Ritorno Alla Solitudine & Una Inaspettata Sorpresa

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Il due novembre arrivò troppo presto, e dovetti separarmi di nuovo dal mio amore almeno fino alle feste di Natale. Se avessi mantenuto una media alta, i miei mi avrebbero lasciato partire per le vacanze natalizie e cosi avrei potuto rivederlo ancora una volta prima dell'estate.

Durante la notte al cimitero, io e Lui, avevamo stabilito un legame che andava molto più in la del lato fisico. Lo sentivo come una parte di me, e questa seconda separazione, fu per me tanto dolorosa quanto se mi stessero strappando un braccio o una gamba con violenza. Cominciai a isolarmi dalla mia famiglia e dai miei amici, per passare il tempo in camera studiando e soffrendo senza essere visto. Piansi così tanto che mi sorprendo ancora di non essermi completamente disidratato.

I giorni si succedevano con lentezza, e quei messaggi sul telefono, che prima della notte di halloween, mi erano stati così di conforto, adesso mi facevano solo del male.

Ogni parola scritta in quei messaggi, non faceva altro che riportarmi alla mente che Lui non era più assieme a me e il dolore era insopportabile. Ad aggravare la cosa, c'era che, di tutto quello che sentivo e provavo non potevo parlarne con nessuno, e quindi nessuno mi poteva confortare.

Perdere una persona, è una cosa terribile ma ancora più tremenda è avere la possibilità di stare assieme alla persona che ami, e doverne stare lontano per cause esterne. Il dolore ti lacera dentro, e ti senti come se stessi impazzendo. Non riesci a concentrarti, a dormire, a mangiare, e anche la più piccola cosa, comincia a sembrarti una fatica enorme.

Studiare, era l'unica cosa che mi distraeva dal dolore, perché ogni voto buono era un passo in più verso la felicità, e i miei genitori ne furono talmente entusiasti che ignorarono, almeno in parte, i miei atteggiamenti bruschi e scontrosi.

Non ho mai avuto tanta pazienza in vita mia, ma ricordo perfettamente che avrei preferito morire in quei giorni, piuttosto che aspettare un altro secondo di più. Il tempo scorreva con tale lentezza da sembrarmi eterno, ed ero convinto che l'inferno fosse quello. Non immaginavo che quello fosse niente a confronto di quello che mi aspettava....

***

Novembre, gelido e piovoso, passava lentamente, e tutti si affrettavano a studiare per i compiti in classe, che si sarebbero tenuti da lì a Natale.

Io, me la cavavo benissimo in matematica ma zoppicavo alquanto in latino, così iniziai a studiare assieme alla mia compagna di banco Mari, diminutivo di Maria Rosa, per darci mutuo supporto. Gli sforzi di entrambi ebbero esiti molto positivi, giacché io presi il mio primo nove in latino, e lei un voto altrettanto alto in matematica, cosicché i miei furono obbligati a mantenere la parola data e a comprarmi il biglietto per Roma per passare il Natale a casa del ragazzo dal pianoforte bianco.

Un pomeriggio, stavo studiando, quando il citofono suonò. Era Mari e sembrava alquanto scossa. La invitai a entrare e ci dirigemmo verso camera mia. I miei erano a lavoro e mia sorella era agli allenamenti di pallavolo cosicché eravamo soli in casa. Lei cominciò spiegandomi che aveva detto a sua madre che io ero il suo fidanzato, e che adesso dovevo aiutarla a farle credere che era davvero così.

Io non capivo le ragioni che la avessero spinta a raccontare quella bugia, quindi rifiutai e lei scoppiò in lacrime.

A quel punto, singhiozzando, mi spiegò che aveva salvato nella memoria del suo telefono, il numero di un'altra persona col mio nome, e che sua madre aveva letto un messaggio dal carattere "romantico" e ora era convinta che io e sua figlia avessimo un flirt. Cominciai quindi a chiederle perché aveva dovuto mentire sull'identità del suo misterioso corteggiatore. Era forse più grande o addirittura sposato? Lei scoppiò a piangere più forte, ed io istintivamente la abbracciai nel tentativo di consolarla.

Solo allora, tra lacrime e singhiozzi, mi confidò di avere una storia con una ragazza di un paio d'anni più grande. La notizia mi lasciò attonito. Avevo navigato in rete e chattato abbastanza da sapere che, oltre che io e il ragazzo dal pianoforte bianco, esistevano altre persone che sentivano attrazione per gente del loro stesso sesso, ma non avevo mai immaginato di poter avere una di queste persone, tanto vicina a me.

Mari, era stata mia compagna di classe e di banco, per tutti e tre gli anni delle medie, e quando decidemmo entrambi di frequentare il liceo scientifico, facemmo di tutto per stare ancora in classe assieme, ma mai e poi mai avevo immaginato che avesse tendenze lesbiche, anzi, pensavo addirittura che avesse una cotta segreta per me, visto che mi seguiva da anni come un'ombra.

Mi presi alcuni secondi per assimilare il colpo, e poi scoppiai a ridere come non mi accadeva da lungo tempo ormai. Lei mi guardò con sguardo interrogatorio e solo allora le dissi che, se lei si vedeva con una ragazza, io stavo con un ragazzo dall'estate.

Lei rimase alcuni secondi a bocca aperta, poi pian piano, i bordi delle sue labbra si allargarono, dapprima in un sorriso, e poi in una grassa risata liberatoria tanto e quanto la mia di pochi secondi prima.

Mi chiese subito se il ragazzo in questione fosse "il Romano", ed io confermai così lei rise e disse che lo aveva intuito ma non ne era certa. Mi tempestò di domande sul com'era successo, quando, com'era stato ed io le raccontai tutto per filo e per segno, e solo allora credo che mi resi conto davvero dei momenti romantici che avevo vissuto, del felice che fossi, e di quanto tutto quello che stavo facendo, non era poi così sbagliato come dicevano i dettami della chiesa cattolica.

Fu come se, in tutti quei mesi, avessi accumulato peso nella parte alta del petto così a poco a poco da non accorgermi del peso che ci avevo messo sopra, e finalmente qualcuno mi avesse liberato da quella sensazione di pressione. Avevo qualcuno con cui non dovevo mentire, col quale potevo essere me stesso, con la quale potevo lasciarmi andare, perché sapevo che non solo non mi avrebbe giudicato, ma mi avrebbe anche capito. Qualcuno che avrebbe reso più sopportabili le giornate che mi rimanevano da vivere lontano dal mio Amore.

Quella notte per la prima volta dopo chissà quanto tempo, dormii bene e serenamente riposando finalmente come avevo bisogno. Non avevo più segreti da proteggere, o quantomeno, non dovevo più proteggerli da solo, e mi resi conto di quanto fossi fortunato.... 

Il ragazzo dal pianoforte biancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora