Stupendo fino a qui...

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"Amore l'aereo atterra verso le dieci di stasera" aveva spiegato Ignazio al telefono con il tono di voce un po distratto e confuso dal caos che di solito regna negli aeroporti.
"Non beneficeremo di tutta la giornata ma va bene lo stesso...so che non è colpa tua e che ce l'hai messa tutta per venire oggi" gli avevo risposto anche se in fondo avrei voluto trascorrere diversamente quella giornata.
Avrei voluto più tempo per noi perché ultimamente non riuscivamo mai a chiarire delle cose importanti.
Io sarei stata ore ed ore a parlare, ma si sa che gli uomini, in genere, sono poco propensi a questo tipo di cose, e così non era mai il momento giusto per iniziare discorsi chiusi dentro ad un cassetto.
Per telefono non era uguale e lui non c'era quasi mai, ma cercavo di non lamentarmi, perché ci sarebbero stati sicuramente altre occasioni e altri anniversari insieme, e la prossima volta il lavoro non avrebbe messo i bastoni fra le ruote.
Io avrei voluto raggiungerlo a Mosca, ma era capitato di sabato e non potevo in alcun modo disdire la puntata di Di Sabato Cantiamo.
Il contratto non lo permetteva ed io dovevo essere lì, sotto lo sguardo di Edoardo e mezza Italia per la messa in onda, anche con quaranta di febbre, come era già capitato una volta con i Pooh.

"Luisana scusami se ultimamente sono stato insopportabile. Ti amo ogni minuto di più e mi manchi da morire" aveva continuato alludendo ai suoi ultimi comportamenti isterici e ai nostri piccoli litigi.
Certo, era naturale avere dei battibecchi, altrimenti non sarebbe stato normale, ma doveva diventare altrettanto normale imparare a litigare nel modo corretto.
Con le esatte parole.
Non con quelle che ti fanno rimanere male.
"Anch'io ti amo tanto tanto. Non ce la faccio più ad aspettare.. Magari stasera parliamo un po, perché ultimamente non lo facciamo molto" avevo detto mentre uscivo dal negozio per ritirare il regalo che gli avevo preparato: una medaglietta in oro bianco che lui qualche tempo prima, aveva osservato con sguardo interessato da una vetrina nel centro storico di Bologna.
Volevo metterci dentro il mio bottoncino, che era divenuto il nostro simbolo di unione.
Lui lo teneva sempre nel portafogli, ma in questo modo lo avrebbe portato sul cuore.
Dove volevo e dovevo essere.
"Amore non si sente bene qui e c'è poco campo. Adesso è meglio se aggancio e spengo il telefono perché sto per salire"
"Ok. Fammi uno squillo appena atterri. Vieni dirittamente tu a casa o vengo a prenderti?" e avevo cercato di non badare al suo deviare discorso.
"No vengo io. Ciao amore mio, ti amo"
"Ciao amore" avevo detto al vento freddo di Bologna quando lui aveva già attaccato.
Odiavo quel fastidioso "tu tu" in faccia.

Non so perché ma quel pomeriggio, nel momento esatto in cui aveva agganciato prima di una mia risposta, avevo avuto come una paura di ritornare indietro nel tempo.
Una sorta di deja vu.
A quando lui non affrontava e non condivideva le incertezze che lo assalivano.
Avevo l'inquietudine di ritornare a quando lui scappava, invece di parlare con me dei piccoli inconvenienti.
Avevo come l'impressione di tornare a quando lui non si sentiva all'altezza degli eventi e della circostanze.
Era spesso nervoso e stressato, e di questo suo modo di essere, ne risentiva il nostro rapporto.
Magari tornava dopo un viaggio e se volevo affrontare la questione, lui diceva di essere stanco e che avrebbe preferito fare altro.
Così si rimandavano le parole necessarie per il mese di poi e l'anno di mai.
Insieme e vicini era tutto perfetto, ma da lontani era più distaccato, a tratti irraggiungibile.
Diceva ti amo ma il suono sembrava diverso.
Vedevo il suo sorriso nello schermo del pc attraverso un collegamento skype, ma non era tanto caldo.
Leggevo i suoi messaggi d'amore e magari avrei voluto di più.
Avrei voluto ricevere almeno la stessa quantità che davo a lui.
Qualcosa non andava in quel momento, ma lui preferiva fingersi indifferente alla situazione.

Avevo raggiunto la mia Audi ed ero andata a casa cercando di convincermi che era solo un impressione sbagliata.
Forse ero io ad essere pignola e che mi ponevo troppi problemi.
Forse ero io che ero spaventata dalle relazioni per le esperienze passate.
Mi ero preparata con il mio vestito sexy e avevo agghindato la tavola per la nostra cena romantica, nonostante la tarda ora.
Avevo sparso sul parquet petali di rose bianche e rosse, creando una scia fino al bagno, dove ad attendere c'era una vasca colma di schiuma, candele profumate disposte sui bordi in ceramica ed infine, sul gradino per salire, avevo azzardato una vecchia radiolina con un cd di musica classica.

Se Ritorno Da Te....(#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora