Capitolo 10

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La musica della discoteca le risuonava nelle orecchie mentre lei ballava con la sua amica "Vado a prendere qualcosa da bere!" Le urlò Elisa allontanandosi tramezzo la marea di gente "Yla!" La chiamo Giorgia, una amica di Elisa, facevano a quanto le aveva spiegato Elisa il corso di balletto insieme. "Eccoti dove eri andata?!" La ragazza dai capelli biondi ballo di fronte a lei "Come?!" Lei le ripete la domanda urlando "ha ero in bagno" lei annuì "Hai notato...!" Indico svelta un ragazzo dai capelli Bruni che parlava con un altro ragazzo vicino al banco del bar "Lui ti fissava tutto il tempo prima, potresti provarci sembra un tipo interessante" Giorgia si morse il labbro guardandolo da capo a piede "Già vado a parlargli..." Mise apposto i suoi capelli e a passo deciso si incamminò verso di lui. Trovava incredibile come Giorgia fosse così sicura di se ed andasse a parlare con i ragazzi così apertamente, lei non l'avrebbe mai fatto, era troppo timida... Era già bello che la conducessero a ballare ed essere salita una volta su un tavolo e danzare di fronte a tutta la gente... Quella fu la prima e ultima volta. "Colpa dell'alcol..." Per precisare era il compleanno della sua migliore amica ed erano andati ad una festa. Continuo a ballare tranquilla per poi incontrare lo sguardo con un uomo, troppo vecchio per quella discoteca, ma non era la prima volta che vedeva un tipo di una certa età nelle discoteche giovanili. Il suo sguardo rimase rigido verso di lei, un tipo inquietante... Dei capelli lunghi bruni spuntavano da sotto il suo cappuccio e la barba nera in ricrescita "Brutto..." Commento a se stessa voltandosi dal suo inquietante sguardo. "Ecco le bibite!" Elisa le porse una Coca-Cola mentre l'amica si bevve una Sprite "Stavolta niente alcolici" fu contenta di sentire quelle parole, nemmeno lei aveva voglia di bere. Le era bastato quel compleanno e la sgridata dei suoi genitori, ma era successo anche per sbaglio... Le avevano offerto una bevanda ed aveva un sapore dolce, niente male, e l'aveva bevuto tutto d'un fiato.
Ballarono a lungo, ma quel tipo la continuava a fissare, ogni momento che si girava a guardare da qualche parte incrociava più volte il suo sguardo. Le vennero i brividi, quel tipo cominciava ad irritarla...

Guardò l'orologio sul suo telefono "Credo che sia ora di tornare a casa..." comunico alle sue amiche, loro annuirono e si avviarono verso l'uscita. C'era così tanta di gente che dovettero passarci attraverso spingendosi con forza. Raggiunsero la porta e finalmente poté respirare "Finalmente fuori ragazze!" Una leggera pioggerella bagnava la strada, nessuna risposta si voltò guardando verso l'entrata "Ragazze?" Non c'erano, magari erano rimaste dentro. Decise di aspettarle un attimo.
Cinque minuti dopo non arrivarono ma dalla porta uscì qualcun altro. "Oddio cosa faccio...?" Si chiese a se vedendo lo strano individuo incappucciato avvicinarsi a lei. Le mani in tasca e a grandi falcate si avvicinava. Rimase lì in piedi e fece finta di telefonare ma l'uomo non si fermò. Cominciò a incamminarsi lontana da lui sempre fingendo ti telefonare sperando che l'avrebbe lasciata stare. La seguiva sempre più veloce. Finché non le duo a due passi dietro di lei allungando la mano "Lasciamo stare oppure chiamo la polizia!" Gli urlo contro cominciando a digitare il numero "Non lo farai!" Glielo strappo di mano per poi buttarlo a terra, lo schiaccio con il piede con un sorriso di soddisfazione "Ti ho cercato a lungo sai?" A quelle parole corse via, cosa voleva quel uomo da lei?! Si infilò in un vicolo cercando di nascondersi da qualche parte.
Qualcosa la prese alla spalla per poi passare alla mano e tirarla indietro "Ferma ragazza!" Le urlò contro "Lasciami stare!" Cerco di staccarsi dalla sua presa ma senza risultato "Ferma ti ho detto!" Tirò fuori qualcosa dalla tasca dei pantaloni. Tutto divenne nero dal dolore. Lei percepì solo l'asfalto freddo del vicolo, un dolore al fianco. Si sentì trascinare poi dei colpi....

G-Dragon

Si agitava nel letto, stava sudando...
Si preoccupava per lei ma non voleva svegliarla così di colpo...
Quando era tornato in camera sua l'aveva trovata li distesa nel suo letto, da quanto aveva bevuto Yla si direbbe che avesse scambiato la sua camera per quella dei ospiti... Ma dormiva così tranquilla che preferì lasciarla sonnecchiare e infilarsi anche lui sotto le coperte stanco. La guardò per un po, era illuminata leggermente dalla luce lunare che filtrava dalla finestra, i suoi lineamenti delicati... Le sue labbra morbide erano così invitanti... Si avvicinò con il viso sopra il suo dalla voglia irresistibile di baciarla. Appoggiò la mano vicino alla sua spalla e la osservò, il cuore che gli batteva a mille. I suoi occhi grandi europei e non a mandorla, come le altre ragazze in Corea, la rendeva ancora più interessante. In più sotto quel velo si nascondevano due pupille verde mare che ti catturavano. Si avvicinò ancora di più abbassandosi, il suo profumo delicato di rose gli fece venire dei brividi in tutto il corpo. Era a pochi centimetri dalle sue labbra carnose, la voleva a tutti i costi baciare, una ragazza così bella, gioiosa piena di energia, leale e da una dolce timidezza. Ma anche da un coraggio che lo attiravano, una ragazza pittrice gli stava conquistando il cuore...?
Ma cosa gli veniva a pensare?! Si ritirò indietro. Ora una sua fan dormiva nel suo letto e lui al posto di svegliarla restava lì a guardarla e stava quasi per baciarla. Dopo quel pensiero Yla cominciò ad agitarsi, a fare movimenti bruschi e a blaterare qualcosa. Rimase lì seduto ad osservarla preoccupato mentre lei si muoveva spostando il viso da un lato all'altro, sembrava proprio un incubo. Fece delle smorfie e aggrottò la fronte come se soffrisse. Di colpo si alzò urlando. Si spaventò per il primo momento, poi Yla mise le mani in faccia e cominciò a piangere.
Cercava di asciugare le lacrime con le mani ma erano così tante che si bagnarono subito. Guardava verso il basso e piangeva tenendo stretta a se la coperta osservando a vuoto. Non si era ancora accorta di lui quindi si avvicinò silenzioso accarezzandole poi la testa "Sssst, era solo un brutto sogno. Ci sono qua io" Yla si irrigidì, alzò lievemente lo sguardo mentre i suoi capelli che erano diventati mossi le coprivano in parte il viso. Le lacrime scendevano una dopo l'altra senza fermarsi "Tu cosa ci fai qui...?" Domandò con voce tremante "Dovrei chiederti la stessa cosa..." Si avvicinò di più guardandola dolcemente "Questa è la mia stanza lo sai?" I suoi occhi si sgranarono di colpo "La la la..." Balbettò per un attimo guardandosi intorno "La tua camera?" Lui annuì semplicemente ridendo "Si..." Ripose lei constatando di essere nel posto sbagliato. La vide togliere la coperta dalle sue gambe, si alzò veloce fece due passi e cadde a terra. "Ti sei fatta male?!" Si avvicinò subito a lei alzandola da terra "Vieni rimani pure qui a dormire... Sei troppo debole e stanca capito?" L'aiuto a stendersi mentre lei lo fissò con quei grandi occhi. La scavalco con un balzo e si mise alla sua sinistra per poi ricoprirla con il piumino.
"Vuoi parlarne?" Chiese cercando di rompere quel silenzio imbarazzante, lei lo fissava senza dare segno di emozioni mentre i loro visi erano vicini, troppo vicini "Io..." Cominciò per poi riprendere a piangere, sembrava distruggerla. "Vieni qui..." Le sussurrò avvicinandosi, la prese delicatamente alla testa e la porto a se facendole appoggiare il capo al suo petto. Non gli piaceva vederla piangere così sofferente. La prima volta che l'aveva vista sembrava una ragazza aperta, piena di gioia... Ma sotto quel sorriso si trovava una ragazza sofferente. Doveva scoprire cosa le stesse succedendo, voleva vederla felice e non scoppiare a pingere.
La sua presa si strinse alla sua maglietta, sembrava che avesse bisogno di affetto. La strinse ancora di più a se finché senti un suo sospiro liberatorio, poi ricomincio a piangere. La baciò dolcemente sulla testa accarezzandole la schiena delicatamente "E tutto apposto, era solo un incubo. Ci sono qui io capito?" Lei annuì semplicemente nascondendo il viso. Percepì come lei si rannicchiò vicino a lui come una bambina e rimase lì così ferma a piangere.

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