Quella torta al pistacchio era rimasta ad attendere triste e sola per ore sul tavolo in marmo della mia cucina.
Io viaggiavo con gli occhi sulle lancette dell'orologio e sospiravo disillusa ad ogni singolo minuto di ritardo.
Facevo su e giù per il salotto dal divano alla finestra, spiando dietro la tenda tutte le auto che accostavano sotto il mio cancello, ma non era mai lui ad arrivare.
Cambiavo e ricambiavo la posizione del cuscino dietro la schiena sul divano, e non stavo mai comoda fra quelle morbide piume.
Consumavo il parquet e i tappeti a furia di tornare e ritornare davanti allo specchio per controllare di essere ancora in ordine.
Accendevo e spegnevo il televisore ingannando l'attesa e tormentavo i tasti del telecomando con le unghie lunghe e smaltate.
Il pollo alla diavola restava al freddo nel forno ad aspettare di essere scaldato e gustato.
Il vino rosso scelto con attenzione all'enoteca dietro l'angolo di casa, attendeva al fresco nel frigo ed io, per l'ennesima volta, sbuffavo scocciata contro il vetro della finestra.
Da stupida avevo persino controllato se funzionasse il citofono e se ci fosse corrente elettrica nella scala del condominio, ma nulla, il contatore ovviamente era a posto.
Erano quasi le undici di sera e di Ignazio nemmeno l'ombra, nemmeno un messaggio di avviso, una chiamata di rassicurazione.
Nulla di nulla.
Non lo sentivo dalla partenza del volo Roma-Bologna.
Avevo anche provato a telefonarlo ma risultava occupato o non raggiungibile.
Il suo aereo era decollato da cinque ore e l'accordo era quello di venire a casa mia appena disfatte le valigie, ma a quanto pare il signorino aveva cambiato idea senza neanche il coraggio di dirmelo.
Evidentemente aveva scoperto che non gli interessavo poi così tanto come credeva.
Non ero così importante come sembrava, e forse, in quei cinque giorni nell'affascinante città eterna, aveva già trovato qualcuno con cui ingannare il poco tempo libero.Mi ero alzata dal sofà e avevo soffiato sulla candela posta al centro tavola per spegnerla.
"Ma vaffanculo Ignazio" avevo detto a denti stretti mentre sparecchiavo veloce la tovaglia che avevo agghindato con tanta cura.
Che sciocca ed illusa che mi sentivo.
Ingenua e cretina mi ripetevo come un mantra, senza sosta nella testa, mentre un nodo stringeva per la voglia di piangere, ma non l'avrei fatto.
No, piangere per qualcuno non rientrava nei miei principi.
E pensare che mi ero impegnata a preparare la cena e mi ero anche scomodata per comperare il dolce rivedendo sgraditamente il mio ex.
Ci ero cascata.
Ci avevo creduto che lui fosse diverso.
Essere piantata in asso in effetti mi mancava nella lista delle mie sventure amorose.
Un matrimonio fallito all'ultimo secondo e adesso potevo anche spuntare un'altra crocetta sull'elenco delle fregature.
Era convinta di avere un ottimo radar abilitato alla ricerca di uomini sbagliati.
Per un periodo avevo persino pensato di essere io, quella poco adatta ad una relazione, tipo come succedeva nelle cronache rosa di Emma Marrone.
Quello con Ignazio non era nulla di serio ma darmi il due di picche non mi stava affatto bene, ed io a lui, probabilmente mi ero affezionata troppo facilmente.
Si era mostrato tanto bravo a farmi cedere fra le sue lenzuola, tanto quanto bravo a farmi sentire importante anche con un solo e semplice "buongiorno" al mattino o un "ti sto pensando" mentre si preparava per un bagno di folla fra piazze e centri commerciali nella capitale italiana.
Forse mi aveva solo presa in contropiede in un periodo di debolezza e di maledetto bisogno di attenzioni.
Ero io che mi attaccavo troppo e prendevo sul serio le parole.
Ero io che ci rimettevo le emozioni quando poi scoprivo di aver visto un'altra volta con occhi ingenui le persone.Stavo per spegnere la luce e andare a letto quando il suono stridulo del citofono aveva interrotto quel silenzio assordante.
Il cuore batteva già più forte e la speranza come si suol dire è l'ultima a morire.
Mi ero affacciata dietro la tendina color panna ed eccolo lì l'imbecille che mi aveva mandato in tilt i pensieri con una semplicità disarmante.
Il giubbino color arancio con il cappuccio in testa e la sua mini color puffo parcheggiata davanti al cancello.
Le mani in tasca e respiri di nuvole bianche si dissolvevano nel vento umido della città.
"Chi è?" avevo chiesto dalla cornetta.
"Ignazio"
"Non aspettavo nessuno a quest'ora"
"Lo so...apri che si gela"
"No!"
"Apri" avrei voluto lasciarlo lì fuori e mandarlo a quel paese.
Avrei voluto farlo patire al freddo e fargli capire cosa significava attendere invano qualcuno.
Avrei voluto avere la disumana forza di allontanarlo da me e fargliela pagare, ma invece no, il mio indice si era mosso senza ricevere un reale comando e aveva cliccato sul pulsante.
"Solo per una spiegazione. Magari ha una buona scusante" mi ero giustificata con la mia immagine riflessa nello specchio.
Mi pareva di vedere la parte razionale ed orgogliosa gettare vapore rosso dalle orecchie e voler prendere a pugni quella impulsiva, che raramente riusciva a vincere.
"Poi lo mando via" avevo continuato con voce incrinata e poco convinta avviandomi veloce alla porta."Che vuoi?" avevo chiesto distaccata senza farlo entrare.
"Scusa....ho avuto un contrattempo in aeroporto" e aveva abbassato il cappuccio muovendo nervoso la mano fra il ciuffo arruffato.
"Esiste il telefono sai?"
"Lo so ma non ci ho pensato....Hanno perso la valigia ed è stato un problema recuperarla, poi fuori c'era tanta gente ad aspettarci e non potevamo andare via senza salutare"
"Se ci tenevi a me mi avresti avvisata senza farmi sentire una cretina ad aspettarti qui per ore. Avresti potuto pensare a me e invece non l'hai fatto!"
"Mi fai entrare? Ti devo parlare!" la voce sommessa e il braccio che spingeva per intrufolarsi.
"No!" e stavo per chiudere quando me lo aveva impedito col piede.
"Senti Luisana ho sbagliato a non avvisarti ma tu cerca di capire. Sono stressato e non sono perfetto per stare in coppia.
Te l'ho detto che non era facile e se mi vuoi devi prendermi così"
Ok che era stressato.
Ok che aveva perso la valigia ma almeno un messaggio lo poteva inviare, no!?
Cosa gli costava farlo?
"Però io quando ti ho chiamato risultava occupato!"
"Parlavo con i miei!"
"Ecco! Vai a parlare con i tuoi allora!" e avevo chiuso spingendolo via arrabbiata e delusa.
"Sei sicura? Me ne vado? È questo il tuo modo di provare?" aveva urlato dall'altra parte mentre io con la schiena mi appoggiavo al legno freddo e mi lasciavo scivolare a terra.
"Vattene. Addio!"
Avevo aspettato qualche minuto un segnale ma non avevo sentito più nulla.
Mi ero alzata con il cuore che batteva veloce, avevo aperto la porta e lui non c'era più.
Ero corsa alla finestra e lo avevo visto salire in macchina.
Non lo volevo ma lo contemplavo dentro.
Contraddittorio e squallido ma era così.
Lo volevo lontano per difendermi ma lo volevo anche vicino per farmi un male d'amore.
Lo volevo distante per non bruciarmi, ma vicino perché gelava un pezzo di cuore.
Lontano ma vicino.
Molto vicino."Al diavolo questo maledetto l'orgoglio" ed in fretta e furia mi ero precipitata giù per le scale.
"Ignazio!!!" col fiatone e le ginocchia piegate ero arrivata fuori al cancello. Lo avevo visto aprire la portiera e sorridermi con quelle dolci e maledette fossette incantatrici.
"Lo sapevo che saresti scesa perché hai detto Addio, e tu non ci credi a questa parola" e mi era venuto incontro prendendomi in braccio e facendomi girare.
"Lo sai che sei uno stronzo vero?" ed ero affondata nel suo petto caldo.
"Scusami" ed ora lui sprofondava nel mio collo lasciando una scia di umidi baci.
"Ti va ancora un pollo alla diavola a quest'ora?"
"No magari qualcosa di più piccante!" e mi aveva baciato sulle labbra lasciandosi andare.
Le dita confuse vagavano dappertutto: fra i capelli, le labbra e gli occhi chiusi.
Disperati e attratti maledettamente.
"Non qui.... C'è la vicina Rosa che fa la spia....poi se ti vede è un casino perché la nipote è una tua grande fan"
Mi aveva caricato sulle spalle e avevamo preso l'ascensore in fretta.
"Di che mi dovevi parlare?" avevo detto a stento mentre lui mi torturava la bocca e mi faceva sentire la sua voglia, tenendomi stretta all'angolo della parete di specchi.
"Dopo parliamo" e una sua mano si era insinuata indisturbata sotto il mio maglione beige.
L'ascensore si era aperto trillando quando era giunto al mio piano, e una presenza di troppo, sulla porta di fronte, aveva fermato i nostri ormoni irrequieti ed impazienti.
I capelli bianchi raccolti in una ridicola cuffia, il pigiama in lana, le pantofole fucsia, gli occhi piccoli, i segni dell'età sul viso e lo sguardo da furba vecchietta.
L'aria di chi nella vita ne ha viste e fatte tante e che adesso, si divertiva a giudicare i nuovi giovani.Avevamo tossito imbarazzati e c'eravamo staccati subito cercando un equilibrio nel nostro disordine interiore.
"Scusate tanto cari...avevo sentito dei rumori e mi sono affacciata...aspetta ma tu non sei quello del..." Ignazio non le aveva dato il tempo di finire che subito l'aveva fermata.
"Salve signora Rosa....ho sentito molto parlare di lei ma adesso devo andare che io avrei una certa fame" e così dicendo mi aveva trascinato dentro visto che avevo lasciato la porta aperta.
"Ma sei pazzo!? È scostumatezza!" lo avevo ripreso ridendo a crepapelle mentre lui tranquillo continuava a tormentarmi avido la pelle. Con le mani mi testava e con la barba mi pizzicava aumentando i brividi e rendendo roca la mia voce.
"È lei la scostumata che si mette a spiare sulla porta! E poi hai capito la signora Rosa!?....Sono le undici passate e ancora sveglia sta con l'età che tiene!?" aveva detto con quel simpatico accento siculo che si ritrovava nel mentre lanciava a terra il mio maglione.
"Ma si! Chi se ne frega della signora Rosa!"Non avevamo mangiato il pollo alla diavola quella notte ma avevamo fatto molto di meglio.
Non avevamo cenato ma dopo aver stretto forte le lenzuola bagnate fra le dita, avevamo divorato quella torta al pistacchio e avevamo aspettato l'alba insieme.
Se lo volevo me lo dovevo prendere così: stressato, sbadato, stupido, ritardatario, sciocchino, scostumato, simpatico ma anche molto focoso e bravo a letto!
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Se Ritorno Da Te....(#Wattys2016)
RastgeleIl per sempre è un attimo breve che non finisce mai. Il per sempre è solo quel momento senza tempo che si interrompe prima o poi. Una storia d'amore fuori dagli schemi e un inizio sbagliato. Una storia di passioni incontrollabili, di stili di vita c...