E non c'è mai una fine

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I rumori provenienti dalla macchinetta del caffè erano stati come la sveglia da un sonno intenso.
Uno di quelli talmente idilliaci da riuscire quasi ad imbambolarti.
Erano stati come due dita che schioccavano davanti agli occhi per farmi tornare alla realtà: quella in cui io ero stata mollata da colui che adesso faceva il pentito di fronte a me.

"Sono passati i cinque minuti a disposizione ma non mi hai convinta. Adesso posso andare, vero?" gli avevo sussurrato in un flebile soffio sulle sue labbra troppo poco distanti dalle mie.
Le avevo sfiorate ad ogni singola e debole parola, lasciandogli sulla bocca quell'amaro sapore del nulla,
ma io ero troppo vicina per non lasciarmi tradire dal respiro corto.
Dentro me annaspavo per raccogliere l'indifferenza da dovergli trasmettere.
Me ne stavo in punta di piedi a fissarlo dritto negli occhi per percepire la soddisfazione di disilluderlo, come lui aveva fatto con me.
Avevo visto il suo viso tirarsi e tendersi lentamente abbandonando il sorriso.
Avevo osservato il suo sguardo acceso dalla speranza spegnersi e la sua mano scivolare via dal mio viso, per cadere inerme e disincantata lungo un fianco.
Aveva annuito appena col capo, ingoiando un boccone ingombrante di saliva dal sapore più acido.
Avevo pagato il mio caffè ed avevo raggiunto la porta scorrevole beandomi di quel suo sguardo affranto.
Davvero credeva che poteva essere così facile?
Davvero pensava che io fossi una coperta da prendere quando c'era il freddo e da conservare in un armadio dimenticato quando arrivava il caldo?

Mi ero voltata per un'ultima cosa e per il piacere insano di fargli sobbalzare forte il cuore.
Volevo essere cattiva.
"Ah...il tuo discorso è stato davvero strappalacrime, ma hai sbagliato qualcosa: non sono io che ho escluso te, ma sei tu ad aver escluso me.
È successo esattamente un paio di mesi fa in un camerino di Chicago Theatre, tanto per rinfrescarti la memoria.
Mi hai anche baciata facendomi capire il contrario e poi mi hai dato il colpo di grazia.
Mossa alquanto infantile da parte tua!
Io non ho perso tempo e sono andata avanti"
"Non mi sto difendendo. Lo sono stato infantile, ma non esserlo anche tu adesso. In che senso sei andata avanti? C'è qualcun altro?" aveva urlato quando io uscivo fuori senza concedergli risposte.

Attraversavo l'aria e lei attraversava me.
Lo stesso ossigeno lo respirava lui.
Mi allontanavo per prudenza.
Ci andavo con i piedi di piombo adesso, ma io sapevo di sentirmi legata a lui.
Sentivo di appartenere a lui, come la vita appartiene alla morte.
Non esiste l'una senza l'altra.
Non esiste sole senza luna o cielo senza stelle.
Camminavo sui marciapiedi e ad ogni passo che facevo, avevo la sensazione di lasciare qualcosa indietro.
Era forse lui?
Per quanto ancora potevamo scappare per poi ritornare sempre nello stesso punto?
Per quanto tempo ancora non volevamo arrenderci a noi due e unire per davvero l'aria che ci girava intorno?

Le mani chiuse a riccio nel cappotto leggero, i capelli dorati al vento e con il passo deciso contavo i metri d'asfalto percorso.
L'andatura sicura, ma dentro stringevo forte i freni per colmare quella voglia di tornare indietro e dirgli di amarlo ancora.
Non dovevo essere suscettibile e vulnerabile con lui e i miei sentimenti.
Non dovevo sbavargli più dietro.
Non dovevo perdonarlo come se non fosse niente ogni volta che sbagliava, perché lui sbagliava.
Faceva male.

Eccolo. Era lì in macchina che di nuovo accostava incapace di mantenere la parola data.
Prometteva di tentare e poi scappava.
Prometteva di lasciarmi in pace ma poi ritornava.
Doveva funzionargli il cervello al contrario.
"Non mi arrendo. Troverò il modo di farmi perdonare.
Non può esserci una fine e lo sappiamo bene entrambi"
"Provaci allora. Ciaooo!"
Avevo svoltato l'angolo sulla destra e lui per starmi dietro aveva quasi colpito un palo della luce.
Avevo proseguito fingendo noncuranza, ma avevo spiato l'incrocio con la coda dell'occhio per assicurarmi che fosse tutto ok.
Sicuramente aveva beccato solo una multa dal posto di blocco proprio lì davanti.

Se Ritorno Da Te....(#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora