Capitolo 5

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Justin's P.O.V.

"Ti mostrerò un po' la villa e il giardino" la informai alzandomi dalla tavola per prendere il mio mantello rosso; perfettamente sistemato.

Quel mantello era l'unica cosa che riuscii a portare via dal castello di mio padre prima di essere cacciato.
Quel semplice mantello rosso mi ricordava ogni giorno il mio obbiettivo, riprendermi ciò che mi spettava di diritto. Il mio regno.

Facendo un cenno alla ragazza, le ordinai di alzarsi e quando fu vicina a me, le afferrai il suo esile braccio conducendola a passi svelti fuori dalla villa per farle vedere: come prima cosa, il grande giardino.

Senza Mary esso nemmeno esisterebbe.
Fosse per me avrei raso volentieri tutto al suolo lasciando solo terra e fango. A cosa mai poteva servire un giardino? A nulla.

Belle però sembrò meravigliata dai fiori che Mary e Emily avevano deciso di piantare, sotto tortura da parte della prima ovviamente.
Lasciai il suo braccio e la osservai mentre faceva una breve corsetta verso le piante che tanto l'avevano colpita.
Si accovacciò al terreno per toccarli.
Osservai ogni sua mossa con curiosità; sembrava quasi una bambina dal modo in cui si comportava, le pareva tutto così nuovo...
Fu in quel momento che una rotellina nella mia testa si accese.
Avrei potuto sfruttare la sua innocenza a mio vantaggio.
Forse la fortuna non mi aveva voltato completamente le spalle.

Fui bandito dal mio regno per il semplice motivo che non avevo sentimenti o almeno così diceva mio padre prima che facesse la fine che si meritava. Morire.

Avrei solo dovuto dimostrare a tutti che si sbagliavano, che quella era solo una parte della mia adolescenza, una parte che ormai non esisteva più.

Avrei conquistato questa ragazza e sarei ritornato in Francia per regnare come mi spettava di diritto.

"Dove stavi tu non c'erano fiori?" Chiesi cercando in modo alquanto scortese di iniziare una conversazione con la mia "progioniera"

"Certo che si ma erano fiori selvatici, non erano nemmeno lontanamente belli come questi" disse avvicinando il suo volto a uno dei tanti fiori per sentirne l'odore.

"Cos'altro c'era?"
"Avevo degli animali, i miei libri e mio padre" disse l'ultimo con un po di esitazione nella voce.

"Tuo padre è tornato a casa grazie a te, dovresti sentirti importante" affermai assottogliando gli occhi.
"Mio padre" la interruppi subito evitandomi una parte da figlia preoccupata.

"O forse preferivi lasciarlo morire di fame e di sete dentro una cella?" Chiesi fermamente incrociando le braccia al petto in segno di sfida.
La ragazza si girò verso di me distogliendo la sua attenzione dai fiori.
"Siete un uomo crudele" disse iniziando a correre verso il cancello.
Iniziai a scuotere la testa e la seguii camminando con naturalezza sapendo che il cancello era chiuso con un lucchetto e che non sarebbe mai riuscita a scavalcarlo.
Quando la raggiunsi cercava invano di aprire il cancello metallico strattonandolo varie volte senza però ottenere niente.

"Io vi disprezzo" disse togliendo le sue mani dalle sbarre di metallo rinunciando così alla sua folle idea di liberarsi di me.
Nella sua voce era evidente il disprezzo e la rabbia verso di me.
"Non per molto" bisbigliai a me stesso mentre afferrando la sua mano, poco delicatamente, la conducevo verso il portone della mia casa.
"Lasciatemi!" Disse ad alta voce cercando di fermarsi e di allentare la mia presa, invano.
"Lasciatemi ho detto" ribadì iniziando a strattonare la sua mano verso di lei.
"Stai zitta!" Urlai ferocemente riuscendo finalmente ad ottenere il suo silenzio.
"Sai cosa? Darti una camera è stato troppo buono da parte mia, non ti meriti tutto ciò" dissi con voce più calma e controllata di prima.
La ragazza mi fissò negli occhi con paura e timore ma ormai era troppo tardi per i rimorsi.

Belle e il Criminale | Justin Bieber e Selena GomezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora