Capitolo 12- Flashback

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Stavamo giocando da un'oretta e nonostante il freddo costante, sarei rimasta lì per ore a divertirmi.
Ci piaceva correre intorno agli alberi, sentire il vento scompigliare i nostri capelli, al muoversi delle altalene; ci piaceva guardare il parco rimpicciolirsi, per poi ingrandirsi, mano a mano che scendevamo gli alti scivoli.

Ero appena uscita dal parco con i miei amici, quando, per l'ora di pranzo, i loro genitori li riportarono al caldo della loro casa.

Era una fredda giornata invernale.
C'era la neve e il paesaggio era dipinto di un bianco immacolato. Il sole splendeva e rendeva l'atmosfera più magica.

Ero seduta sui gradini di una scalinata vicino il parco, immobile. Il mio sguardo era perso nel vuoto e non sapevo nemmeno io cosa stessi aspettando per tornare a casa...
Io ero sola. Non c'erano i miei genitori che mi porgevano una mano per aiutarmi ad alzarmi e ritornare insieme a casa.
Io ero sola. Il mio papà non l'avevo mai conosciuto, mamma era impegnata ed io ero ormai grande per andare al parco da sola, a giocare con i miei amici.

Io ero sola, seduta su quel muretto, immobile.

Quando ad un certo punto, ci fu qualcosa che mi colpì: i suoi occhi verdi, di un verde che non dimenticai facilmente...

Avevo otto anni eppure la prima cosa che pensai fu che fosse veramente un bell'uomo.

Da sempre, solo quel verde smeraldo dei suoi occhi é in grado di farmi sentire piccola, impotente e smarrita, come se mi trovassi in una fitta boscaglia.

Sorrisi allo sconosciuto.
Ricordavo a memoria gli insegnamenti della mamma. Infatti, mi aveva insegnato a sorridere alla gente che ci circonda, a infondere loro la mia solarità interiore e non mostrarmi per una bambina triste, che in realtà non ero.

Fu proprio quando le mie labbra accennarono una linea all'insù, mostrando i miei dentini da latte, che notai il suo sorriso smaliante, gli occhi suoi verdi dilatati e una lacrima, che scintillava sulla sua guancia come diamante prezioso.

"Buongiorno signore" -ero troppo attratta dal parlare con quell'uomo, anche se ricordavo che la mamma mi aveva sempre ordinato di non dare confidenza agli sconosciuti. Ma lui non era un semplice sconosciuto o almeno lo credevo...

"Ciao bellissima... Come ti chiami?" -la lacrima continuó a solcare il suo volto, quasi come se volesse imprimere nella mia mente il ricordo di quell'uomo sentimentale, così umano.
"Mi chiamo Nicla..." -dissi pronunciando la c, proprio come nella parola "ciao" e l'uomo sorrise ancora di più, probabilmente difronte alla mia ingenuità.

"... E tu, signore, come ti chiami?" -era la prima volta che parlavo con uno sconosciuto e ora, ormai più adulta, riconosco che sarebbe stato meglio incamminarmi da sola verso casa.
Sorrido al pensiero di me, che, indifesa, dò del "tu" a un signore.

"Io sono..."

Il mio cuore batteva all'impazzata contro la mia cassa toracica.
Avevo la sensazione che il suo nome potesse diventare il nome più importante della mia infanzia.
Avevo bisogno di sapere qualcosa su di lui.

"Io mi chiamo Hayes." -disse porgendomi la sua mano.

Mister Occhi Verdi ha un nome.

Incantata dal verde dei suoi occhi, non mi accorsi che quella lacrima, ormai, aveva bagnato da tempo l'asfalto. Non era più sul volto di quell'uomo chinato di fronte a me.

Ero in bilico tra una decisione e l'altra, tra il cuore e la mente.
Da una parte, mi veniva suggerito di afferrare la mano dello sconosciuto e accettare il suo aiuto, dall'altra continuavano a susseguirsi le raccomandazioni della mia mamma.

L'istinto prese il sopravvento e in qualche secondo non mi ritrovai più seduta da sola sulla scalinata, ma in piedi sull'asfalto in compagnia di quel signore di nome Hayes.

Hayes, Hayes, Hayes.
Un nome che, ascoltandolo, mi ghiacció il cuore, mi perforó l'anima e suscitó in me uno strano senso di smarrimento.
Ma allo stesso tempo, guardando quell'uomo, l'unica cosa che mi rassicurava era proprio la sicurezza che mi infondeva. Suscitava in me uno strano senso di casa e di bellezza, non solo esterna, che solo con mia madre provavo.

"È ora che torni a casa piccola, la tua mamma sarà preoccupata per te... Vuoi che ti accompagni?"
"Ma tu non sai dove abito!" -dissi cercando di non farmi prendere dal panico. Sicuramente la mia mamma era preoccupata per me e io ero ancora lì a parlare con quello sconosciuto; non ero abituata a darle dispiaceri.
Instintivamente, strinsi più forte la presa sulla sua mano.
"Mi guidi tu, va bene Nicla?"
Annuii con la testa e ritornai a casa, ripercorrendo al contrario la stessa stradina che avevo percorso per giungere al parco da sola; l'unica differenza era che, questa volta, ero in compagnia di Mister Occhi Verdi.

Solo il giorno seguente, mia madre mi sveló di dover partire imminentemente per l'America, infatti qualche mese dopo stavo già frequentando la scuola statunitense.

Non so ancora oggi il motivo del nostro trasferimento, certo è che ricordo ancora il viso pieno di stupore di mia madre quando, sulla soglia della nostra casa, non si ritrovó solo me ma anche Hayes.

ANGOLO AUTRICE
Sono tornataaa.
Ecco il flashback, il capitolo in cui si capisce maggiormente cosa successe a Nicla.
Alcune avevano ipotizzato che Nicla avesse avuto una brutta esperienza con Mister Occhi Verdi, ma in realtà non è stato così.
Cosa ne pensate?
Non vi avevo svelato mai prima d'ora il nome del nostro Hayes. Vi piace come nome?

Vorrei aggiungere un attore che interpreti Mister Occhi Verdi, avete qualche proposta? Ricordate che deve avere gli occhi verdi e deve essere un uomo affascinante.

To the next charpter
-GIO

I can't stand youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora