Ricordami

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Ed ora eccomi qui, inchiodata su questa sedia da due ore, con centomila lacrime perse.
Eccomi qui a pagare giustamente le conseguenze dei miei errori e vorrei affondare senza riemergere mai.
Nella mia testa c'è il fermo immagine dei suoi occhi, che tristi e fugaci si sono allontanati.
E resto immobile mentre tutto scorre veloce dentro me e fuggo via da qui, per chiedermi cosa farà e dove andrà dopo aver lasciato a me la cenere.
Il caffè non l'ho bevuto e continuo a rigirare il cucchiaino nella tazzina ormai fredda, anche se lo zucchero si è già sciolto.
Guardo la tv e "Liberi da noi" ha smesso di cantare da un pezzo.
Ho perso la cognizione del tempo ma non me ne frega niente.
Fra qualche ora dovrei andare a lavoro ma non mi importa.
Non mi importa niente.
Non abbiamo saputo comprenderci e ascoltarci.
Abbiamo urlato quando bisognava parlare sottovoce.
Ci siamo allontanati invece di stringerci
Quanto sono stata stupida e fragile io?
Quanto sono stata sciocca e vulnerabile?
Talmente tanto che non esiste una giusta parola per definirmi, ed ha ragione lui, devo trovare io un equilibrio con me stessa.
Devo crescere e imparare a gestire i miei sentimenti senza cercare conforto altrove.
Le cose che mi ha urlato lui non mi feriscono nella stessa grandezza con cui io ho fatto male a noi.
Io avrei infierito di più.
Io avrei insultato e offeso di più.
Io avrei bestemmiato il cielo e la terra.

Adesso prendo il telecomando e spengo tutto: il televisore, il telefono, il respiro e vorrei saper spegnere questo battito che insiste veloce contro lo sterno, e parla di un suono troppo assordante e struggente.
Vorrei saper uccidere quello che rimane di questo misero e superstite pezzo di cuore.
Chiudo le finestre, abbasso le veneziane e tolgo la luce in questa casa.
Il cielo tuona e la pioggia ora è il mio umore.
Scalcio contro i vetri rotti che ha lasciato sul parquet e come una tortura, mi sembra di vedere il nostro riflesso in ogni piccola scheggia pungente.
Così era la nostra storia: trasparente e accecante ma con tanti spigoli taglienti.
Ne prendo una fra le mani, la guardo, mi specchio e l'ombra di Ignazio mi uccide.
Una piccola goccia di sangue scivola lungo l'indice da un misero graffio, e la osservo scorrere sulla pelle.
Vorrei affogarci in quel rosso e vorrei non sentire questo senso di morte nel cuore.
Il bruciore che sento non è paragonabile alla stretta allo stomaco che mi soffoca.
Un morso di dolore che non si addormenta.

Respiro l'aria intrisa di ricordi e dei nostri momenti.
Annuso e sento che ovunque c'è il suo odore.
È impregnato in queste quattro mura, che noi abbiamo segnato facendoci sopra l'amore.
È intriso il suo essere nel letto, nelle tende e nelle lenzuola.
È impressa la sua essenza nella tinta attaccata alle pareti.
È assorbita nei cuscini e in ogni stoffa la sua fragranza mischiata con la mia.
Ci sono le sue impronte ovunque.
È pervaso nelle mie ossa il sentimento che ho per lui, e giuro che vorrei trovare il modo per strapparlo, per sradicarlo, ma io l'amo più della mia vita e ho sbagliato.
Vorrei togliere quelle radici robuste e potare questo fiore di brugmansia per piantarne un altro, ma io sento che non ci riesco.

Guardo le nostre mille fotografie in giro per casa e restano solo i colori di quei pezzi di carta.
Quadri appesi ai muri come pesi che stanno per cadere, e siamo noi i disegni.
Siamo noi i pittori e gli inventori degli attimi più felici e veri.
Eravamo noi in ogni singolo ed infinito scatto senza tempo.
Lui seduto in balcone a prendere il sole, che mi vedeva arrivare con la macchinetta in mano e preparava una linguaccia, e adesso non mi guarda più.
Lui che mi baciava mentre ero appoggiata alla ringhiera, sulla prua di una nave fra i fiordi in Norvegia.
Lui affianco a me sul Ponte vecchio a guardare Firenze respirando l'aria acerba e pura del mattino.
Lui ed io con la sua famiglia a Marsala nei cocenti weekend d'agosto.
Io e lui seduti sulla spiaggia dietro ad una barca ad aspettare il tramonto di un tiepido luglio.
Lui ed io a Roma sulla sua vespa e il vento mi muoveva i capelli insieme ai suoi sorrisi che muovevano il mio universo.
Lui ed io sulle seggiole a sdraio dello yacht che, intrecciavamo i bicchieri di cocktail alla frutta e ne assagiavamo un po.
Noi su un prato verde in un giorno fresco di marzo.
Noi e i nostri baci.
Noi e i nostri abbracci.
Nei cassetti noi sui giornali, noi in copertina, noi paparazzati fra le vie di Bologna e del mondo.
Noi e i nostri scoop virali.
Noi alla stadio in prima pagina, noi in chiesa con mille gossip spifferati ai quattro venti.
Sempre noi c'eravamo fra i media a i social.
Il nostro amore passionale brillava negli sguardi sinceri e i nostri baci ci bruciavano le labbra.

Se Ritorno Da Te....(#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora