1. L'inizio.

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"Cazzo" imprecai.

Non ero arrivata nella nuova casa da nemmeno cinque minuti che avevo fatto cadere due tazze per terra. Gli scatoloni erano dappertutto. Questo trasloco mi stava distruggendo. Inciampai con i miei stivali su uno dei tanti porta fotografie, frantumando il vetro.

"Sono un fottuto disastro." Mormorai a me stessa. Forse non esisteva nel globo una persona più distratta di me. Avevo sempre la testa fra le nuvole e mi distraevo non appena una mosca entrava dalla finestra.

Non ero mai stata una ragazza ordinata, mi era sempre piaciuto il disordine, però qui ce ne era fin troppo. Quindici scatoloni erano almeno in cucina. Solo in cucina. Dovevo sistemare tutto e non sapevo da dove iniziare.

Da quel poco che avevo visto New York, sembrava una bella città, mi ero trasferita in una zona un po' più tranquilla, dove non c'erano quegli enormi grattacieli e dove regnava un po' più di pace.

Non era facile fare un completo trasloco da sola a ventun anni, ma per il lavoro dei miei sogni, questo era il minimo. Volevo fare la giornalista, ed eccomi qui. Però c'erano un paio di problemi, non avevo ancora ottenuto quel lavoro e dovevo mantenermi in qualche modo, così ero costretta a lavorare come cassiera al supermercato.

Non era molto lontano, distava solo sei isolati e nell'attesa andava più che bene.

I miei genitori mi avevano sempre supportato in tutte le scelte delle mia vita, compresa quella di venire a vivere qui. Sapevano che se fossi rimasta lì non avrei avuto un grande futuro. Qui la possibilità c'era e loro erano più che felici di 'sbarazzarsi' di me. Mi avevano aiutato tantissimo a imballare tutte le mie cose, mi avevano aiutato a scegliere la zona e i mobili da mettere dentro casa.

Parlavo dei 'miei genitori' in un modo naturale, anche se non lo erano al 100%. Mio padre era venuto a mancare molti anni fa, lasciando me, mia madre e mio fratello Brian da soli. Mamma poi aveva deciso di frequentarsi con un altro uomo ma le cose non andavano molto bene fra loro, e poi decise di sposarsi con Steve, lui mi piaceva tantissimo.

Non mi ero trasferita qui solo per intraprendere il lavoro dei miei sogni, ma anche perché sapevo che questa città nascondeva qualcosa, mi intrigava in modo particolare. C'era un qualcosa che la mia città, Philadelphia, non aveva. E avrei dovuto scoprirlo.

Philadelphia era una bella città, tranquilla, calma, e c'erano i miei amici ma volevo cambiare aria, dovevo andarmene un pò, soprattutto dopo quello che era successo qualche anno prima. Ormai quel posto era anche diventato cupo e triste per me, mentre l'idea di cambiare aria e di trasferirsi in una nuova città era tutto tranne quello.

Avevo sentito parlare bene di New York dai miei familiari, non solo perché era La Grande Mela o perché era considerata la città più bella del mondo, ma perché si stava bene, si aveva un lavoro ed era facile conoscere nuove persone. Mi ero davvero informata su ciò che New York teneva in serbo per me, e non avevo esitato a cambiare aria. La città nascondeva molti segreti tra cui uno che avevo sentito spesso nominare ultimamente.

Qualche giorno fa avevo sentito al telegiornale un notiziario che riguardava delle persone con straordinarie capacità, erano definiti supereroi. Non avevo mai creduto a questo genere di cose, poi tutti iniziarono a parlarne e non potei fare a meno di convincermi. C'erano foto, video su cinque ragazzi mascherati che giravano in giro per la città con lo scopo di salvare la gente.

Pare che si facessero chiamare One Direction.

Non mi ero appassionata lo stesso a quel fatto, ma avrei mentito se avessi detto che non mi incuriosiva. Non che fosse il motivo principale per cui mi ero trasferita lì, ma faceva la sua parte.

Dovevo vedere di persona, con i miei occhi. In nessun altro modo avrei potuto credergli.

Quel giorno c'era un sole che spaccava le pietre, il che non rendeva il mio lavoro da traslocatrice molto facile.

Steve mi aveva trovato una bella casetta, in una di quelle zone dove le case erano tutte una accanto all'altra e si assomigliavano molto. Era sui toni dell'azzurro e aveva molte finestre.

Avevamo fatto portare i mobili qui un paio di mesi fa, e adesso toccava solo disfare la mia roba. La cucina era la mia stanza preferita, era sui toni del grigio chiaro ed era moderna, mentre il salotto era sui toni del beige ed era abbellito con uno stupendo divano.

Uscì fuori per prendere gli ultimi scatoloni dalla macchina, ce ne erano ancora un paio.

Era un quartiere davvero tranquillo, pochissime macchine erano parcheggiate sui bordi della strada, il che mi tranquillizzava, c'era anche un aria pulita. Nonostante New York fosse una delle città più inquinate del mondo, l'aria sembrava abbastanza pulita in confronto a quella di Philandelphia.

Sentì l'orlo della mia camicia essere tirato verso il basso, abbassai lo sguardo. Un piccolo cagnolino era aggrappato con i denti a essa. Mi abbassai in modo da poterlo accarezzare. Vidi una targhetta appesa sul suo collare con la scritta 'Ugo'. Mi scappó una risata. Chi avrebbe mai chiamato il proprio cane Ugo?

Ugo era il drago di Barbie Raperonzolo, adoravo quel cartone. Una voce mi fece tornare alla realtà dalle Barbie.

"Ugo!" Urlò. "Ugo" un ragazzo con i capelli ricci fermò il suo sguardo su di me non appena vide che stringevo il suo cane fra le braccia.

"Ciao io sono Jenna, il tuo cane è venuto qui da me." Dissi porgendogli la mano e facendo il miglior sorriso possibile. Poteva essere il mio primo amico qui, nonché mio vicino, cercai di essere più naturale possibile.

"Non mi importa chi sei, voglio solo indietro il mio cane." Disse con tono duro.

Che bel caratterino pensai.

Lui rise. Cosa? Perché stava ridendo? Forse ero diventata rossa in viso.

"Emh, si tieni." Dissi porgendogli il cane. Lui lo prese dalle mie braccia, rabbrividì al suo tocco, lui rise di nuovo ma mantenne nel suo viso un'espressione dura.

Girò i tacchi senza nemmeno ringraziarmi.

"Ei aspetta." Lui si girò, io lo fissai per qualche secondo. Aveva dei pantaloni neri attillati sulle cosce, degli stivali simili ai miei e una maglia nera che stava perfettamente sul suo corpo. Anche a qualche metro di distanza potevo ammirare i suoi occhi verdi che scintillavano con il battere del sole.

"Ti serve qualcosa?" Alzò un sopracciglio. Non conoscevo il vero motivo per cui lo avessi chiamato, me ne pentii nel momento esatto in cui lo feci.

Cercai di pensare a qualcosa di intelligente da dire. "Bel cane!"

Ero un'imbranata.

"Bel cane? Lo sapevo già, grazie." Stava per rigirare e lo fermai di nuovo.

"Ehm il tuo nome" si accigliò girandosi nuovamente "potresti dirmi il tuo nome?" Chiesi.

"Mi chiamo Harry, Harry Styles."

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HELLOO!

ECCOVI IL PRIMO CAPITOLO!! SPERO VI PIACCIA, STO METTENDO IL CUORE A SCRIVERE QUESTA FAN FICTION E SPERO CHE VOI VI APPASSIONATE COME LO SONO IO.

COMUUUNQUE MI TROVERETE SEMPRE QUI A FINE CAPITOLO A URLARE COME NON MAI.

SE AVETE DELLE DOMANDE O PER QUALSIASI COSA POTETE SCRIVERMELO QUI O NEI MESSAGGI PRIVATI, ANCHE SE VOLETE UNA SPALLA SU CUI PIANGERE SAPPIATE CHE SONO QUI.

LASCIATE UNA STELLINA E UN COMMENTINO SE VI VA

-Friss

Superhero [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora