Capitolo 15

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Avevo sempre pensato che una volta che fossi stato deluso da Harry mi sarei sentito di nuovo perso, vuoto. Ma non era così, era una sensazione strana la mia, come una nuova forza che non credevo di avere. Avevo sempre creduto che per rialzarmi avrei avuto bisogno di una mano che mi trasportasse ovunque e che non mi lasciasse cadere, invece mi sentivo come i bambini che imparano a camminare da soli. Harry mi aveva alzato da terra e poi mi aveva lasciato ma io non ero caduto, ero inciampato. Ero innamorato di Harry ma quel l'amore sano, bisognoso si, ma non indispensabile per vivere. Avevo deciso che l'unica cosa indispensabile per vivere sarei stato io, io con la mia forza.
Mi alzai da terra e uscii fuori dal mio nascondiglio dietro la parete, loro erano ancora lì, incollati. Non avevo lasciato uscire una sola lacrime e non l'avrei fatto davanti a loro.
"Louis eccoti!" Non fui il solo a girarmi, percepii anche le due figure che erano davanti a me voltarsi verso Liam.
"Ti stavo cercando per congratularmi, in campo sei stato fantastico e sarai il capitano, ne sono sicuro. Tornerà tutto come prima" sentii speranza nella voce di Liam. Lui ci stava provando, stava provando a non fare errori, a farsi perdonare, ciò che non sapeva però era che io già lo avevo perdonato forse nell'istante in cui mi aveva chiesto scusa la prima volta, ero solo accecato dalla paura per capirlo. Guardai dritto nei suoi occhi color nocciola, così diversi da quelli di cui mi ero innamorato un anno prima, così diversi da quelli di cui ero innamorato ora. È straordinario come la percezione delle persone possa cambiare, come le sensazioni possano sembrare così diverse a distanza di tempo. Sentivo lo sguardo di Harry bruciarmi da per tutto e provavo fastidio, rabbia e tristezza. Tristezza per ciò che eravamo e per ciò che potevamo essere. Tristezza perché lui mi aveva dato la forza e ora voleva strapparmela via. Tristezza perché la vita sembrava pormi in continuazione degli ostacoli. Era un gioco infinito, questa volta però avrei giocato e avrei vinto. Mi girai verso Harry che aveva i capelli arruffati probabilmente dalle mani di Bea e gli occhi spalancati che mi guardavano e avevano una sfumatura più scura, ancora verde, ma scura. Aveva paura. Bea ci guardava non capendo e io non potei fare a meno di pensare che era così stupida. Sembrava così piccola in confronto ad Harry che la ricopriva quasi completamente. Tutto intorno a noi sembrava essersi oscurato, c'eravamo solo io e lui. Io arrabbiato, lui confuso. Io arrabbiato, lui impaurito. Io deluso e arrabbiato e lui... lui non era più niente. Era spento, era vuoto, era me qualche mese fa. Sorrisi a quella visione ma era un sorriso amaro il mio, senza felicità. Mi girai verso Liam che posava lo sguardo prima su uno poi sull'altro ed io sapevo che aveva capito perché Liam Payne capiva sempre tutto.
"No Liam, non sarà come prima, sarà meglio" e ci guardammo, azzurro nel marrone scuro, come era sempre stato, come doveva essere. Eravamo bambini, adolescenti e adulti. Eravamo sempre stati tutto e poi eravamo stati il niente. Come me ed Harry.
Misi un braccio intorno alle spalle del mio amico e lo portai verso lo spogliatoio di fronte a quello delle cheerleader. Non guardai più Harry e pensai che non lo avrei più guardato.

Era passata ormai una settimana dalla giornata delle selezioni. La situazione a scuola era cambiata, quasi nessuno mi prendeva più in giro anzi, alcuni mi guardavano con rispetto e ammirazione. Alcuni miei vecchi amici tornarono a salutarmi e mi chiesero scusa. Io non li avrei perdonati, non sarei tornato il vecchio ragazzo spiritoso e popolare anche se, contro la mia volontà, popolare lo ero già da tempo. A volte però si sedevano con noi a mensa. Ciò che mi piaceva di più di tutti quei cambiamenti era il fatto che io, Zayn, Niall e Liam stavamo sempre insieme, eravamo un gruppo ormai. Zayn e Liam erano tornati a litigare in continuazione ma a difendersi a vicenda appena qualcuno li criticava; io e Niall ci eravamo uniti ancora di più e spendevamo molti pomeriggi insieme, a volte anche in silenzio. Il silenzio con Niall era piacevole, non era mai imbarazzante, ti faceva riflettere, era come essere in un'altra dimensione più bella, pacifica. Uscivamo spesso la sera tutti e quattro insieme. Avevo dovuto raccontare a Zayn e Liam tutta la faccenda del riccio. Zayn in quei giorni però era un po' distaccato con me e io sentivo che qualcosa tra noi si era spezzato, non sapevo quando e non sapevo come, pensavo però che fosse legato al mio cambiamento: Zayn mi era rimasto vicino nel mio periodo buio e aveva lottato per me ma adesso pensavo di potercela fare da solo, non ero più sotto la sua ala protettiva, non eravamo più 'Zayn e il suo migliore amico' eravamo Zayn e Louis ma lui questo cambiamento improvviso non se lo sapeva spiegare, si sentiva messo da parte, inutile, come anni fa.
Inizio flashback
Avevo sempre amato la pioggia: il rumore che fa quando cade sull'asfalto, la sensazione di pace e tempesta che emana nello stesso momento. Mi faceva sentire così piccolo essere vittima del lieve attacco delle goccioline che venivano da così lontano, era bello osservare dalla finestra le gocce che sporcavano il vetro, mi facevano riflettere, mi davano il permesso di essere triste perché ero accompagnato, guidato, trasportato.
Quel giorno pioveva e io non ero a casa mia ad osservare la pioggia dalla finestra. Stavo aspettando mio padre nel cortile della scuola, riparato dal tratto coperto. Ero da solo e non avevo idea di dove fosse finito Zayn. Continuavo a chiamare Zayn al cellulare ma lui non rispondeva e poi vidi Liam correre sotto la pioggia riparato dalla sua giacca. Avrei voluto chiamarlo, avrei voluto dirgli di scordarsi del giorno precedente, di scordarsi del bacio. Stavo per avvicinarmi a lui quando lo vidi fermarsi davanti ad una macchina. Quella macchina. Mi immobilizzai. La macchina di Kayl. Non si accorsero di me ma io mi accorsi di loro, tutto il mio corpo si accorse di loro. Volevo piangere, volevo urlare e volevo rincorrere Liam e pregarlo di perdonarmi, pregarlo di non dimenticarsi di me, del suo amico d'infanzia che, alla fine, l'aveva aiutato a crescere, lo aveva supportato e accompagnato, aveva tenuto lontane le sue paure, volevo supplicarlo di ricordarsi che mi aveva promesso che mi sarebbe stato accanto. Ma non lo feci e quella fu una delle prime volte in cui rinunciai ad essere ciò che ero, in cui non lottai e mi lasciai trasportare dalla corrente. Liam salì in macchina e io capii che lo avevo perso. Sentii una figura dietro di me e non avevo bisogno di girarmi per capire chi era.
"Ti ho cercato, mio padre sta arrivando e preparati perché non sarà di buono umore, come sempre ormai"
"Perdonami" disse con voce bassa, lieve, sembrava volesse piangere ma Zayn Malik non piangeva mai. Lui era forte, era sempre stato forte anche quando la sua famiglia era andata in banca rotta: lui si era trovato due lavoretti, aiutava la madre in casa, il padre con gli affari ed era l'ancora della sorella. Zayn Malik non piangeva, non crollava, non ti lasciava e si sentiva colpevole anche quando non lo era. Mi girai con lo sguardo basso per poi sollevarlo su di lui: "Per cosa, Zayn?"
"Per averlo lasciato andare, per non aver saputo fare di tutto per non farti crollare di nuovo, è colpa mia sono inutile, avrei dovuto dargli consigli invece che urlargli contro ma è così stupido" io Risi, Risi perché quei due erano così, ma la verità era che quella volta non c'era nulla da ridere
"Non è colpa tua Zayn, non lo è mai e tu non lo capisci. Sei tu il collante Zayn, sei tu quello che tiene insieme i miei pezzi"
"Un giorno mi lascerai andare, avrò finito la colla e l'avrò finita perché a te non servirà più"
Fine flashback

Mi girai verso Zayn. "Hai finito la colla" affermai. Il tavolo piombò nel silenzio, perfino Niall smise di mangiare. Tutti mi guardarono non capendo. Fu un momento, un istante in cui delle immagini passarono davanti gli occhi di Zayn e capì. Aveva la bocca aperta dalla sorpresa e dalla realizzazione. Lui lo sapeva dal giorno delle selezioni ma era in quel momento che realizzò. Ci fissammo per minuti interminabili e nessuno ebbe il coraggio di dire nulla. Interruppi lo sguardo con Zayn e mi girai verso Liam che sembrava preoccupato. Avevamo parlato di ciò che era successo tante volte ma non mi aveva mai spiegato come erano andate le cose. Liam era sempre stato fragile ma mai irragionevole. Mi era passato per la mente a volte che aveva fatto ciò che aveva fatto perché quel bacio lo aveva colto all'improvviso, magari aveva provato qualcosa che non pensava potesse provare. Eravamo diventati un gruppo ma io avevo bisogno di fargli capire che non avevo più bisogno di pietà, dovevo capire quello che era successo in passato e dovevo capire se io e Zayn eravamo ancora una cosa sola. Ma non adesso, non in quel posto, non quel giorno.
Abbassai lo sguardo per poi alzarmi "Ho gli allenamenti, ci vediamo stasera. Ti aspetto in campo Niall"
Arrivai al campetto e notai che erano tutti li. La settimana di prova era finita, era il momento di sapere chi era il capitano. Nick si era stufato di prendermi in giro e di torturarmi forse perché più della metà della squadra era dalla mia parte e forse perché c'era anche il coach tra loro. Notai anche che Nick stava parlando con qualcuno. Harry. Lo avevo solo visto da lontano in quei giorni, senza mai incontrare i suoi occhi. I nostri sguardi si incontrarono e fu come una doccia fredda. Mi mancava. C'erano momenti in cui quel l'amore mi lacerava, mi distruggeva e poi mi faceva rinascere. Era tornato nel suo gruppo di amici ma non era felice, si vedeva. Bea gli stava sempre attaccata e per questo mi stupii del fatto che non fosse con lui insieme alle altre cheerleader. Il nostro sguardo si interruppe quando il coach fischiò e lui si andò a sedere sugli spalti. Ci allenammo per una ventina di minuti e poi ci dividemmo in squadre come al solito: io capitano di una, Nick dell'altra. Che la partita finale abbia inizio.
Cercavo sempre di guidare la partita facendo gioco di squadra, organizzando gli schemi di gioco sui punti forti dei giocatori e fino a quel momento tutto andò bene. Era l'ultimo goal, la mia squadra era in vantaggio e la partita era vinta ma quel goal per me era importante. Corsi verso la porta e poi successe. Successe che alzai lo sguardo come chiamato da una forza più grande di me. Verde nel blu, blu nel verde. Era da quel giorno davanti agli spogliatoi che non ci guardavamo così. Il gioco di sguardi era sempre stato ciò che ci aveva uniti. Ci scrutavamo, ci conoscevamo ogni giorno ed eravamo arrivati al punto in cui non c'era più nulla da sapere, da conoscere. In quel momento io ero con Harry, in quel momento capii che lui non doveva essere necessariamente necessario ma lo era, lo era perché io volevo che lo fosse. Io volevo che la mia vita avesse un senso e lo aveva quando ero con lui. Non sapevo come sarebbe finita, non sapevo se era pronto ma se non lo fosse stato io lo sarei stato per entrambi. Ricominciai a correre verso la porta, correvo per me, per lui, correvo per una guerra che era tornata ad essere mia. E tirai. Tirai verso la porta. Lanciai il goal di fine partita. Lanciai il goal di inizio gioco.

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Angolo autrice
Ciao a tutti! Allora questa settimana ho aggiornato un po' a caso diciamo ma da adesso, visto che vorrei pubblicizzare un po' la storia, ho deciso di scegliere un giorno per la pubblicazione: il sabato e, se mi sarà possibile, anche la domenica. Spero che questo capitolo vi piaccia e vi chiedo per favore di commentare, votare e magari aiutarmi a pubblicizzare questa storia. Grazie mille.

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