La puntata appena conclusa secondo l'esperto parere di Edoardo era andata alla grande.
"Memorabile. Sei stata fenomenale Luisana.
È epico il modo in cui ti sei ricomposta col vestito!" aveva urlato in preda all'entusiasmo prima di uscire dal mio camerino, alzando platealmente le mani in segno di vittoria.
Secondo me, invece, era stata una tragedia alla mia immagine.
Un vero disastro.
La peggiore di tutte.
La mia rovina.
Il mio biglietto di sola andata verso l'inferno dei giornali di gossip.
Il mio viaggio senza ritorno nel mondo delle malelingue.
L'ennesima maschera a mostrare la persona che in realtà non ero.
Questa era l'altra sporca faccia di chi faceva la conduttrice televisiva come me.
Attirava antipatie insensate.
Come una calamita attraeva pettegolezzi e cattiverie.
Come un irrimediabile gravità ricadeva su commenti indesiderati.
Già immaginavo quando tutti avrebbero detto che l'avevo fatto apposta per attirare attenzione.
Già immaginavano mentre opinionisti senza scrupoli avrebbero associato le mie mutandine, alla farfalla tatuata di Belén, fuoriuscita sulle scale del festival di Sanremo.
Già immaginavo mentre i giornali avrebbero inventato chissà quale fandonie sulle mie intenzioni pubblicitarie.
Già sentivo le domande per sapere se fra me e Mister irritante e peloso c'era più di un normale impegno lavorativo.
Ma in fondo ero io la cretina che era stata ai suoi giochi.
Ero io la stupida che pagava le conseguenze di un maledetto passatempo.
Ero io l'ingenua che inciampava quando si rendeva conto di avere tutti gli occhi puntati addosso.
Ero io la maldestra che litigava con le scarpe per allontanarsi da lui.
<<Amo il mio lavoro e supererò anche quest'incidente>> ripetevo fra me e me per convincermi che ce l'avrei fatta come sempre.
Di sicuro non sarebbe stata la prima volta che qualcuno mi avrebbe attaccata, accusandomi di megalomania o cose del genere.
Sarei uscita fuori come in tutte le guerre a cui avevo preso parte.Mi ero lasciata andare sullo sgabello e stanca mi ero guardata allo specchio.
Avevo osservato le mie decolté dorate e i miei piedi distrutti.
"Tutta colpa vostra!" avevo gridato isterica lanciandole dall'altra parte del camerino, facendole sbattere contro la porta.
Un piccolo fosso aveva lasciato il segno di quell'atto di rabbia sul legno bianco.
Avevo preso la spazzola e avevo cercato di mandare giù tutta la brillantina incollata nei capelli.
Avevo osservato le mie parvenze da donna forte e felice, e avevo riso convulsa nello scoprire quanto poteva essere ingannevole l'aspetto.
In fondo avevano ragione tutte quelle donne che mi odiavano.
Avevo l'aria antipatica e presuntuosa.
Avevo l'aria da sgualdrina e la faccia da diavoletto.
La mia carnagione scura, le curve morbide e generose, la postura slanciata e i miei capelli chiari mi davano l'aspetto da donna sudamericana.
Quella dal 'sangre caliente e la carne viva'."Posso?" il riflesso di Ignazio era comparso inatteso alle mie spalle dalla specchiera.
"No. Vorrei stare sola " avevo risposto secca.
"E invece posso perché sono già entrato" aveva chiuso la porta e si era messo comodo su una poltroncina bianca con i cuscini a stampe zebrate.
Ne aveva preso uno e lo aveva portato sulle gambe osservandone le decorazioni.
"Ti piace proprio questo stile, eh?" aveva detto ironico.
"Vattene"
"Su via...non fare così. Dovresti ringraziarmi per non averti lasciato cadere" si era alzato e mi aveva raggiunto guardandomi negli occhi dalla specchiera con un ghigno divertito.
Aveva appoggiato i gomiti sui braccioli del mio sgabello e aveva seguito attento il movimento della spazzola fra i miei capelli dorati.
"Ah si! Io invece, guarda un po, preferivo scivolare a terra, piuttosto che mostrare a mezza Italia le mie mutande!
Sai, ti ringraziano immensamente per la pubblicità che hai fatto loro.
Credo che da domani in poi tutte le donne ne vorranno un paio simili" avevo risposto sarcastica.
"Prego. È un piacere fare pubblicità gratis a cose tanto belle"
"Mi prendi in giro?"
"No, dico sul serio.
Sono davvero belle. E molto sexy anche"
"Boschetto sei l'essere più insopportabile che io abbia mai incontrato in vita mia" avevo girato lo sgabello per ritrovarmi faccia a faccia con lui.
Per guardarlo dritto negli occhi e rendere più vero ciò che avevo appena detto, anche se era poco credibile.
In quel momento avevo una voglia matta di prenderlo a schiaffi,oppure, ancora meglio a morsi.
"E tu la conduttrice più permalosa e affascinante incontrata negli ultimi sei anni di continue interviste" aveva detto sfiorandomi la punta del naso con l'indice, come fosse un campanello, per poi allontanarsi.
"La smetti adesso per favore"
"Di fare cosa?"
"Di....di comportarti così Ignazio!"
"Ma se non ti ho fatto ancora nulla!"
"Abbiamo giocato abbastanza oggi non credi? Non hai visto prima? E se tu non mi avessi afferrata, il vestito non si sarebbe alzato!" avevo urlato arrabbiata.
"Ah adesso è colpa mia!?"
"Si è colpa tua perché non avresti dovuto invitarmi a ballare"
"E tu perché hai accettato allora?"
"Sei un imbroglione! Tu mi hai sfidata!" avevo detto con fare ovvio sbattendo la spazzola sul mobiletto.
"E allora? Potevi anche rifiutarti!"
"Ma per chi mi hai presa? Per una di quelle meticolose bigotte? Io non mi tiro mai indietro per uno sbruffone!
Perché avrei dovuto darla vinta a te?
Ti credi più importante di me?"
Mi ero alzata e mi ero resa conto della sua statura torreggiante adesso che ero scalza.
Avevo fatto dei passi avanti e lui aveva indietreggiato fino a restare spalle a muro.
"Sei tu che dovresti smetterla Luisana" avanzava piano e stavolta ero io costretta a fare dei passi indietro.
Stavolta ero io con le spalle rivolte all'angolo di un muro.
"Io smettere? Di fare cosa? Hai fatto tutto tu!" e gli avevo puntato il dito contro il petto in quel poco spazio che ci divideva.
"Eh no cara! Tu mi hai retto il gioco.
E poi sei tu che ce l'hai con me.
Sei tu che mi hai trattato male non appena mi sono seduto su quel divano stamattina" diceva piano e vicino.
"Ok. Mi arrendo. Basta.
Forse ti ho risposto male e sono stata poco professionale perché oggi è una giornata storta per me. Però tu devi ammettere di essere stato abbastanza spavaldo a rispondere in quel modo, e sei stato molto antipatico a venire qui in camerino" avevo continuato a puntare nervosamente il dito e lui aveva iniziato a ridere.
Rideva di gusto appoggiandosi al muro e incastrandomi in quello spazio oramai troppo stretto.
"Perché ridi? Finiscila!"
"Va bene....va bene" aveva detto trattenendosi a stento e con scarso successo.
"Smettila" e lo avevo colpito piano sulla spalla.
Lui si era fatto serio all'improvviso.
Aveva appoggiato anche l'altra mano al muro ed io ero circondata.
Era dannatamente vicino e fissava le mia bocca.
Aveva deglutito e sentivo il suo respiro sulla mia guancia.
Sentivo le punte delle sue scarpe toccare i miei piedi nudi.
Sentivo l'aria farsi più calda intorno e sentivo la malizia in quei suoi modi.
"Pace?" aveva chiesto piano con un espressione seria ed io ero riuscita solo ad annuire.
Mi sentivo più piccola senza tacchi.
Mi sentivo tremendamente frastornata e sarei voluta tornare a casa.
Avrei voluto mettermi a letto e sognare illudendomi, che Massimo sarebbe tornato per scoprire che non era mai finita.
Avrei voluto parlargli oppure avrei voluto solo farci l'amore, con la consapevolezza che non bastava un letto disfatto per sposarsi, ma bisognava aspirare ad altro di molto più grande.
Avrei voluto guardare la sua bocca socchiusa mentre dormiva, oppure, avrei voluto odiarlo per il modo in cui si era comportato.
Avrei voluto riaverlo o avrei voluto solo non pensarlo.
In realtà non sapevo cosa volevo.
Non lo sapevo se era arrivato il giorno, per cambiare e mettere un punto o solo una virgola per continuare a pensarlo.
Non lo sapevo se volevo fingere perché fingere faceva male solo a me.
Non lo sapevo se volevo continuare a nascondermi perché mi sembrava stupido farlo.
Non sapevo fino a dove volevo arrivare.
Credevo di essere sfortunata in faccende di cuore.
Credevo di essere poco adatta alla ricerca di quello giusto.
Sapevo solo che a due millimetri dal mio viso, c'era un cantante dal bell'aspetto e di nome Ignazio Boschetto, e ciò sembrava un buon pretesto per rendere la giornata più allegra.
"Luisana Viviani mica ti offendi se ti bacio?" aveva sussurrato invitante sulla mia bocca e un brivido era sceso impetuoso lungo mia schiena.
"Potrei offendermi se non lo facessi"
Non sapevo perché ma quel ragazzo provocava in me tanto fastidio quanta attrazione.
"Allora dovrò farlo per forza, perché non ho alcuna intenzione di offenderti" aveva continuato.Stava per appoggiare la sua bocca alla mia quando qualcuno aveva bussato alla porta ed io mi ero voltata di lato come un brusco risveglio.
Una punta di sollievo mista a delusione in quel gesto spontaneo.
La razionalità che riprende coscienza sull'istinto.
Un'aura di imbarazzo a coprirci.
Lui aveva fatto alcuni passi indietro tossendo ed io mi ero data una piccola occhiata allo specchio.
"Avanti è aperto" avevo urlato sforzandomi di cercare un tono tranquillo e sereno.
"Luisana le linee telefoniche si sono intasate e c'è un mucchio di gente che chiede di te, cosa devo rispondere?" l'assistente di Edoardo era entrata con le mani fra i capelli, senza neanche accorgersi della sospettosa presenza di Ignazio.
"Di loro che non ho intenzione di rilasciare alcuna dichiarazione in merito alla puntata di oggi"
"Ok. Cercherò di placare i loro spiriti ma credo che sarà inutile" stava per andare quando poi aveva riaperto la porta ed io avevo temuto qualche domanda sulla mia compagnia in camerino.
"Ah Luisana, una ragazza mi ha chiesto dove hai preso le mutandine. Almeno a questa domanda puoi rispondere?"
"Beh dille che non le troverà sul mercato perché è un pezzo unico, visto che me le ha regalate uno stilista di intimo" le avevo risposto facendole l'occhiolino e lei finalmente era andata via.
"È vero?" aveva chiesto Ignazio che era stato molto attento alla conversazione.
"Certo che no!"
"No dicevo se era vero che ti offendevi" mi aveva guardato dritto negli occhi lui e si era avvicinato cauto, in attesa di riprendere da dove aveva iniziato quello stupido, eppure, così invitante gioco.
Mi aveva spinta piano al muro circondandomi i fianchi, ma io non gli avevo dato corda quella volta.
"Senti adesso è meglio se te ne vai, perché come hai potuto vedere la puntata di oggi mi causerà non pochi grattacapi" avevo detto sussurrando le parole e sforzandomi di non cedere.
"Va bene. È meglio se raggiungo gli altri per le foto e gli autografi.
È stato un piacere collaborare con te.
È stato un piacere ancora più grande ballare con te e scoprire che ti piacciono le zebre.
Insomma, è stato un piacere fare la conoscenza di una Belén, che oltre al fascino, ha anche il cervello.
Ah, e scusami se in qualche modo ti ho messo in difficoltà e se ti sono sembrato antipatico.
Non era mia intenzione. Volevo solo passare un'intervista diversa dalle altre ed è stato bello conoscerti, nonostante tu sia una donna permalosa e che parla da sola davanti allo specchio.
Se un uomo ti ha fatto soffrire si vede che non era quello giusto" aveva detto tutto d'un fiato avvicinandosi alla porta e lasciandomi di stucco.
Improvvisamente avrei voluto non mandarlo via.
Improvvisamente mi pareva di avere davanti un'altra persona.
Per la prima volta qualcuno ero riuscito a guardare oltre il mio aspetto.
Per la prima volta, qualcuno, non si era soffermato alle mie gambe lunghe e si era sforzato di andare più in fondo.
Per la prima volta, qualcuno, era riuscito a stupirmi in modo positivo con le parole.
Sentivo che la bolla in cui ero immersa stava per scoppiare ed io non volevo."Ignazio?"
"Si?"
"Ti andrebbe un aperitivo al bar Le Sette Lune?"
"Domani sera alle sette ti va bene?" aveva risposto come se non aspettasse altro.
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Se Ritorno Da Te....(#Wattys2016)
De TodoIl per sempre è un attimo breve che non finisce mai. Il per sempre è solo quel momento senza tempo che si interrompe prima o poi. Una storia d'amore fuori dagli schemi e un inizio sbagliato. Una storia di passioni incontrollabili, di stili di vita c...