Una Nuova Amicizia & La Telefonata

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Nei giorni a seguire Mara mi tenne aggiornato sulla situazione di Flavio. Venni a sapere che i genitori di Anita erano andati a parlare col suo padre e lo avevano fatto tornare a casa.

Mara, ogni volta che chiedevo di Flavio, insinuava che fossi troppo interessato e in parte era vero, ero molto interessato a lui, ma non nel modo in cui Mara insinuava.

Flavio rappresentava per me una realtà oscura che fino allora avevo conosciuto soltanto attraverso i racconti letti sui giornali. La violenza domestica di quel tipo era totalmente lontana da quella che era allora la mia concezione della vita che m'incuriosiva. Inoltre la fragilità di Flavio mi aveva toccato al punto da farmi sentire impotente non potendo fare niente per aiutarlo, coccolarlo e prendermene cura.

Sapevo che non era amore perché il mio cuore batteva ancora per il ragazzo dal pianoforte bianco, ma erano passati già quattro mesi dall'ultima volta che lo avevo visto e il senso di solitudine mischiato alla voglia di aiutare quell'esserino ferito, rendevano quelle sensazioni molto simili all'innamoramento.

Lo rividi due settimane dopo in un caffè vicino alla stazione in cui Mara mi trascinò. I segni delle percosse erano quasi del tutto spariti e dovevo ammettere che era molto carino. Aveva due occhi azzurri e profondi che ricordavano per il taglio quelli di Sharon Stone e quando sorrideva due piccole fossette si formavano sulle sue guance dandole un aspetto tenero quanto quello di un bebè.

Era simpatico, sorridente e se non lo avessi visto coi miei stessi occhi pieno di lividi e sanguinante, non avrei mai sospettato che fosse una vittima di abusi domestici.

Era alla continua ricerca di contatti fisici a tal punto che in alcune occasioni mi imbarazzava. Trovava sempre una scusa per mettermi il braccio sulle spalle o darmi pacche amichevoli e in quelle volte dove il mio imbarazzo era tanto da costringermi a puntargli gli occhi addosso con tono semi-minaccioso, le sue guance si coloravano improvvisamente di rosso, il suo sguardo si abbassava improvvisamente sul pavimento e cambiava rapidamente argomento con un sorriso buffo sulle labbra.

La sua innocenza nascosta sotto quegli occhi maliziosi mi attraeva. Era per me qualcosa di misterioso come un rebus dentro a un cruciverba al quale puoi accedere solo dopo aver completato un sudoku. Appariva così diverso da come lo avevo visto qualche giorno prima, ferito, fragile e indifeso che mi ispirava grande ammirazione. Inoltre era bello sentirsi desiderato come non mi sentivo gia da molto tempo però quel pensiero istigò in me un gran senso di colpa nei confronti del ragazzo dal pianoforte bianco in modo che misi frettolosamente fine a quell'incontro e tornai verso casa.

Rimasi in camera per ore mentre i pensieri si affollavano frettolosamente nella mia testa fino a che decisi di prendere il telefono e rendere partecipe il mio Amore del tormento interiore che mi perseguiva. Il mio Principe era sempre capace di dirmi la cosa giusta al momento giusto, alleviando così tutte le mie pene e i miei tormenti interiori....

***

Sentire la sua voce al telefono, era per me sempre confortante e annullava qualunque distanza ci separasse.

Era facile esporli tutti i miei timori perché quando non trovavo le parole, Lui le metteva per me. Gli raccontai tutto di quei giorni. Di come avessi conosciuto Flavio di come mi sentii in qualche modo attratto da lui e di come Mara, insisteva che fossi interessato a lui e di quanto la cosa m'infastidisse. Lui si fece una gran risata e la cosa m'infastidì al quanto. Io ero lì che gli raccontavo dei miei timori, di come me mi sentissi in colpa senza aver compiuto davvero qualcosa di cui potevo essere incolpato e Lui se la rideva. Dalla bocca non mi uscì una parola, ma se lo avessi avuto di fronte, sono certo che le mie dita avrebbero cominciato a stringersi sempre più forte attorno al suo collo.

Notando il mio silenzio nervoso, cominciò a spiegarsi. Mi disse che era normale che io mi avvicinassi ad altre persone perché eravamo lontani. Che confidava in me e che sapeva che anche davanti alla tentazione avrei agito sempre nel modo corretto.

Mi disse in oltre che Flavio era un ragazzo fortunato ad avermi conosciuto e che io sarei stato il migliore amico che gli potesse capitare.

Nel sentire quelle parole il mio cuore si sciolse come neve al sole, cancellando la rabbia che mi aveva invaso solo pochi secondi prima e tornò a battere forte come solo mi succedeva quando stavo o parlavo con Lui.

Nessun altro mi faceva sentire così e compresi che i miei timori di quel pomeriggio erano del tutto senza fondamento.

Avrei potuto provare affetto o anche voler bene a Flavio, ma non avrei mai potuto amare né Flavio né nessun altro come amavo il ragazzo dal pianoforte bianco.

Poco dopo cambiammo argomento e discutemmo sulle vacanze di pasqua. Nelle ultime telefonate fatteci ci rendemmo conto che, essendo già andato una volta l'uno in casa dell'altro per quell'anno, i nostri genitori difficilmente avrebbero approvato un secondo viaggio e quindi ci stavamo per rassegnare all'idea di non vederci fino all'estate. A quel punto lui mi chiese se potessi almeno convincere i miei a passare le vacanze di pasqua al mare e un faro di speranza illuminò il mio cuore. Se i miei accettassero di andare tutti insieme al mare per pasqua, come già avevamo fatto anni addietro, e il mio Amore era, la avrei potuto passare un'intera settimana con Lui prima dell'estate e niente al mondo mi avrebbe reso più felice.

Pensai tutta la notte a quale fosse la strategia più adeguata per introdurre l'argomento "Vacanze al mare" ai miei genitori e decisi di trattare l'argomento durante il pranzo del giorno successivo.

Tra fantasie e nuove speranze caddi in un sonno profondo come pochi ne ho avuti nella mia vita...

Il ragazzo dal pianoforte biancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora