Un patto

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Se ne stava con la testa sul mio petto mentre le mie dita fungevano da pettine nei suoi morbidi capelli scuri.
Se ne stava con le lenzuola avvolte intorno, le stesse che avevano preso il nostro sapore e si erano intrecciate ai nostri respiri.
Me ne stavo in silenzio a pensare cosa mai potesse causare tanta complicità e tanta intesa fra due  persone.
Me ne stavo a capire come potesse esistere l'infinità in un solo momento.
Me ne stavo a cercare dietro l'assenza di un rumore la spiegazione alla nostra piccola storia.
Me ne stavo dietro un mare di idee e melodie ad aspettare l'onda che infrangesse lo scoglio, per scoprire cosa aveva scalfito stavolta sulla roccia dura.
Me ne stavo a decifrare i miei sentimenti e cieca sbattevo contro un muro, perché mi rendevo conto di aver fatto davvero l'amore con lui.
Non solo fisicamente.
Io c'ero stata legata alla sua anima per un attimo.
L'avevo sentita e ciò mi destabilizzava fortemente.
Avevo sempre pensato che le cose accadessero per un motivo.
Per avere una conseguenza ma poi mi rendevo conto che tutto era la conseguenza di un qualcosa.
Erano una giostra continua le situazioni della vita.
Era sempre un cane che si mordeva la coda alla fine.
La testa era capace di concedere mille spiegazioni ma poi arrivava quel battito che sottraeva ogni possibile e plausibile perché.
Poteva essere semplicemente il destino.
Poteva essere semplicemente il susseguirsi delle nostre azioni nel tempo.
Poteva essere semplicemente uno scherzo dei nostri pensieri, che non avendo nulla di divertente da fare, così per dispetto o per renderci più vivi, ci avevano fatto incontrare nello stesso posto scuro ma lucente della mente.
Su quella striscia di marmo freddo, che sta fra la scala delle razionalità e l'ingresso del cuore, in cui risiede la vulnerabilità più spoglia e fragile.

"Perché prima hai detto che non sono come la altre?" quella domanda era scivolata via dalle mie labbra da sola, alla disperata ricerca di sentirmi più importante.
"Perché ognuno è diverso" il suo respiro sul mio ventre piatto era forse la cosa più dolce.
"Quindi non era un complimento" e le mie dita erano scese sul volto a disegnarne il contorno per imprimerlo bene a fondo, per scoprirne l'intensità di ogni linea, perché a me piaceva tutto ciò che era profondo.
Piaceva tutto ciò che celava un mistero perché mi affascinava arrivare e scoprirlo per la prima volta.
"Nessuno è migliore degli altri.
Esiste quello giusto per qualcuno ed esiste quello meno adatto per qualcun'altro.
Intendevo dire che le altre le sento troppo distanti da me" e lui era profondo nelle parole.
Lui era profondo nei gesti e nelle carezze.
Era profondo negli sguardi.
Era profondo nell'anima e nella voce.
Questo lo avevo capito.
Cominciavo seriamente a pensare che lui potesse essere tutto ciò che avrei voluto avere.
Tutto ciò che stavo forse aspettando da una vita o era meglio non accogliere per non soffrire ancora?
Perché si sa che legarsi a qualcuno porta inevitabilmente a rimanere delusi prima o poi.
È una legge non scritta.
È una regola del cuore che per motivi inspiegabili e sovrannaturali non viene mai violata.

"Che sentimentale che sai essere!"
"Oh no sentimentale è una parola grossa. Non esageriamo adesso! So stare con il piede in due scarpe.
So essere dolce come lo sciroppo alle fragole se voglio, ma so essere anche il liquore dal gusto forte che necessita del ghiaccio...So essere anche altro...." e così dicendo si era sollevato sui gomiti per guardarmi negli occhi intensamente.
Uno scintillio d'argento dentro.
Un riflesso che solo lo specchio giusto può percepire ed io l'avevo fatto.
Lo avevo catturato nei miei vetri rotti e con la sua luce li stavo assemblando di nuovo per crearne uno più accecante.
"Ad esempio?" la mia domanda era una sfida che viene lanciata per non accettare un rifiuto, e la mia voce così calda lasciava trapelare le mie lascive intenzioni.
Io sembravo incantata da lui e le mie corde sembravano quelle compatibili per le sue dita.
"Ad esempio so essere così..." e mi aveva baciata in un modo così ineffabile da potermi stravolgere.
Prima piano creava il nostro sapore e poi sempre più deciso mi assaggiava mordendomi le labbra.
Prima piano mi accarezzava e poi sempre più avido mi toccava unendoci, come il vento che solleva la polvere e la trasporta fluttuante nell'aria.
Era esattamente come aveva detto.
Era esattamente delicato e passionale.
Era esattamente acqua fresca sulla sabbia cocente di un paradiso terrestre.
Era esattamente il cielo che fungeva da coperta sul mio mare.
Era quello che mi serviva.
Era il satellite adatto a circondare il mio sole, ed io sembravo il raggio che cercava per vedere nel buio.
Era bello sentire il suo respiro su di me.
Era bello sentire il suo peso sul mio corpo per poi avere l'impressione di volare in alto fra le stelle e cadere fra le nuvole bianche.
Era bello sentire il nostro sudore vestirci come tenera colla addosso.
Era bello e puro quello che disegnavamo insieme quando le mie gambe abbracciavano la sua schiena.

"E adesso che facciamo?" aveva chiesto stendendosi soddisfatto con la testa sul cuscino ed il braccio dietro la nuca.
"Tu niente. Dormi che domani hai un volo da fare mentre io cerco di riuscirci" e avevo giocherellato con i peli del suo petto mentre affondavo col viso nel suo collo per respirarlo ancora.
Non ci sarei riuscita a dormire con tutte quelle cose che giravano vorticosamente nella testa da una parte all'altra del cranio.
Si lasciavano ammirare nella loro complessità.
Ad intermittenza si accendevano come lo squillo di un telefono.
La confusione.
Il temporaneo senso di completezza.
La gioia che scoppiava nel petto.
Il timore di restare fregata ancora, perché si, secondo innamorarsi era sinonimo gentile di fregatura.
Il senso di soddisfazione dentro che sembrava così grande da incombere e farmi sentire più piccola.
Il sorriso infatuato sulle labbra gonfie e nuove farfalle volteggiavano leggere nello stomaco.
Il dubbio che inevitabilmente compare quando ti butti in qualcosa di nuovo.
Succedeva sempre così quando una persona mi attraeva mentalmente oltre che fisicamente: mi sentivo combattuta e debole perché non accettavo il fatto di non saper vivere a pieno da sola.
Non accettavo il fatto di volere con tutta me stessa qualcuno al mio fianco.
Lo reputavo stupido e da deboli farlo ed io non volevo esserlo più.

"Non intendevo dire questo.
Che facciamo noi da adesso in poi, Che facciamo quando torno....." parlava in tono serio e pensieroso ed io avevo alzato la testa dal suo collo per verificare la sua consueta fronte corrugata.
"Dipende da noi"
"Tu cosa pensi?"
"Che sto bene qui con te"
"Questo si è visto" e un ghigno malizioso era comparso a nascondere quelle incertezze che fino ad un attimo prima avevano tentennato di fronte a me.
"Non ricominciare a fare il presuntuoso!" lo avevo ammonito con un colpetto leggero sulla spalla.
"Luisana io in queste settimane ci ho provato a non pensarti ma è stato inutile.
Sono arrivato alla conclusione che voglio tentare a conoscerti di più se tu lo vuoi"
"Anch'io voglio tentare. Voglio provare" mi ero sollevata e lo avevo guardato negli occhi per rendere più vero ciò che sentivo.
Volevo tentare.
Maldestra ma abile volevo ancora inciampare nei suoi fili ingarbugliati.
"Anche se non sarà facile? Anche se è una combinazione complessa ed io sono uno de Il Volo e tu una conduttrice?"
"Si. Ma saremo solo Ignazio e Luisana" e mi ero stretta forte a lui.
"Non vorrei farci del male ma non posso garantirlo" aveva ammesso poggiandosi con la schiena sulla testiera del letto ed era vero.
Non era facile.
Era difficile fidarsi soprattutto per noi, che circondati dal caos e da numerosi impegni, eravamo facile preda di smarrimenti e tensioni.
Soprattutto noi che nel nostro mondo attiravamo attenzioni e vociferii.
"Senti buttiamoci così, senza farci troppi problemi, senza troppi impegni e senza troppi ripensamenti.
Viviamola così. Prendiamo quello che viene senza aspettative e quel che sarà sarà.
Se ci riusciamo bene, altrimenti pazienza ma non restiamo col rimorso di non esserci afferrati.
Io sono fatta così: la voglio vivere la vita e non sorvolare e vedere da lontano senza toccare"
In fondo non stavamo dando un nome a ciò che provavamo.
Non lo chiamavamo amore ma sicuramente non era neanche sesso.
Semplicemente ci lasciavamo andare in un oceano aperto e calmo con la consapevolezza che le tempeste non sarebbero tardate ad arrivare.
"Hai ragione. Buttiamoci così! È un patto questo!"
"Mi piacciono i patti" e gli avevo stretto la mano ridendo insieme a lui.
Mi ero alzata alla ricerca degli jeans per trovare il bottone che mi aveva portata lì da lui.
"Questo è tuo" avevo detto porgendoglielo mentre lo tenevo nel palmo.
"Ce l'hai ancora? Perché non l'hai buttato?"
"Perché non volevo"
"Tienilo tu. Così non ti dimentichi di me quando non ci sono" aveva detto ed io avevo afferrato la mia camicetta in quel disordine sul letto e avevo strappato un bottone.
"Allora tu tieni questo. Non si sa mai che ti scordi del patto"
Aveva riso scuotendo piano la testa.
"Non potrei mai se sei tu a stringermi la mano ma lo prendo lo stesso per ricordo"

C'eravamo addormentati abbracciati o meglio lui aveva dormito.
Io avevo solo sognato ad occhi aperti fra un timore ed una gioia, e l'alba sembrava non arrivare mai mentre io osservavo la sua bocca socchiusa ed il viso schiacciato nel cuscino.
Mi ero innamorata di lui ancor prima di rendermene conto.
Avevamo stretto un patto.
Quello di vederci senza aspettative.
Un patto d'amore fuori dai soliti schemi ma che istigava ancora di più ad andare in fondo e scoprire cosa poteva succedere.

Se Ritorno Da Te....(#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora