Capitolo 13

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Io e Harry rimanemmo tutta la notte abbracciati sul divano. Tra chiacchiere e baci avrei giurato di poter morire da un momento all'altro. Raccontai ad Harry degli aneddoti su me e la mia famiglia, facendo così crollare l'ultimo muro, l'ultima crepa della mia maschera. Strano però, che in così poco tempo si possa distruggere qualcosa creata ed usata per così tanto.
Harry mi raccontò che aveva una sorella, Gemma. Era molto chiusa da quando il padre se ne era andato, era più grande ma non sembrava così: quello che avevo capito su questo ragazzo era che era molto protettivo, solo con chi ne valeva la pena, solo con chi lo considerava necessario. Potevo dire di conoscere Harry Styles ma una persona in realtà non si finisce mai di conoscerla. Puoi dire veramente "io lo conosco?" Appena pronunci quella frase lui farà qualcosa che ti porterà a cambiare idea. La mente umana è complessa, affascinante si ma enigmatica fino ad un livello inimmaginabile.
Harry si era addormentato qualche ora prima, io no. Stavo cercando di non ricadere nel vizio di allontanare la gente ma più guardavo i ricci scompigliati sulla mia spalla e più avevo paura.
Erano ormai le sette del mattino e noi saremmo dovuti andare a scuola. Il giorno prima con Niall avevo provato a studiare qualcosa ma con poco successo, me la sarei dovuta cavare anche quel giorno, sperando che nessuno mi avrebbe interrogato. Mi alzai lentamente dal divano cercando di non svegliare il riccio. Mentre mi alzavo notai che quella casa era rimasta intatta dal giorno in cui i miei se ne erano andati. Mia madre era fissata con l'ordine, mio padre con l'arte. Molto quadri e oggetti artistici erano spariti da quel giorno, forse considerati più importanti di me. Avrei dovuto ristrutturare quella casa, era casa mia d'altronde, come lo era diventata l'auto di mia madre che gentilmente mi aveva lasciato. Aveva ancora il suo profumo. Facevamo molti viaggi noi tre. Ma il viaggio più lungo avevano deciso di farmelo fare da solo. E io lo avrei fatto. Salii le scale per raggiungere il bagno e prepararmi. Mi feci così una doccia veloce e mi misi i primi vestiti a portata di mano. Tornai in salone pronto a svegliare il riccio. Dormiva così bene, così serenamente. Presi il mio telefono e scattai una foto, il rumore però si sentì.
"Sei per caso uno stalker?" Voce roca, assonnata ma sempre e comunque divertita. Sorrisi inevitabilmente.
"Solo delle persone con i visi così carini" lui sorrise e aprì leggermente gli occhi.
"Sai cosa pensavo? Dovresti rientrare nella squadra di calcio a scuola, ti darebbe molti crediti e-"
"No" dici deciso. Sentii i pezzi della maschera ricomporsi, era inevitabile ma dovevo impedirlo. Chiusi gli occhi e cercai di rilassarmi.
"Ma Lou eri quasi diventato capitano!"
"Haz devo andare avanti, non tornare indietro. Troppi ricordi, troppa attenzione"
"Fare quello che ti piace non è tornare indietro, tuo padre può anche averti allenato ma sei tu il giocatore. Gioca questa partita. E poi la nostra squadra fa schifo" io risi, leggermente addolcito.
"Ci sono i tuoi amici nella squadra"
Lui mi guardò perplesso
"No non mi pare che Zayn giochi a calcio, neanche Liam, forse il cugino" mi si illuminarono gli occhi, era vero.
"Niall è nella squadra!" Affermai. Harry mi guardò e sembrò quasi infastidito.
"E con questo? Ora ti sei convinto?" Disse alzandosi dal divano
"Il tuo divano è scomodo" affermò con voce da bambino. Io sorrisi alla scena e lui sembrò irritarsi ancora di più. Incrociò le mani al petto e mi guardò con il broncio. Io lo presi per i fianchi e lo tirai verso di me, cercando di sciogliere il suo bellissimo broncio con un bacio. Lui sembro scettico ma alla fine cedette e ci baciammo ancora, come quella notte. Mi staccai per primo cercando di regolarizzare il respiro. "Dovresti andare a prepararti, è tardi" sussurrai poco deciso. Lui mi avvicinò a se con un sorriso malizioso e, forse per sbaglio o forse di proposito, fece scontrare le nostre intimità facendoci emettere così dei gemiti strozzati. Io chiusi gli occhi e sussurrai "Harry, non mi provocare" lui mi morse il labbro inferiore "Altrimenti cosa fai?" Chiese sfacciato. Lui non aveva esperienza con un ragazzo, io, anche se poche e pessime si. Misi la mano sul suo cavallo e lo strinsi facendogli emettere un altro gemito, poi, quando la sua erezione era cresciuta abbastanza, la lasciai e mi diressi in cucina.
"Allora cosa vuoi per colazione? Oggi niente cornetti, ho solo dei cereali" dissi cercando di non ridere. Misi sui fornelli del latte e del caffè e lo sentii salire le scale e sussurrare "stronzo".  Mi lasciai andare in una lieve risata.
Avvertii Zayn dicendogli che avrei usato la mia macchina perché era stata riparata. Preparai poi due tazza con del latte e del caffè e iniziai a mangiare. Harry scese dopo qualche minuto. Scese con un asciugamano in vita. Dopo la sorpresa iniziale, sapendo dove voleva andare a parare cercando di vendicarsi, gli indicai dove poteva prendere dei vestiti puliti anche se questo lo sapeva. Lui mi guardò offeso e se ne tornò al piano di sopra. Scossi la testa cercando di non ripensare a quel fisico perfetto.
Riuscimmo ad uscire di casa per le 8 meno 10. Entrammo in macchina e decisi di prendere la scorciatoia che un giorno avevo preso con Zayn. Ci impiegammo la metà del tempo normale.
"Perché non me l'avete mai fatta vedere?"
"Non la usiamo spesso" Harry mi guardò sorpreso
"E perché?" Non lo so ora scendi!" Quando scendemmo tutti i miei dubbi tornarono. Come mi sarei dovuto comportare? All'entrata, ovviamente, trovammo Bea. Lei ci vide e la sua espressione era infastidita. Harry sembrava indifferente ma sapevo che non lo era, ormai lo conoscevo, stava solo cercando di nascondermi il suo nervosismo.
"Ieri non mi hai richiamata! Dove sei stato?!" Che voce stridula, Dio.
"Io sono... Beh sono andato..." Non sapeva che dire, non sapeva se dirlo. Cosa mi aspettavo? Insomma, non avevo mai pensato che per Harry tutto questo doveva essere duro, forse molto più duro di quanto lo era stato per me. Io lo sapevo da sempre in fin dei conti, lui no, in realtà non sapevo neanche io se considerarlo gay o meno. Era un casino. Eravamo un casino. Si fece spazio in me la sicurezza che mi avrebbe fatto soffrire. Non era una sensazione, un presentimento, una paura ma una certezza. E dalle certezze non si scappa. Ci ero dentro.
"Avevo avuto un problema e l'ho chiamato anche se avevamo litigato, avevo bisogno di una mano per studiare. Stamattina l'ho trovato che camminava verso scuola e gli ho dato un passaggio" trovai con lo sguardo la figura del biondo e li salutai velocemente cercando di non guardare Harry.
"Niall!"
"Ehi Lou, avanti racconta" io lo guardai non capendo.
"Eri con Harry e ora lui mi sta fulminando con lo sguardo quindi racconta dai" io risi ed iniziai a raccontargli tutto per filo e per segno. Ormai avevo perso la prima ora e tutti i miei buoni propositi.
"Wow Tomlinson, prendi alla lettera i consigli"
"Ho sbagliato?"
"No no non mi fraintendere, sono contento per te ma stai attento. Vivere e sentire è una cosa, vivere e soffrire è un'altra. Sei ancora fragile, valuta la situazione"
"Ma tu hai detto che non dovevo pensare"
"No io ho detto che non dovevi programmare. Harry ti fa stare bene e si vede però cerca di non dipendere da lui come dipendevi dalle tue battute"
Ero stato fortunato ad incontrare Niall così all'improvviso, Zayn avrebbe saputo aiutarmi ma lui era troppo coinvolto nella storia, troppo di parte. Niall era esterno alla situazione.
"Ehi biondo ma tu hai gli allenamenti?"
"Si, mi accompagni?"
"Non lo so forse non è il caso"
"Louis, avanti" mi prese per il braccio e mi portò verso il campetto. C'era tutta la squadra, quella che sarebbe dovuta diventare la mia squadra, c'erano giocatori nuovi però. Nick mi guardò e io sarei voluto scomparire. Fortunatamente in quel momento si girò anche l'allenatore. Eravamo stati sempre molto legati, mi ricordava mio padre.
"Tomlinson, quale onore!"
"Salve coach!"
"Sei qui per le selezioni? Ti prego dimmi che sei qui per quelle perché un talento come il tuo ci servirebbe"
Guardai Nick e il suo sorrisetto, guardai tutti i sorrisetti in realtà. In quella squadra c'erano i due ex migliori amici di Harry e quasi tutta la sua cerchia di amici. Guardai Niall che in quella squadra sembrava non centrarci nulla. E poi cercai di guardare dentro di me. Cercai di trovare del coraggio, quel coraggio che avevo perso ma forse era ancora lì, da qualche parte dentro di me. Ripensai al discorso con Harry e al fatto che proprio quel giorno mi ritrovavo nel campetto da calcio. Guardai gli spalti dove si sedeva mio padre durante le partite. Sentii la gloria e il mio orgoglio dopo le vittorie, le parole "sarai presto capitano, il posto è tuo". Non sarei tornato indietro, sarei andato avanti cercando però di riprendermi ciò che mi era stato tolto e trasformarlo.
" Certo coach, parteciperò alle selezioni"

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