11. Always me

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Tutto quello che frullava nella mia testa erano pensieri senza senso, dovevo solamente chiedere scusa a Niall, niente di più, eppure mi sentivo tremendamente strana. Ma in fondo ero sempre io, no?

"Ei bionda." Enunciò Niall, spaventandomi, alle mie spalle.

"Biondo finto." Ribattei io, che modo scherzoso di chiamarci.

Ci guardammo per qualche secondo senza dire niente e poi le parole uscirono da un momento all'altro senza accorgemene.

"Volevo solo scusarmi con te." Iniziai portando poi una mano in fronte per spostarmi i capelli. "Non dovevo prendermela con te."

"Non fa niente, però non puoi portarti questo peso all'infinito. Potresti spiegar-." Lo interruppi subito, agitando la mano.

"Ti sto chiedendo scusa, è già tanto." Dissi cambiando tono e risultando più autoritaria.

"Va bene, beh allora.." Disse agitato passandosi la mano tra i capelli, e guardando i piedi. "Ti va di fare due passi?"

"Ehm, io non cred-." Non mi fece finire e mi pregò di accontentarlo.

Il mio problema non era passare del tempo con lui, anzi era gentile con me, ma di cosa avremmo potuto parlare? Non sono brava in queste cose.

"Ma è già buio, io non so se-" Mi interruppe di nuovo.

"Per favore."

Facemmo il giro dell'isolato, e arrivammo al parco dove mi persi qualche settimana fa.

Lui è un gran chiacchierone, è riuscito a farmi sorridere veramente ed è l'unico che ci è riuscito dopo tanto tempo.

"Ma ti piace sul serio giocare a football?" Fu la prima domanda che gli porsi io e mi fu spontanea.

"Sei la prima che me lo chiede." Disse guardandomi negli occhi con una strana lucidità. "Non particolarmente, diciamo che è una tradizione di famiglia: mio padre, mio nonno. All'inizio era molto divertente e mi piaceva sul serio ma ora non più di tanto." Continuò.

Stetti ad ascoltarlo ma iniziava a fare seriamente freddo e l'umidità iniziava a scendere e mi strinsi le braccia.

"Hai freddo?" Mi chiese e non ebbi il tempo di rispondere che si stava già sfilando la giacca.

Sentii un brivido percorrere tutto il mio corpo nel momento in cui mi toccò, chiusi gli occhi e quell'immagine tornò ancora una volta. Una lacrima scese dai miei occhi.

"Sky? Stai bene?"

"Non chi-chiamarmi Sky." Dissi con la voce tremante. E inziai a correre, lasciando cadere la giacca dalle mie spalle, corsi verso casa e le lacrime continuarono a scendere interrotamente.

"Skyline, ti prego, aspetta." Si mise a seguirmi.

Tutto quello che volevo era stare da sola, affondare nel mio fosso, senza trascinare nessun altro.

**

Perché era tutto così complicato? Perché non riusciva più a fidarsi di nessuno?
Viveva perennemente con l'idea di essere sbagliata in quel mondo, e lo era, ma non per colpa sua, per colpa di persone che non sono riuscite ad amarla.
Era semplice e delicata, come un fiore, che alla fine è stato trascurato e pestato.

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Skyline // N.H. [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora