Prologo

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Stavamo giocando da un'oretta e nonostante il freddo costante, sarei rimasta lì per ore a divertirmi.
Ci piaceva correre intorno agli alberi, sentire il vento scompigliare i nostri capelli, al muoversi delle altalene; ci piaceva guardare il parco rimpicciolirsi mano a mano che scendevamo gli alti scivoli.

Ero appena uscita dal parco con i miei amici, quando, per l'ora di pranzo, i loro genitori li riportarono al caldo della loro casa.

Era una fredda giornata invernale.
C'era la neve e il paesaggio era dipinto di un bianco immacolato. Il sole splendeva e rendeva l'atmosfera più magica.

Ero seduta sui gradini di una scalinata vicino il parco, immobile. Il mio sguardo era perso nel vuoto e non sapevo nemmeno io cosa stessi aspettando a tornare a casa...
Io ero sola. Non c'erano i miei genitori che mi porgevano una mano per aiutarmi ad alzarmi e ritornare insieme a casa.
Io ero sola. Il mio papà non l'avevo mai conosciuto, mamma era impegnata ed io ero ormai grande per andare al parco da sola, a giocare con i miei amici.

Io ero sola, seduta su quel muretto, immobile.

Quando ad un certo punto, ci fu qualcosa che mi colpì: i suoi occhi verdi, di un verde che non dimenticai facilmente; poi il buio.

In quel freddo giorno, avevo solo otto anni.

I can't stand youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora