovetti stringere con forza la maniglia per non girarmi e saltargli addosso. Non sapevo ancora dire se per urlargli contro o per fare altro. Mi limitai semplicemente ad aprire la porta del bagno e buttarmici dentro senza girarmi. Mi feci una doccia veloce come tutte le mattine ma con più nervosismo e l'acqua calda che scendeva sul mio corpo non era più rilassante ma quasi irritante, non potevo credere che dopo tutto lui fosse lì per me, che glielo avesse detto Zayn e no. Ma mi stava comunque provocando ed era quello che voleva, portarmi al limite per cosa? Magari dirgli quello che mi era preso il giorno prima, voleva portarmi ad urlarglielo in faccia? No non lo avrei fatto, avrei resistito perché dirlo a lui avrebbe voluto dire anche a dirlo a me stesso, realizzare tutto in un secondo, tutto mi cadrebbe addosso all'improvviso come la pioggia d'estate.
Uscii dal bagno già vestito pronto per affrontare una giornata che sapevo sarebbe stata lunga, troppo lunga.
Trovai Harry seduto sulla sedia con quel maledetto telefono in mano e un sorrisetto del cazzo sul viso. Presi il mio zaino inspirando profondamente e ci buttai dentro i libri. Per farlo mi avvicinai alla scrivania attirando l'attenzione del riccio.
"Hai finito gli esercizi di matematica?"
"No" Freddo e secco. Chiusi lo zaino e uscii dalla camera. Mi sentivo in colpa perché era lui quello che in realtà sarebbe dovuto essere arrabbiato e invece era lì, certo non come sempre ma comunque c'era, era preoccupato che non andassi a scuola e questo significava che mi conosceva e questo, ovviamente, mi spaventava a morte. Sentii dei passi sulle scale segno che era dietro di me. Andai in cucina e trovai una busta e sapevo cosa c'era all'interno e sapevo anche chi me li aveva portati ed era lo stesso ragazzo che sapevo essere dietro di me con la testa bassa cercando di domare tutte le sue emozioni. Presi un respiro profondo cercando di nascondere un sorriso. Presi uno dei due cornetti, quello con la crema e a lui diedi quello con il cioccolato, come sempre, ma la verità era che nulla era come sempre e ormai non lo potevo nascondere.
Mangiammo in silenzio, entrambi con lo sguardo sui nostri rispettivi cornetti.
"Ehm vuoi... Vuoi un caffè?"
"Si grazie" rispose con l'accenno di un falso sorriso. Sbuffai esasperato da quella situazione, avrei voluto dire qualcosa, avrei detto qualcosa se il suo telefono non avesse emesso l'ennesimo suono della giornata e lui non avesse fatto un altro sorriso, questa volta vero e non rivolto a me. In effetti dissi qualcosa ma tutto il contrario di quello che avrei voluto.
"Non vorrei disturbare quella che sembra diventata la tua attività preferita ma si sta facendo tardi e dovremmo andare quindi finisci di bere il caffè e muoviti, ti aspetto fuori"
Di certo se ci fosse stata una gara di stupidità io avrei vinto il primo premio anzi, non mi avrebbero nemmeno fatto partecipare mi avrebbe direttamente premiato. Harry, dal canto suo, sembrava piuttosto divertito perché prima che mi alzassi dallo sgabello l'avevo visto sorridere sfacciatamente e scuotere la testa. Mi ripetei, per l'ennesima volta, che non avrei ceduto anche se le mie azioni sembravano dire il contrario.
Quando salimmo in macchina la tensione poteva essere tagliata con un coltello. Se la mia auto non fosse stata rotta rinchiusa nel mio garage da mesi mi sarei probabilmente risparmiato il tragitto imbarazzante. Gli unici suoni udibili erano quelli che emetteva il motore della macchina e i miei continui sospiri. Quei sospiri erano parole non dette, parole che spingevano per venire fuori in qualche forma, respinte però dalla mia paura che restava lì, era l'unica cosa di me che non fuggiva. I miei genitori, i miei amici, la mia vita, l'amore, la fiducia, tutto era andato via ma quella, quella no, era rimasta lì, ferma, fedele, era il muro posto tra me e tutti quei sentimenti, quelle persone che erano fuggite o mandate vie. Alcuni dicono che siamo noi gli artefici del nostro destino. Cazzate, è il destino ad essere stronzo.
Quando Harry entrò nel parcheggio della scuola erano le 8 e 20. Perfetto, dieci minuti all'inizio dell'inferno. Una volta parcheggiata la macchina scesi dall'auto. Feci per incamminarmi verso l'entrata della scuola ma mi sentii tirare per un braccio e mi dovetti girare. Harry.
"Lou ascolta io, insomma noi dovremmo parlare dovr-"
"Styles!" Quella voce. Quella voce così irritante, così stridula, quella voce che mi riportò alla mente così tanti ricordi. Nella mia mente rimbombava ancora la sua risata derisoria, erano vivi i suoi occhi pieni di scherno ma mai, mai da allora, erano stati così vicini. Fu quando Bea si buttò addosso ad Harry abbracciandolo e e dandogli un bacio tra la guancia e l'estremità del labbro che ebbi la conferma che era con lei che si mandava messaggi da quella mattina, ed era mentre li osservavo sorridere, mentre guardavo ondeggiare i suoi capelli neri da un parte e dall'altra che capii che non avrei mai potuto avere Harry, non sarei mai stato io quello a poggiare la mia mano sul suo petto, a sorridergli così vicino al suo volto. Magari però, se non fossi stato così occupato a guardare la ragazza al suo fianco avrei percepito, come facevo da quando lo conoscevo, il suo sguardo su di me, indecifrabile come sempre, e forse avrei anche potuto ipotizzare che fosse per scusarsi, per assicurarsi che stessi bene. E se non me ne fossi andato velocemente avrei sentito la sua voce chiamarmi e avrei visto il suo corpo staccarsi da quello minuto ma perfetto di Bea. E se in quel momento avessi ragionato in modo razionale, scontrandomi con il corpo di Liam, lo avrei superato lasciandomelo alle spalle, fingendo di essermi scordato dell'altra sera. Ma era ovvio che non possedevo la razionalità necessaria per non alzare lo sguardo sul suo viso preoccupato e abbracciarlo. Lo abbracciai di getto, buttando lo zaino a terra sotto lo sguardo sorpreso di Niall e degli altri studenti e per la prima volta non me ne fregava assolutamente nulla dello sguardo della gente, delle voci, dei sussurri, dei ricordi, sentivo solo un dolore, un dolore esagerato provocato da quella sola immagine che si ripeteva nella mia mente, provocato dal rimbombo delle parole di Harry il giorno prima, dalle nostre urla e poi continui flashback delle settimane passate. All'improvviso mi sentii oppresso, schiacciato dalle braccia di Liam, dai suoi sussurri preoccupati, mi spinsi via dal suo corpo e ripresi lo zaino. Volevo andarmene ma Liam mi afferrò per il braccio e mi trascinò via con lui e io, sfinito e arreso, mi lasciai trasportare sentendo le lacrime solcarmi il viso in una sequenza infinita.
Liam aprì una porta, quella dello sgabuzzino dove avevo parlato con Harry, dove gli avevo raccontato parte della mia storia, dove per la prima volta gli avevo raccontato qualcosa su di me. Non avevamo più avuto momenti così intimi a parte quella sera in discoteca. Gli avevo raccontato per caso qualche ricordo con i miei genitori ma mai mi ero più aperto tanto. Il ricordo di quel momento era vivo nella mia mente ed io volevo solo uscire.
"Liam perché siamo qui? Apri la porta fammi uscire da qui!" dissi urlandogli conto. Liam sgranò gli occhi sorpreso dal mio tono di voce ma si ricompose subito. Il suo sguardo si addolcì e mi sembrò di essere tornato indietro nel tempo, a quando lui era l'unico in grado di calmarmi. Distolsi immediatamente lo sguardo dal suo posandolo a terra. Avrei voluto che non fosse così ma mi sentivo più leggero, più calmo. Fu per questo che quando si sedette e mi tirò vicino a lui non opposi resistenza. Liam non disse nulla, non fece nulla era semplicemente li come se non fosse mai andato via. Ma non era così ed io lo sapevo bene ma c'era qualcosa radicato nel profondo di me che mi impediva di alzarmi da quel pavimento gelido e lasciarmelo alle spalle. Era quella sensazione di essere importante per qualcuno ed era una sensazione che non vivevo da tempo. Mi appoggiai sulla sua spalla trasportato dal desiderio di essere aiutato. Ma aiutato per cosa? Perché avevo avuto un altra delusione, perché avevo avuto la conferma di non essere una persona desiderabile o che potesse vivere un amore corrisposto.
Liam mise un abbraccio intorno alle mie spalle e io chiusi gli occhi. Una sequenza di flashback di momenti simili vissuti con lui ed era tutto troppo familiare e mi era mancato. Per una volta nella mia vita qualcuno che se ne era andato era tornato. Mi stupii di come non mi importasse più di quello che Liam aveva fatto perché mi era mancato e non volevo più sentire quel vuoto nel petto, così simile a quello che avevo sentito nel vedere Harry con Bea. Harry, Harry che conoscevo da così poco tempo ma che mi si era infilato fin sotto la pelle.
Mi alzai di scatto e sbarrai gli perché mai come in quel momento quella confessione mi aveva colpito così tanto perché non era solo amore, non era la stessa scoperta che avevo fatto quella notte in discoteca, era molto di più. Io consideravo Harry la mia salvezza, era divento la mia famiglia, i miei amici, il mio pensiero fisso e la mia costante. Ma lui era irraggiungibile ed io ero fin troppo stanco per provare a raggiungerlo.
Liam mi fissava con quello sguardo pieno di senso di colpa, di compassione e di affetto. E poi parlò:
"Senti Louis non so perché stai così ma posso provare ad immaginarlo e il solo pensiero che anche io ti abbia fatto sentire così se non peggio mi distrugge. Io ero spaventato, spaventato da come quello che successe quel giorno avrebbe cambiato le cose, da come io non sarei stato in grado di amarti in quel modo pur amandoti così tanto. Tu eri distrutto per Kail ed io non volevo distruggerti ancora di più. Ironico vero? Perché l'ho fatto e ho fatto qualcosa di imperdonabile. Non so perché ho agito così, forse per allontanarti da me, per non ferirti in futuro. Sembra così sbagliato adesso ma ero così accecato dalla paura che non ho pensato alle conseguenze. Me ne sono pentito subito, appena il "piano" è stato messo in atto. All'inizio avevo pensato fosse una buona idea anche per Kail, per farlo venire allo scoperto ma è successo tutto così velocemente che non ho avuto nemmeno il tempo di pensare a cosa fosse veramente. Forse sembra stupido dire un semplice "mi dispiace" ma è l'unica cosa che mi viene in mente. Non so come poterti chiedere scusa perché non ci sono scuse. Mi sei mancato così tanto Lou, sono cresciuto in questi mesi e ho capito che tu sei insostituibile, sei il mio migliore amico e ti giuro che ho provato a pensare di amarti, per te lo farei, anche se non te l'ho dimostrato, per te cercherei di farlo. Non so bene cosa ti abbia fatto Harry ma sono sicuro che non è paragonabile a ciò che ti ho fatto io, niente lo è. Vedo come ti guarda, come vi guardate e quello che avete è quasi unico, quasi intimidisce. È da tanto che non ti vedevo così spensierato Lou, non affondare di nuovo. Diventa sordo quando senti i sussurri falsi, diventa cieco quando ridono o ti guardano male ma non lasciare che ti tolgano il sorriso. Io so la verità, Zayn la sa e Harry, lui, se solo volessi, potrebbe sapere tutto. Non commiserarti, non chiuderti nella tua solitudine. A volte perdonare serve più a se stessi che agli altri e non lo dico solo perché io sono tra quelle persone ma perché lo penso davvero"
Guardavo Liam negli occhi, quegli occhi color nocciola che non incontravo da mesi e che non avevo visto mai così sinceri. Quell'amico d'infanzia con cui avevo fatto una promessa: non ci saremmo mai allontanati. Forse ero pronto a lasciarmi tutto alle spalle. Allora lo abbracciai di getto, chiudendo gli occhi cercando di non far uscire altre lacrime. Lui dopo qualche secondo ricambiò l'abbraccio. Le parole mi uscirono di getto, sussurrate al suo orecchio forse per paura che, in quello stanzino minuscolo, tra quelle mura che ormai avevano conosciuto metà della mia vita, ci fosse qualcuno in ascolto:"Ti ho amato inconsapevolmente dal primo giorno che ti ho visto, sei sempre stato luce Liam, ti sei solo oscurato un po' con il mio buio" a quelle parole lui mi strinse ancora di più "No, io ho oscurato te con la mia paura dei cambiamenti, scusa Lou, cento volte scusa" "Va tutto bene Li" poi ci staccammo e io presi il mio zaino finito sul pavimento consapevole che avessimo perso tutti e due la prima ora.
"Louis aspetta, non lasciarti scappare Styles, ti sta aiutando e penso tu lo sappia"
"Liam io non voglio più essere aiutato, voglio essere amato" dette quelle parole uscii dallo stanzino seguito da Liam. Ci guardammo un ultima volta accennando un sorriso e poi, quando sentimmo il suono della campanella ci dirigemmo verso le nostre rispettive classi.
La seconda e la terza ora di lezione passarono velocemente e io mi sentivo stranamente meglio dopo la chiacchierata avuta con Liam. Avevo ancora una lezione prima della pausa pranzo così andai verso il mio armadietto a prendere i libri e lasciare quelli già usati. Appena aprii l'armadietto qualcuno lo richiuse violentemente e mi prese per un braccio. Avrei riconosciuto quella presa tra mille.
"Cosa avete tutti oggi che non fate altro che trascinarmi da qualunque parte? So camminare da solo"
"Sta zitto Louis!" Louis. Harry non mi chiamava mai Louis, utilizzava sempre soprannomi irritanti ma non mi ero mai reso conto di quanto fosse più irritante il mio nome completo pronunciato da lui. Mi portò fuori in cortile, sotto l'albero dove ero solito andare a fumare con Zayn, nascosto dagli altri studenti. Mi scaraventò contro l'albero e io sgranai gli occhi incredulo. Mi fissava con quelle iridi che erano diventate di un verde più scuro, avevo imparato a memoria tutt'e le sfumature di quegli occhi color smeraldo e sapevo che diventavano più scuri solo quando era arrabbiato, ubriaco o triste. Doveva essere arrabbiato. Ci fissammo per dei secondi che sembravano in finiti fin quando non mi lanciò un foglio addosso che presi prontamente. Era una foto. Una foto di me e Liam. Una foto mentre io uscivo dallo sgabuzzino e Liam mi seguiva, entrambi ci guardavamo intorno. Era di questa mattina. Sotto c'era una didascalia. "Il nostro Liam Payne torna amico del frocio-pedofilo, forse più che amico. Evitate questo sgabuzzino per oggi!" Guardai Harry con ancora gli occhi sgranati ed ero sicuro che gli autori erano i suoi amici. Lo guardavo in cerca di risposte a domande che non riuscivo a pronunciare ma con Harry questo non era necessario "No Louis, non l'hanno distribuite. Li ho visti mentre le stampavano e ho preso tutte le copie e gli ho detto che se non avessero cancellato quella foto avrei fatto qualcosa che li avrebbe fatti sentire come ti senti tu ogni volta che fanno qualcosa del genere e credimi se ti dico che è meglio che rispettino questo patto. Ho chiuso con loro Louis, non ero pronto ad allontanarmi completamente, sono stati per anni il mio gruppo di amici ma solo con te e Zayn ho capito cosa vuol dire veramente essere amici anche se tu hai una bassa considerazione di me" Durante il suo discorso Harry si era addolcito per poi tornare ad essere arrabbiato mentre pronunciava le ultime parole. Aveva messo di nuovo me al primo posto ed io ero uno stupido, lo ero sempre stato quindi perché cambiare ora? "Bea?" Adesso era il turno di Harry per sgranare gli occhi. "Davvero Louis? Dopo tutto questo quello che hai da dire è 'Bea'? Beh lei è cambiata da quell'estate e si, ci stiamo frequentando. Ho messo fine a i tuoi dubbi?" Un colpo al cuore. Un colpo al petto, uno allo stomaco uno in faccia. Colpi, colpi dappertutto. Ormai ero solo colpi e lividi, dai, ricevi, schiva e medica. Un ciclo continuo.
Harry mi scrutava con occhi ora indecifrabili ed io non sapevo come muovermi, non sapevo come distogliere lo sguardo.
"E Liam invece"
"Liam? Cosa vuoi sapere esattamente?"
"Era lui il ragazzo vero? Quello di cui ti eri innamorato dopo Kail, era lui?" Io distolsi lo sguardo sussurrando qualcosa di incomprensibile anche per me ma per lui quella fu una risposta sufficiente.
"E adesso? Lo ami ancora?"
"Cosa? No! Io ho solo deciso di non voler più essere arrabbiato. Senti Harry io ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me ma non voglio ripetere altre esperienze come quelle di ieri e per me starti vicino è troppo pericoloso perché non ti capisco, a volte sei tranquillo, socievole, simpatico altre sembra che ti sia morto un gatto davanti agli occhi o qualcosa del genere quindi penso sia il caso di-" Improvviso. Con lui avveniva tutto all'improvviso. Si avvicinò a me di scatto mettendo le mani ai lati della mia testa e accennando un sorriso sfacciato. Dire che la mia faccia era sorpresa è dir poco. Mi sentivo gelatina tra le sue mani. Ed era così.
"Pericoloso eh? In quale modo essere lunatico potrebbe essere pericoloso per te?"
"Hai appena ammesso di essere lunatico?" Lui rise e io volevo morire perché tutto aveva un suono amplificato a quella vicinanza.
"Perché non è così?" Si avvicinò ancora.
"Si beh... Sei sei lunatico... Sei mm sei vicino e sai.. sai di menta" avevo completamente perso la razionalità e stavo fissando le sue labbra grandi e rosse che d'un tratto erano diventate serie. Harry era serio ed era anche più vicino, era maledettamente vicino, a poco più di un centimetro di distanza ed io dovevo fare qualcosa. Ero gelatina tra le sue mani, sotto i suoi occhi.
"Harry c-cosa stai facendo precisamente?" Spostò la sua mano dall'albero e la poggiò sul mio viso ed io non potevo credere a ciò che stava succedendo. Accarezzò piano la mia guancia mettendo poi due dita sotto il mio mento e alzandomi il viso. Ora ci guardavamo per l'ennesima volta o forse per la prima. Poi lui parlò con voce roca e maledettamente sexy facendo aumentare i miei brividi.
"Non lo so Lou, io non ho idea di cosa stia facendo" detto questo mi baciò. Appoggiò delicatamente le sue labbra sulle mie ed io ero fuoco. Chiusi gli occhi beandomi di quel contatto che avevo desiderato da quel giorno alla festa a casa di Liam. Harry ancora più inaspettatamente picchiettò con la lingua sui i miei denti chiedendo l'accesso che io non esitai a dargli. Le nostre lingue si toccarono ed il suo sapore di menta si mischiò al mio di tabacco. Con un po' di coraggio misi la mia mano dietro al suo collo avvicinandolo ancora di più a me e lui mise la sua mano libera sulla mia vita. Tirai i suoi ricci facendogli emettere un gemito ed io ero gelatina sotto alle sue mani, sotto i suoi occhi, tra le sue labbra, per la sua voce. Era un bacio pieno di passione e pieno di parole non dette, promesse mai fatte e speranza. Io pregavo affinché lui non mi ferisse ed avevo paura. Mai come in quel momento avevo avuto così paura. Harry continuava ad accarezzarmi il viso forse per calmarmi ed io non potevo credere a quanto mi conoscesse. Il bacio si era fatto più calmo, le nostre lingue più lente e le nostre prese più delicate. Lui si staccò lentamente riaprendo gli occhi adesso più verdi, lucenti. Conoscevo bene anche questa sfumatura, era felice. Harry era felice e lo ero anche io. Ci guardavamo, questa volta meno intensamente forse perché eravamo entrambi confusi. Eravamo in silenzio ma era un bel silenzio, rilassante. Poi il suo telefono squillò e la magia si ruppe perché io sapevo perfettamente chi era. Non so perché lo feci, forse fu un istinto di protezione, forse era perché mi ero esposto troppo ma sta di fatto che lo feci, presi il suo telefono e lessi il messaggio
Da Bea:
"Har, ti ho visto con Tomlinson, pensavo avessi smesso di fare beneficienza. Comunque ti aspetto al cancello per andare a casa mia <3"
Era così familiare il senso di vuoto che non mi sorprendeva più sentirlo. Quelle cose le aveva scritte lei però il fatto era che Harry frequentasse la ragazza che mi aveva reso la vita impossibile, il fatto era che loro stavano insieme e solo il pensiero di quanto in là si fossero spinti, di quanta confidenza avessero mi terrorizzava e mi infastidiva. Diedi il telefono ad Harry indossando la solita maschera menefreghista.
"Lou io-"
"No zitto Harry. Non è successo nulla, è stato uno sbaglio e non c'è nulla di cui parlare. Io non voglio essere l'esperienza di nessuno, tu stai con Bea che è una ragazza ed io sono un ragazzo. Non ho intenzione di essere il tuo gioco personale"
"Ma che stai dicendo?" I suoi occhi erano di nuovo scuri.
"Sto dicendo che ti avevo chiesto di non ferirmi. Devi lasciarmi in pace Harry, quest'amicizia non funziona, noi non funzioniamo" Mi girai e me ne andai. Lui non mi chiamò, non mi fermò, non fece nulla. Io ero gelatina tra le sue mani, sotto i suoi occhi, tra le sue labbra, per la sua voce. La gelatina si scioglie, scivola tra le mani e lascia solo residui ed io ero gelatina in quel momento. Ero gelatina tra le mani di Harry Styles.

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