Una Magica Notte & Il Ritorno A Casa

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Le vacanze Natalizie stavano per terminare e ben presto l'incanto sarebbe finito. Mi sentivo come Cenerentola scappando dai rintocchi delle campane che annunciavano la mezzanotte e la fine di un sogno eppure mi sentivo sicuro che, come nelle fiabe, anche la mia storia avrebbe avuto un lieto fine.

Tutti gli anni, per Natale, io e mio padre avevamo una tradizione tutta nostra che consisteva nell'andare assieme a vedere un film al cinema. Assieme a lui ho visto da i grandi classici Disney quali Pocahontas, La bella e la bestia fino a film fantasy per famiglie come ET e La Storia Infinita. Quel natale purtroppo la tradizione fu interrotta e la cosa mi rattristò un po, così proposi al ragazzo dal pianoforte bianco di andare al cine assieme.

Vedemmo Fantasia 2000, film che Lui apprezzò molto essendo un gran amante della musica classica e che a me divertì particolarmente per gli ippopotami ballerini. Ammetto di non ricordare molto del film in quanto la mia mente era occupata da miliardi di pensieri che scorrevano ancor piu rapide delle diapositive della pellicola. Entro poche ore avrei dovuto andarmene e sarebbero passati almeno tre mesi prima di rivederlo eppure non mi sentivo angosciato come l'ultima volta.

I ricordi che mi avrebbero accompagnato nel ritorno a casa e i progetti fatti per il futuro, sarebbero bastati a rendere più sopportabile la Sua mancanza.

Nelle notti trascorse tra le sue braccia, spesso nell'oscurità avevamo parlato di quando avremmo potuto stare assieme senza doverci lasciare più. Se avessi mantenuto una media scolastica alta, i miei non avrebbero potuto fare alcuna opposizione nel mandarmi a studiare nella capitale, ed una volta entrato all'università, non mi sarei più separato dalla persona che aveva conquistato il mio cuore e, benche mancassero ancora cinque anni prima che quel sogno potesse realizzarsi, tutto mi sembrava possibile e realizzabile, ed ogni ostacolo poteva essere superato.

L'ultima notte a Roma, sua madre uscì con delle sue amiche, ed io e Lui restammo soli in casa.

Alla tele davano una di quelle commedie romantiche che trasmettono tutti i natali ed io e lui eravamo accoccolati sul divano.

Lui mi teneva stretto respirando il profumo dei miei capelli e baciandoli di quando in quando. Non arrivammo nemmeno a metà film quando cominciammo a baciarci in modo intenso. Ad ogni bacio, avrei voluto divorarlo per poter portare con me le sue labbra, il suo odore, persino il sapore della sua saliva.

Facemmo l'amore sul tappeto del salone per la prima volta in modo completo e versatili in tutto, e per me fu la prima volta in assoluto. Lui mi disse in seguito che era stata la prima volta anche per lui, ma ne ho sempre dubitato visto che mi sembrava che sapeva molto bene quello che faceva.

Dicono che il sesso fatto con amore sia il migliore, ed anche per me è stato cosi, ma non tanto per il sentimento d'amore in se, quanto per il desiderio quasi animale che provavo per Lui. Volevo sentirlo dentro di me, toccarlo, leccarlo, baciarlo, tutto mi veniva naturale e mi sentivo così sicuro e protetto che le paure tipiche e i timori che molti avrebbero in quella situazione come per esempio la paura di fare una brutta figura, non sfiorarono nemmeno la mia mente.

Sentivo dentro un bisogno che definirei primordiale di lui, ogni centimetro del suo corpo mi attraeva, ai miei occhi nulla era più perfetto, nulla mi schifava, sentivo solo puro e semplice desiderio .

Mi addormentai stremato con la testa appoggiata sul suo petto mentre i battiti del suo cuore battevano il ritmo di una melodia prodotta dal suo semplice respirare che sembrava musica alle mie orecchie.

Lo amavo e, probabilmente, sempre lo amerò........

***

Ancora una volta, dovetti separarmi dal mio amore perché le vacanze erano finite e le lacrime si sprecarono.

Durante il viaggio in treno verso casa, in più occasioni i ricordi dei giorni appena trascorsi mi costrinsero a piangere, per il senso di nostalgia, abbandono, solitudine, eppure non stavo male come le volte passate.

Mi ero abituato a quelle separazioni e ogni volta i rincontri erano più belli ed emozionanti, e inoltre morivo dalla voglia di tornare a casa e raccontare a Mara tutto quello che era successo.

Il pensiero di ritrovare Mara a casa, era confortante e rendeva le cose meno cupe inoltre ogni volta che ripensavo a quell'ultima notte trascorsa a Roma, le mie guance non potevano evitare di colorarsi di rosso e di sollevarsi mostrando un sorriso ebete.

Definitivamente non ero più vergine e, come capita alla maggior parte dei ragazzi, avrei voluto gridarlo ai quattro venti.

Era stato meglio di un sogno, e la canzone che avevamo di sottofondo era stata insuperabile: "Dove le canzoni si avverano" dei Matia Bazar. Ed io mi ero sentito, esattamente come in quella canzone, in un posto, dove le speranze non si perdono e dove i nostri sogni non s'infrangono. Avevo visto il paradiso, vi ero entrato come un semplice mortale e ne ero uscito come un angelo. Mi sentivo distinto, felice, innamorato, avevo più consapevolezza di me e tutto questo superava la tristezza della separazione.

Lui mi mancava già, eppure mi sembrava ancora di sentire il sapore delle sue labbra nella bocca, il calore del suo respiro sul collo.

I ricordi di quella notte sono cosi vividi nella memoria esattamente come lo furono durante quel viaggio. Ricordavo perfettamente il dolore e il senso di fastidio provato al principio subito prima del mio totale abbandono a lui per il puro piacere di soddisfarlo il quale aveva fatto sparire immediatamente il precedente dolore e aveva reso tutto bello, intenso ed emozionane oltre che infinitamente piacevole.

Ancora oggi, quando riascolto quella canzone, rivivo quelle stesse emozioni con la stessa forza e intensità, anche se dopo, quasi sempre, sono accompagnate dal dolore di altri ricordi che vi si sono sovrapposti. Eppure, malgrado il dolore, continuo ad ascoltare quella canzone come ne ascolto molte altre che per me hanno avuto un significato, forse perché il conforto di quei ricordi belli è più forte, oppure per semplice masochismo oppure semplicemente perché c'è di peggio al dolore, ed è l'oblio ed io non voglio ne, posso dimenticare.

I suoi amici, ai quali ero sembrato simpatico, mi fecero anche un regalo improvvisato ma che in assoluto fu il più bel regalo che avessi ricevuto: un cd con tutte le basi delle mie canzoni preferite, alla mia tonalità e suonate da loro. Le ascoltai tutte durante il viaggio e questo fece scorrere il tempo più in fretta.

Quel viaggio mi aveva cambiato. Non era un cambiamento fisico, se e interno. Ero pronto ad affrontare tutto quella che mi veniva contro, perché sapevo che alla fine avrei rivisto il mio amore e tutto il resto sarebbe sparito....

Il ragazzo dal pianoforte biancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora