Capitolo Dodicesimo

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Un grido di dolore proruppe dalla mia gola.
Un grido che mi pareva d'aver generato milioni di volte prima di allora.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo dal corpo di Devon, dai suoi occhi azzurri rivoltati.
Mi inginocchiai accanto a lui, e ciò che notai mi terrorizzò.
Il ragazzo respirava ancora.

-Devon...?- sussurrai. Dalla bocca del ragazzo fuoriuscì un sospiro spezzato. Allora ricordai le sue parole. -Non è morto.-

-È stato condannato a un destino peggiore della morte.- rispose Evan, mesto.
Una rabbia sorda mi pervase, inebriandomi di energia. Il dolore si fece strada nella mia anima, l'ira catturò ogni mia cellula. Un'emozione così pura e forte, antica come l'universo.
Una rabbia ancestrale elettrizzò ogni parte di me, facendomi sentire invincibile e impotente allo stesso tempo.

Qualcosa dentro di me si spezzò.

Chinai la testa e appoggiai le mani sul petto di Devon, bagnandole involontariamente del suo sangue.
Sentii il ragazzo sospirare, in preda all'agonia.
La rabbia mi scorreva nelle vene.
Sentivo la sofferenza di Devon echeggiarmi nella testa.

Non potevo stare lì a guardare, non potevo lasciarlo lì. Non dopo essermi bagnata le mani del suo sangue.

Dovevo porre fine alle sue sofferenze.

Sentii qualcosa premere per... Uscire dalla mia schiena. Più premeva, più la confusione che avevo in testa si diradava, come nebbia.
Sentivo qualcosa lacerarmi la pelle accanto alle scapole.
Soffrii.
Mi voltai, e ciò che vidi non mi sorprese per nulla, stranamente.
Delle grandi ali dalle piume nere fuoriuscivano dalla mia schiena. Ogni volta che sbattevano, un dolore terribile mi attraversava.

Erano spezzate.

La confusione nella mia testa svanì del tutto.

Ecco chi ero, ecco cosa ero. L'Angelo della Morte, figlia della Morte e serva del Tempo.

Le parole che Evan Tyler mi aveva rivolto, dopo il test, acquistavano finalmente senso.

Il ragazzo dai capelli castani era inginocchiato, teneva la testa chinata in segno di rispetto. Era rispetto rivolto a me?
Mi voltai, cercando di riparare il corpo agonizzante di Devon Lancaster dalla pioggia.
Versai molte lacrime, scossa dal dolore.
Piansi, e il mio pianto diede un po' di dignità al miserabile ragazzo a terra. Un ultimo atto di pietà verso una vita spezzata le cui due metà erano tenute dolorosamente insieme da un filo.

-Ave atque vale, Devon Lancaster.- sussurrai, mentre gli occhi del ragazzo si chiudevano e finalmente cessava di respirare.

Sentivo lo sguardo del mio amico su di me, ma non mi importava.
Il mio pensiero andò ad Ael, la mia adorata sorella, a cui avevo dato dell'assassina.
Oh, se solo avessi saputo o capito! Se solo la nebbia nella mia testa di fosse diradata prima! Invece, in quel momento ero lì, abbandonata dall'unica persona di cui mi importava. Probabilmente era morta... Era morta per causa mia! Io le avevo chiesto cosa avesse fatto l'Anziano... Era colpa mia.
Era colpa mia.
Guardai il braccialetto, piangendo. Era tutto ciò che mi restava di lei, della mia Ael.
Mi voltai, sofferente, e mi alzai in piedi.

-Alzati, Evan Tyler.- ordinai, con una voce sorprendentemente ferma. Il ragazzo eseguì, guardandomi con soggezione.
Le ali nere sbattevano, non facevano più così male.
Estrassi l'ascia dal corpo morto del ragazzo, e la tenni tra le mani.
Il sangue con cui era composta la scritta si stava raggrumando. La guardai, disgustata.

-È quello che stiamo facendo, Evan? Stiamo aspettando la Mezzanotte?- chiesi in un sussurro, mentre il ragazzo mi posava una mano sulla spalla.

-La stiamo aspettando, è vero, ma ormai non manca più molto tempo.- rispose, grave. -La progenie della Mezzanotte è qui. La Morte sta arrivando.-

Sorrisi amaramente, pensandoci. Molte cose ancora non mi erano chiare, ma di una cosa ero certa. Sapevo chi ero.

-Arriverà la Morte anche qui, un giorno. La Mezzanotte distruggerà il flusso temporale, e allora sarà troppo tardi. Ma posso prometterti, per quanto valga la mia parola, che combatteremo fino all'ultimo sangue.- esordii.

Sorrisi.

Intorno alle mie mani iniziò a formarsi un alone color pece, che lentamente si estese al resto del corpo. Ero avvolta dalle tenebre, potevo quasi percepire il mio viso pallido brillare in mezzo a quell'oscurità.
Nero. Ecco il colore della mia anima.
Il movimento delle ali non faceva più male.

-Arriverà un giorno in cui la Morte toccherà tutti noi, Evan Tyler. Io stessa sono stata creata dalla sua essenza. Arriverà un giorno in cui l'Angelo della Morte ascenderà al cielo o discenderà all'inferno, con le ali distrutte. Ma adesso sono qui, e combatterò per questo mondo. Per il mio mondo.-

Conficcai l'ascia insanguinata nel terreno, creando con mio stupore delle crepe che tagliavano la terra per chilometri.

-Sto aspettando la Mezzanotte.-



Spazio autrice:
Ciao a tutti! Ecco qui un nuovo capitolo della storia. Spero vivamente che vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate!
Per la frase in latino, significa "ave e addio" (per chi non lo sapesse, ave era un saluto romano. Non credo sia il caso di tradurlo, dato che ormai ha un significato proprio anche in italiano). Ogni volta che metterò citazioni latine (se le metterò) scriverò una nota con la spiegazione a fine capitolo.

Un bacio,

-Reyna.

Midnight: Death is coming.     _Sospesa._Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora