Capitolo 2

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La mattina seguente mi svegliai un po' titubante, feci un incubo quella notte, sarà stata per colpa del cambiamento, non ne ho idea. Erano ormai le 10 a.m. passate, mi inizia a lavare per poi scendere a far colazione. 

<<Posso?>> chiese Anne bussando sulla porta e poi entrando. Rimase sorpresa da tutte le cose che avevo sistemato sulla scrivania, i libri, i cd. 

<<Potrei guardare nell'armadio?>> chiese infine, rivolgendomi un sorriso convincente. A me era indifferente, le risposi con un flebile <<si>>

Anne osservò bene il mio "guardaroba", poi si rivolse verso di me, ovviamente sempre sorridente, e disse <<Ti dispiace se ti porto a fare un po' di compere?>> 

Dato che a me non cambiava niente se continuavo ad avere i miei vestiti o a prenderne dei nuovi, accettai solo per Anne che sembrava volerlo molto, forse per passare del tempo con me, per farmi sentire un po' più a mio agio. Anne fece uno sguardo di ringraziamento, e mi avvisò che tra dici minuti saremmo andate. 

Mi era tutto nuovo, tutto diverso, mai nessuno ha mai fatto tutto ciò per me, mai nessuna famiglia è stata cosi gentile, mai nessuno si fidò di me e iniziai pian piano a fidarmi anche io di Anne.

Eravamo al centro commerciale ormai da un po' e avevo già comprato tante cose, e a me bastavano, anzi erano troppe ma Anne continuava a dire che ero libera di prendere ciò che volevo senza vincoli. 

<<Salve Anne>> un ragazzo mediamente alto salutò Anne venendoci incontro. Il solito biondone dagli occhi azzurri, il principe azzurro. Mi venne da ridere quanto notai che quei capelli erano tinti. 

<<Ciao Niall>> salutò Anne felice di vederlo <<Questa è Skyline, mia figlia.>> rabbrividì quando mi chiamò così, era strano. 

Lui mi guardò e fece cenno con la mano, squadrandomi per una seconda volta dalla testa ai piedi <<L'ho incontrata ieri sera nella camera in cui pensavo stesse Harry>>

<<Oh, dovresti smetterla di entrare dalla finestra, sai che non disturbi>> aggiunse dopo Anne, sorridendogli.

Poco dopo si salutarono, e a me sorse una domanda buffa ma sincera <<Anne posso chiederle se suo figlio è gay? E quel ragazzo sarebbe il suo fidanzato?>>

Anne scoppiò in una sincera risata <<No mio figlio non è gay e quello non è il suo ragazzo, magari lo fosse, non porterebbe a casa una ragazza diversa ogni settimana>> disse finendo di ridere <<Quello lì è il suo miglior amico abita a pochi isolati da noi, si conoscono da quando erano piccoli>> finì il discorso e poi aggiunse <<E Skyline non devi darmi del lei, mi fai sentire vecchia>> sorrisi a quell'affermazione, dopo tanto tempo. 

Tornammo a casa e Anne mi portò anche dal parrucchiere, io le dissi che i miei capelli andavano bene così com'erano ma lei insistette per farmeli spuntare, dato che quel rosso era oramai diventato un arancione decrepito.

A casa mi sistemai tutte le cose nuove nell'armadio e Anne mi disse di mettere da parte le cose più vecchie, che le avremmo portate in chiesa per chi ne è più bisognoso. Questa donna mi sorprende ogni volta sempre di più, ha dei grandissimi valori, ed è un grandissimo potenziale nell'aiutare il prossimo, anche solo con un sorriso.

Ero in camera mia e mi venne voglia di scrivere, mi sentii ispirata, iniziai a scrivere cose senza senso, frasi su frasi, ma solo una mi rimase impressa, una frase di una canzone, che non mi piaceva neanche molto. 'All I wanna be, all I ever wanna be is somebody to you'

La scrissi in mille modi diversi, in mille scritture, con mille sfumature, meno mi piaceva e più continuavo a scriverla, che cosa tremendamente contorta.

Dalla frase passai a disegnare, non riuscii a spiegarmi il mio comportamento, disegnai una figura maschile di spalle col viso leggermente inclinato e il mento marchiato. Stanca di questa situazione strappai il foglio dal mio quaderno e lo buttai all'angolo della stanza, e scesi in cucina che era quasi pronta la cena.

Dopo la cena, aiutai Anne a lavare i piatti, dato che lei è stata così gentile con me io volevo ricambiare in qualche modo, anche se quello fosse il minimo che potessi fare. 

Tornai nella mia camera, mi misi subito a letto, il giorno dopo sarei andata a scuola ed era meglio se avessi dormito un po' più del solito. Mi stavo per addormentare quando qualcuno senza bussare, ribadisco senza bussare, entrò nella mia stanza, rompendo la mia tranquillità.

Feci finta di dormire, ma quando questo invece di andarsene entrò per curiosare nelle mie cose, mi tirai su velocemente e urlai <<Ei tu, cosa stai facendo qui?>>

<<Oh scusami, ti ho svegliata, non volevo.>> oh mamma ancora lui. <<Ciao Sky>> disse lui non dandomi il tempo di rispondere. 

<<Primo non chiamarmi Sky, secondo sparisci.>> dissi con lo sguardo avvelenato, anche se secondo me non lo ha visto dato che è tutto buio.

<<Stai bene?>> mi chiese avvicinandosi al mio letto, ma questo non ha capito che se ne deve andare? 

<<Non te ne deve fregare, ti ho detto di andartene>> a momenti urlavo ero furiosa, feci per alzarmi a chiudere la porta e mandarlo fuori, ma lui non si schiodò. 

<<Ti ho solo chiesto come stai?>> mi disse e a quell'affermazione lo spinsi fuori, stavo per rientrare ma mi prese per un braccio, mi mancò un battito. 

Stava per dire qualcosa ma lo precedetti <<Non toccarmi>> dissi con la voce tremante nel momento in cui sbucò dalla sua stanza Harry. 

<<Dai Horan, lasciala stare. È un tipo strano>> disse con fare superiore, lo fulminai, Niall aveva ancora la presa sul mio braccio, solo in quel momento la mollò. Il mio cuore iniziò a battere di nuovo. 

Rientrai nella mia stanza sbattendo la porta e chiudendola a chiave, scivolai con la schiena lungo la porta fino a terra, e scoppiai in un pianto liberatorio, mi sentii mancare l'aria, quelle scene tornarono ancora una volta, lì, fisse nella mia mente. 



Skyline // N.H. [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora