thirteen

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“L'Olocausto è una pagina del libro dell'Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria.” 
-Primo Levi.


Questa mattina Luke è in bilico, non sa cosa fare: è così indeciso, così insicuro. Ashton è ancora dell'idea di volerlo "sfruttare", anche se all'inizio gli sembrava un'ottima idea salvare la sua vita.
Alzatosi dal letto in fretta e furia, si dirige in miniera, per iniziare la sua straziante giornate a lavorare pietre. Non vede neanche l'ombra di Calum in quel posto: dopo lo sterminio di ieri, nessuno fiata e tutto è silenzio. Mai guardare in faccia in soldati, altrimenti riceverai una frustata: non sei degno di fissarli, tu sei ariano. E gli ariani non hanno diritti, solo doveri.
È stato così brutale guardare come cadevano al suolo i detenuti, come si uccidevano, come venivano fustigati. Tutto alla regola. Almeno, per loro.
Oggi in miniera c'è fermento: sono arrivati i nuovi prigionieri, uno in particolare.
Piange, piange lacrimoni salati, pieni di dolore. Ha dei capelli tendenti al biondo, tratti stranieri per Luke, che non ha mai visto un ragazzo così affascinante. Non riesce a capire i suoi occhi da lontano, ma immagina che siano di un colore spettacolare, che raccontano una storia, una storia appannata da tanti ricordi, che verranno bruciati, per colpa dei soldati, degli antisemiti, della società che non ha rispetto per un'idea differente dalla loro, che non è consapevole di quello che svolge.
Il ragazzo è in fila per prendere il pigiama con dei numeri ed un'enorme stella gialla cucita nel pigiama: la stella di David.
È l'ultimo della fila ed è visibilmente nervoso. Ruota i pollici in cerchi non sempre precisi, con alcuni intoppi fra le due dita, mentre si guarda intorno. Osserva il grande cancello che si chiude sulle sue spalle, lasciando spazio al buio ed al silenzio. Osserva come gli uomini vengono catalogati, li osserva dopo essere stati marchiati e quelli che mentono vengono portati a 'farsi una doccia', la doccia da dove non faranno mai più ritorno. Sono nudi, senza neanche un vestito addosso e vengono rasati i capelli a zero. Durante la rasatura, guarda i bambini, con le loro bambole ed i loro pupazzi, strattonati dalle guardie serie ed inespressive. Non piangono, avranno già consumato ogni singola lacrima. Ora non c'è più silenzio, ma urla. Urla di dolore, pianto. Il ragazzo senza nome ingoia a forza la saliva e fa dei passi in avanti. Ora è il suo turno di ricevere il pigiama e, subito dopo, una guardia dagli occhi freddi, lo prende per il braccio e lo porta in una stanza. Luke, a passo felpato, decide di seguirli. La guardia si congeda e Luke, guardando da destra a sinistra, si siede accanto a lui.
"Hey... so che non è il momento migliore, ma... io sono Luke."
Gli porge la mano.
"I-io s-sono Michael."
"Bene, Michael. Spero riusciremo a diventare ottimi amici."

Calum's POV.

Disidratato. Affamato. Dissetato. Ebbene sì, sono stato catturato dopo la mia brillantissima, che poi tanto brillante non era, idea di fuggire allo sterminio. Sono stato fortunato, sono ancora vivo. Dopo lo sterminio, non ho più visto Ashton. Oramai Ashton fa parte dei miei pensieri, anzi, ne è lui l'artefice. Lui, però, mi ha guardato con disinvoltura, come se non gli importasse nulla di me e questo mi fa star male, molto. Ma in cuor mio so che Ashton mi aiuterà, so che mi salverà.

Ashton's POV.

"Quindi dovrei ringraziarti? Ohw beh, allora grazie per non aver ucciso Calum."
"Dovrebbe essere il minimo, soldato. Ricorda che più lavoro svolgi, più gente uccidi, prima tornerai a casa a vedere la tua famiglia, ma non dirmi che -mi gira intorno- preferisci un ebreo, perché non ti credo. Devi sterminarli tutti, non di certo innamorarti!"
"Finn... io non so dove hai messo Calum, ma stai giocando col fuoco."
"E tu stai giocando col Führer, il che è più grave, no?! Irwin. Tutto questo per un povero disgraziato, per lo più ebreo. Se non lo farai sparire, lo farò io."
"Aspetta un po', Finn. Non vorrai dirmi che t'interessa Calum?"

Angolo autrice:
Intanto, mi dispiace per non aver pubblicato, ma la scuola mi uccide.
Oggi, 27 gennaio, come tutti sappiamo, è la Giornata della Memoria. Per me è difficile spiegare che sentimenti provo verso quella gente. Io, intanto, vi chiedo un minuto. Un solo minuto per pensare a quanta gente è morta. Pensate, 6 milioni di innocenti: ne vale la pena, ricordare significa anche non commettere gli errori del passato. A presto. Vostra sempre, Kià.x

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