La realtà era quella che era.
Dopo il primo anno d'universita', al terzo mese di gravidanza, mi trasferii a Roma, da lui. Continuai gli studi a Roma Tre. Ho studiato architettura con il pancione che cresceva, frequentando le lezioni, facendo i laboratori, le revisioni , le extempore.
Perché non volevo mollare, il mio sogno era solo mio e non intendevo giocarmelo. Ho faticato molto. Ma non credo, nonostante tutto di aver sbagliato quella scelta.
Marco è nato il 24 di aprile, mentre un caldo estivo e innaturale soffocava la città ... Come quasi per tutte le donne che hanno il primo figlio il parto è stato difficile e complesso ed finii a fare un cesareo d'urgenza che mi ridusse una larva. Sopravvissuta a nove giorni di ricovero tornai a casa con uno splendido bambino con grandi occhi azzurri e la pelle diafana come la mia.
Ero io in miniatura... e ancora adesso mi somiglia in modo impressionante.
In quelle stesse aule che avevo ripreso a frequentare lo allattavo e all'occorrenza gli cambiavo i pannolini, sotto gli occhi inteneriti o stupiti di colleghi ed insegnanti.
All'esame di storia dell'arte, mentre cullavo il piccolo in carrozzina, e intanto rispondevo alle domande, il professore infine mi dice :
- Lei è una persona straordinaria... meravigliosa. Spero sia apprezzata per tutto quello che fa, che sta facendo, che farà -
- Lo spero anch'io - . avevo risposto tra lo stupore mio e di chi assisteva.Purtoppo quelle parole non hanno mai raggiunto il cielo.
Sono rimaste nella sfera della speranza.
Nessuno ha apprezzato mai gli sforzi fatti per non cedere alla sorte che per me aveva deciso un percorso diverso da quello che avevo scelto.
Nessuno, mai. Neanche mio padre. Figurati Stefano o i suoi genitori.
Pressata da suoceri ho accettato di sposare il loro figlio.
Non avrei dovuto cedere. La convivenza mi stava bene , mi lasciava spiragli, pensavo... perche diciamoci la verità la relazione funzionava con una doppia entrata... io amavo, lui ... non l'ho mai veramente capito.... la nostra vita coniugale era sempre la stessa, lui ormai programmava i rapporti per fare in modo che mai piu accadesse una nuova gravidanza . Del resto non avrebbe voluto neanche la prima , ma io avevo deciso di tenerlo comunque, quindi si adeguo' suo malgrado.
Marco, sosteneva mio suocero, doveva avere tutte le carte in regola . Era l'unico nipote che portasse il suo cognome e lui ci teneva.
Così l'ho sposato.
In fondo una giornata felice. Faceva ben sperare.
Purtoppo però la natura delle persone difficilmente cambia. Illusorio anche solo sperare che accada credo, anzi ora come ora ne sono certa.
Io l'ho conosciuto flirtando. .. e lui a flirtare ha continuato sempre. Non con me , ma con tutte quelle che capitavano, in barba alla coiona che sembrava diventata una giovane baby sitter, governante cameriera tuttofare e che studiava la notte.Ma il problema non era solo questo.
La situazione, dopo la nascita di Marco ed il matrimonio era cambiata . Dopo una breve parentesi di convivenza con i suoceri, avevamo preso una casa per noi.
Ma la nascita del piccolo aveva mutato equilibri ed orari. Lui non sopportava i ritmi del suo accudimento. Il bimbo doveva essere allattato ogni tre ore, una notte su tre non dormiva completamente, aveva le coliche , piangeva.... insomma mi sbatte' fuori dalla camera da letto e finii a passare i miei giorni e le mie notti in salotto, appoggiata al divano.
Ma il peggio doveva venire.
Poco dopo esserci sposati Stefano aveva fatto un intervento al naso. Convalescente, a casa non voleva essere disturbato da nessuno . E a quanto pare io ed un bambino di sei mesi circa distubavamo eccome!
Così un pomeriggio, mentre il piccolo piangeva, non ricordo più neanche perché, comincia a insultarmi, io incapace di gestirmi e di gestirlo. .. stavolta rispondo e scoppia una lite furibonda. Al culmine di questa mi scaglia addosso il passeggino.
Cerco di difendermi parandomi con le mani e mi faccio male alla mano sinistra. Immediatamente due dita si gonfiano.
Devo andare in ospedale. Mi stecco le dita e tra le urla e i suoi improperi, lascio il piccolo con lui e non so come guido fino al pronto soccorso.
Lì racconto delle balle a cui non crede nessuno.
Il dottore, dopo le lastre, mi dice che per fortuna non ci sono fratture. Mentre sto per andare via mi richiama .
- Qualsiasi cosa succeda può tornare qui. Il posto di polizia è nello stesso corridoio. Se ha bisogno non esiti. -
Lui ha capito. Io annuisco e torno a casa da mio figlio.
Il referto di "quell'incidente " lo custodisco ancora.
A memento.
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Vieni Via Con Me (#Wattys2016)
Roman d'amourNoemi è intrappolata in quella che le sembra una situazione senza via di uscita, tanti sbagli ed altrettanti problemi. Poi il baratro della violenza. E il coraggio di scegliere .