Se c'è stato un momento veramente felice nella mia vita, furono quei dieci giorni di vacanza trascorsi a Roma. Fu come avere un assaggio di quello che la vita poteva essere e tutto era meraviglioso. Camminavamo per strada, in pubblico, mano nella mano e quando avevo voglia di baciarlo o Lui aveva voglia di baciare me, lo facevamo senza preoccuparci se qualcuno ci stesse vedendo o di quello che la gente potesse dire o pensare.
La prima mattina che vi trascorsi, fui svegliato dal profumo di caffè e cornetti caldi e, quando aprii gli occhi, Lui era li che mi guardava e mi salutò con un "Buongiorno Amore" prima di darmi un appassionato bacio. La colazione mi fu servita da Lui a letto e poi siamo usciti di casa per farmi visitare la città. Salimmo i gradini di Piazza di spagna, visitammo la Fontana di Trevi dove lanciai una moneta da un euro desiderando ardentemente che tutto quello non finisse mai, ci facemmo fare delle foto assieme a dei finti gladiatori sotto il colosseo, insomma camminai per chilometri e vidi un sacco di cose stupende, ma l'unica cosa che mi importava davvero era vederle con Lui.
Adoravo il modo in cui mi portava di fronte a un monumento e mi raccontava tutta la sua storia, e puntualmente, al termine della spiegazione, lo ringraziavo con un bacio. Tutto era bello, grandioso e maestoso, ed io non mi ero sentito mai così felice.
Nel pomeriggio, dovevamo vederci con alcuni suoi amici della scuola di musica, col quale aveva messo su una garage band e che era ansioso di presentarmi.
Arrivammo intorno alle quattro e mezza del pomeriggio in quello scantinato vecchio e malandato, le cui pareti erano state completamente tappezzate di poster dei Queen e li mi presentò i suoi quattro amici:
Tiziano (voce), Giancarlo ( batteria), Ivan (basso) e Antonio (chitarra).
Al mio arrivo, erano seduti su un vecchio divano guardando MTV e, quando notarono la mia presenza, per alcuni secondi piombò un silenzio tombale. Subito dopo, si alzarono e corsero a salutarmi, come se mi conoscessero da tutta una vita e mi invitarono a sedere tra loro e mi offrirono da bere.
Parlammo di musica, concerti, cantanti e in men che non si dica, ci ritrovammo a suonare e cantare ed io sperai ancora una volta che tutto quello non dovesse finire mai.
Ad un certo punto, Tiziano, si lasciò scappare che era ansioso di conoscermi perché credeva che, la storia del ragazzo dal pianoforte bianco su un fidanzato conosciuto al mare fosse una balla, ed io mi resi conto solo in quel momento, che erano tutti a conoscenza di che tipo di relazione ci fosse tra me e Lui, e la cosa, mi sconvolse alquanto. Il mio Lui, notando il tormento interiore celato dietro ai miei occhi, si affrettò a dirmi di non preoccuparmi, perché ero tra amici.
Saltò fuori, che anche Tiziano era gay e, come me, non lo aveva ancora detto ai suoi, mentre gli altri tre erano attratti dal sesso gentile, ed erano ansiosi di trovarsi una ragazza.
La conversazione fu tranquilla, l'atmosfera era rilassata, e mi resi conto, probabilmente per la prima volta fino ad allora, che non c'era niente di sbagliato in quello che stavo facendo. Nessuno sceglieva di chi innamorarsi, e poi come poteva l'Amore essere sbagliato? Inoltre la conversazione avuta con quei ragazzi mi aprì gli occhi anche riguardo ad un'altra questione: la sessualità era una cosa privata, e la vita privata è privata e punto, quindi spettava solo a me decidere a chi confidare le mie tendenze e non era una cosa sbagliata non dire niente a riguardo perché è una cosa intima, e quindi non dovevo sentirmi in colpa per nasconderlo ai mie.
Mi sembrava, di essere finito in una realtà parallela dove tutto era più bello e migliore rispetto alla mia.
Nella mia realtà infatti, non avevo un gruppo di amici pronti ad appoggiarmi, piuttosto mi avrebbero deriso e umiliato se l'avessero scoperto, e mia madre non sarebbe stata tanto comprensiva alla notizia come lo era invece la madre del ragazzo dal pianoforte bianco e questo mi fece provare un po di invidia, eppure capii per la prima volta, che forse un giorno, anche io avrei potuto avere tutto quello, e che forse in futuro, la gente mi avrebbe accettato per quello che sono senza preoccuparsi di chi mi porto a letto, e continuo a sperare che quel giorno arrivi presto...
***
In casa io mi trattenevo di più dalle effusioni, perché comunque la presenza di Sua madre m'intimidiva, nonostante fosse una donna aperta, straordinaria e capace soprattutto di ascoltare.
Un giorno ci sedemmo sul divano del soggiorno, e ci facemmo una lunga chiacchierata sul come stessi vivendo la situazione con i miei.
Le spiegai che mi sentivo molto in colpa per aver mentito a mio padre, ma che ero terrorizzato dalla reazione che avrebbero potuto avere. Temevo che mia madre mi avrebbe ucciso, e che mio padre non mi avrebbe più parlato. Inoltre, sopra ogni cosa, temevo che non mi avrebbero più permesso di vedere Lui, ed era già abbastanza insopportabile essere costretto a stare per così tanto tempo senza vederlo che l'idea di non poterlo vedere mai più mi avrebbe ucciso.
Lei mi prese una mano tra le sue e, guardandomi negli occhi con la stessa intensità con cui lo faceva suo figlio, mi disse che la mia situazione non era facile e che probabilmente lo sarebbe stata sempre meno.
Mi disse che lì fuori avrei incontrato tante persone che avrebbero ostacolato il mio cammino e che poche sarebbero state le persone che mi avrebbero aiutato. Nella maggior parte dei casi sarei stato da solo e avrei dovuto affrontare i problemi contando solo sulle mie forze. Poi aggiunse che non dovevo demordere, perché le cose che rendono la vita degna di essere vissuta, sono le cose che otteniamo lottando con tutte le nostre forze e che non dovevo permettere a nessuno di cambiare quello che sono, perché la perfezione è semplicemente spontaneità ed io ero perfetto così com'ero, e se ero così, è perché cosi, era scritto.
Mi baciò sulla fronte e si allontanò verso la cucina lasciandomi immerso nei miei pensieri. Dopo tutto quel tempo sentendomi sbagliato, era un sollievo sentire qualcuno dire che non c'era nulla di sbagliato in me, e che se qualcuno diceva il contrario era questo qualcuno che sbagliava.
Mi sentii rasserenato, nel giusto, e compresi infine che la vita è gia complicata e che, se nascondendo una verità che gli altri potrebbero non comprendere avrei potuto evitarmi inutili problemi, tacere era effettivamente la cosa giusta da fare.
Ancora una volta, mi sentii come se un grosso peso mi fosse stato tolto dal petto e l'unica cosa che desideravo in quel momento era stare tra le braccia del mio amore perché il tempo passava e ben presto l'incantesimo che rendeva reale quella sorta di racconto delle fiabe avrebbe esaurito il suo effetto ed io mi sarei ritrovato solo ad affrontare un mondo che si prospettava tetro e oscuro all'orizzonte....
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Il ragazzo dal pianoforte bianco
RomantikNella vita ci sono poche storie che ti cambiano e per me questa è stata una di esse. Ha cambiato il mio modo di vedere il mondo e spero abbia lo stesso effetto su di voi. STORIA VERA, NON MIA E CON TEMATICA OMOSESSUALE. IO MI LIMITO A RICOPIARE CIÒ...